Le tecnologie spaziali possono essere efficacemente impiegate per la tutela del verde negli ecosistemi più fragili. Lo conferma uno studio scientifico condotto recentemente negli Stati Uniti e sostenuto da U.S. Fish and Wildlife Service,Utah Agricultural Experiment Station e Utah State University Ecology Center.
Come è noto, la frammentazione e, nei casi più gravi, la perdita della propria nicchia ecologica costituiscono un binomio che per molte piante equivale al rischio di estinzione.
La situazione, dovuta alla crescita eccessiva di molte attività umane ad alto impatto ambientale, è diventata critica in molte aree della Terra, tra cui gli Stati Uniti dove la lista delle specie botaniche in pericolo ha raggiunto il primato negativo di oltre 700 tipologie di pianta.
Al centro della ricerca citata (l’articolo “Modeling Rare Endemic Shrub Habitat in the Uinta Basin Using Soil, Spectral, and Topographic Data” è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica della Soil Science Society of America) vi è laSchoenocrambe suffrutescens – nota con il nome comune di “shrubby reed-mustard”.
Si tratta di una pianta diffusa nell’area nordorientale dello Utah, interessata da un forte sviluppo dell’attività estrattiva di petrolio e gas naturale e dal conseguente potenziamento delle infrastrutture. Tutto ciò ha avuto un impatto negativo sull’habitat della pianta che è stato frammentato, esponendola quindi al rischio di estinguersi.
Per gli studiosi che si sono dedicati alla reed-mustard la prima sfida è stata individuare le zone dove la pianta cresce ed è questo punto che le tecnologie spaziali entrano in gioco. L’Università dello Utah ha elaborato un modello informatico che combina immagini e dati da satellite per determinare le aree di crescita e identificare nuovi, potenziali habitat per questa specie botanica.
Sono soprattutto i dati relativi al suolo a risultare utili per i ricercatori, che da mappe satellitari e database digitali hanno potuto ricavare informazioni su larga scala, specie sui colori differenti dei terreni.
Oltre a questi elementi, gli esperti hanno utilizzato anche dati dal sistema GPS per caratterizzare le aree dove la reed-mustard cresceva. E’ stato così riscontrato che la Schoenocrambe suffrutescens attecchisce solo su suoli chiari, costituiti da argillite in un’unica formazione rocciosa, mentre non è presente su terreni più scuri, composti di arenaria.
L’utilizzo di tecnologia spaziale è stato quindi un valido supporto per i ricercatori, che non sempre hanno potuto condurre attività sul campo in quanto la pianta spesso cresce in zone impervie.
L’esperimento ha raggiunto un’accuratezza nel monitoraggio dei terreni pari a circa il 70% e costituisce un precedente importante per le istituzioni che gestiscono il territorio e per tutelare altre specie vegetali in pericolo.