La vergogna del crollo della Domus del Gladiatore dovuta alla mancata manutenzione del sito archeologico non sfiora il governo e le istituzioni che aprono il balletto delle responsabilità. Intanto, la magistratura apre un indagine.
L’Ana, Associazione Nazionale Archeologi, esprime “rabbia e sconcerto” per il crollo nel sito archeologico di Pompei. Questo di Pompei é l’ennesima ferita subita dal patrimonio archeologico italiano in pochi mesi. E’ una ferita insanabile al sito archeologico più importante del mondo. Cose denunciate da tempo:l’incuria e la mancata manutenzione ordinaria del patrimonio archeologico provocano danni irreparabili come questo. Intanto,la Guardia di Finanza aveva bussato, solo qualche giorno fa, negli uffici della Soprintendenza di Pompei, per acquisire atti relativi alla gestione degli ultimi ventiquattro mesi di vita dell´area archeologica. “Dopo il crollo della Domus del gladiatore, è doveroso da parte nostra aprire un fascicolo e cercare di capire cosa sia successo” – ha spiegato il procuratore capo di Torre Annunziata, Diego Marmo. La Procura del vesuviano comincia a dipanare il giallo sul crollo che fa indignare il mondo. Un´istruttoria che per ora andrà in parallelo con le altre due, aperte ad agosto e centrate – rispettivamente – su presunte anomalie nella gestione degli Scavi ad opera della Protezione civile; e sulle condizioni del sito archeologico e le modalità dei lavori di restauro in corso. E il governo? Ecco cosa ha dichiarato il ministro alla Cultura Bondi: “Quanto é accaduto ripropone la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che é necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico artistico di cui disponiamo. Spero che questa vicenda non alimenti polemiche sterili e strumentali”. Giusto, niente polemiche strumentali. Basti ricordare al ministro che i tagli alle risorse li ha fatti lui e il governo; questo governo che con più atti ha sempre dimostrato di essere molto “sensibile” alle risorse culturali del nostro Paese: distruggendole ad una ad una.