La storia di una formula
Porcellana di Maria Enea, edito da Zerounoundici, è il romanzo finalista al concorso 1 Giallo x 1000. La storia è intricante, e ruota tutta attorno al mistero della formula segreta della porcellana. La vicenda è ambientata a Dresda nel 1707 ma si sviluppa su un secondo piano temporale con un altro racconto, quello della giovane alchimista Osmolinda e della sua vita. Osmolinda è una scienziata, una donna forte ed emancipata, avanti rispetto ai suoi tempi. L’autrice, Maria Enea, attraverso la storia della sua eroina vuole dare dignità a tutte le donne che nei secoli hanno sviluppato grande abilità e talento in numerose discipline, e che non sono state mai valorizzate né riconosciute.
Maria Enea insegna italiano e latino a Palermo ed è anche autrice della silloge “Sale e cioccolato”. Ama la scrittura e tutto ciò che è antico. La porcellana poi è un’altra sua grande passione. Come ci ha raccontato lei stessa, tutto è partito proprio dallo studio della porcellana. Sono iniziate le ricerche sull’argomento, poi la fantasia e l’abilità della scrittrice hanno fatto il resto, ed è nato Porcellana
Abbiamo avuto il piacere di fare una breve chiacchierata con l’autrice sulle sue passioni, sul romanzo ma anche su alcuni temi importanti che riguardano il riconoscimento delle capacità scientifiche ed artistiche delle donne nei secoli.
Porcellana di Maria Enea: intervista all’autrice
Porcellana è il suo secondo lavoro letterario. Come è approdata alla storia alchemica di Osmolinda? C’è stato un evento, un’informazione che ha catturato la tua attenzione e che l’ha spinta a scrivere su questo argomento?
Porcellana” è la diretta conseguenza del mio amore per l’archeologia, per la cultura materiale dei popoli antichi. Ho anche partecipato, negli anni universitari, a lavori di ricerca e a scavi archeologici. Ho studiato bene la ceramica greca e le sue forme. E un giorno ho iniziato a chiedermi come sia nata la porcellana, che ha caratteristiche molto diverse dalla ceramica. Mi si è aperto un mondo. Un mondo affascinante e misterioso, in cui l’intrigo è la norma.
Aveva già scritto il romanzo quando ha deciso di partecipare a 1 Giallo x 1000?
Sì, da molti anni. Ho scritto il romanzo tra il 2009 e il 2010. Non avendo capito ancora nulla del mondo dell’editoria, ne inviai una copia cartacea solo a una casa editrice big, da cui non ho mai ricevuto risposta. Ci rimasi malissimo e accantonai il romanzo. Per fortuna non mi sono scoraggiata e ho continuato a scrivere. Poi, durante il lockdown, ho inviato il romanzo alla casa editrice Zerounoundici. Mi hanno subito fatto il contratto di pubblicazione e mi hanno mandato in finale al concorso 1 Giallox 1000 che è ancora in corso.
Per la creazione del suo personaggio Osmolinda a chi si è ispirata? Ha attinto da altri personaggi storici, da persone realmente conosciute oppure è una figura di pura fantasia?
Osmolinda è una figura di fantasia, che ho voluto inserire nella vicenda come risarcimento morale per i danni morali e materiali subiti dalle donne nei secoli.
Porcellana è un romanzo storico. Quanto tempo ha impiegato per lo studio e la ricerca del materiale? E per mettere in piedi l’intera storia?
La stesura e la ricerca hanno richiesto quasi due anni di lavoro. Fare ricerca in campo alchemico è impresa titanica. L’alchimia è una scienza iniziatica, filosofica, magica. Si sa poco di essa. Ogni alchimista ogni anno compie la Grande Opera Alchemica, che dura quaranta giorni e passa attraverso tre fasi, l’Opera al nero, al rosso e al bianco. L’esito finale dovrebbe essere la Pietra Filosofale, da cui nasce l’Elisir di lunga vita. Ma componenti ed esiti di questo processo sono sfuggenti. Scrivere “Porcellana” è stata una fatica. Spero che chi lo legge se ne accorga.
In più di un intervento, lei specifica di avere qualche sospetto circa il riconoscimento delle donne nella scienza e nell’arte. Ci può spiegare meglio cosa intende anche in relazione al personaggio di Osmolinda?
Il lavoro alchemico si svolgeva in officine per lo più domestiche. Possibile che nessuna donna abbia mai provato anche una semplice curiosità verso qualcosa che avveniva sotto il loro stesso tetto? L’antichità ci ha trasmesso il nome di donna alchimiste, Maria la Giudea, vissuta ad Alessandria d’Egitto, ma anche Teosebia, Panunzia. Sappiamo anche che Flamel, che riuscì a ottenere la Pietra Filosofale, nel suo lavoro era supportato dalla moglie, Pernelle. Sappiamo che Artemisia Gentileschi fu autrice di quadri firmati dal padre. Ogni tanto, in vari campi del sapere, trapela alla chetichella il nome di una donna. Mi pare che sia abbastanza per diventare sospettosi. Sfruttate, maltrattate, trattate come oggetti, escluse dal sistema dell’istruzione, se ce n’era uno, e anche derubate delle opere del loro intelletto, qualora fossero colte: questa è la mia ipotesi sulla storia delle donne nel periodo storico 400- 1800.
In Porcellana lei si confronta con un genere diverso rispetto alla Silloge “Sale e cioccolato”. Ha incontrato difficoltà nel rapportarsi a questo genere? Se sì, quali?
In realtà io passo dalla poesia alla prosa in continuazione, quindi per me è normale passare da un genere all’altro.
Ho chiesto a molti scrittori di parlarmi delle loro abitudini di scrittura. Per Porcellana, lei aveva già in mente la storia e ha realizzato una sorta di scaletta per non perdersi, oppure ha dato libero sfogo alla penna e alla fantasia e poi ha provveduto a riordinare il tutto?
Il romanzo storico non è opera di fantasia, quindi bisogna fissare dei punti ben precisi e rigorosi. Poi, all’interno, ci si può muovere con libertà, per raccontare, dei vari personaggi, quello che spesso i libri storici non dicono.