In origine fu edonismo, o egocentrismo, o solo soddisfazione di un ego smisurato; sta di fatto che i social sono divenuti parte integrante e battistrada dell’azione di personaggi politici di ogni livello, specie in Italia.
Dai risultati ottenuti grazie all’utilizzo del nuovo tool Instagram Analytics, emerge che, per il momento, sono molto pochi i politici di rilevanza nazionale che usano questo strumento per raccontare le proprie giornate ai cittadini.
Il successo di Silvo Berlusconi è stato molto rapido: circa 29.000 follower in soli 10 giorni con un conseguente alto livello di interazioni. Merito soprattutto di alcune foto pubblicate. Quella che riceve più like e commenti lo ritrae col cagnolino Dudù (ben 2.600 interazioni). Seguono una foto virata in bianco e nero e un’altra che ritrae il Leader di Forza Italia in un momento di relax nella sua casa.
Facile concludere che sarebbe auspicabile che oltre l’immagine si curasse anche il costrutto, sarebbe di sicuro molto apprezzato. Quei dati, però, vanno letti asetticamente e al netto delle simpatie/antipatie; dal punto di vista della comunicazione pura e dell’attecchimento della strategia di comunicazione usata da questi personaggi politici. Risulta chiaro che le risposte popolari alle sollecitazioni politiche delineano fortemente anche l’humus del Paese. E’ il caso che a meditare e fornirci una chiave di lettura adeguata siano i politologi, e non solo dopo una tornata elettorale quando tutto è distorto e il giochino delle contrapposizioni è palese. Ritorno quindi all’amletico dilemma dell’essere o dell’apparire? No, qui ci si gioca molto di più. I social sono, per dirla alla Chomsky, vere e proprie armi di distrazione di massa e oggi – purtroppo – vince chi le usa meglio.