Il poeta che andiamo ad intervistare è Antonio Spagnuolo, nato nel 1931 a Napoli, dove vive. Di poesia ha pubblicato: Ore del tempo perduto (Intelisano, 1953); Rintocchi nel cielo (Ofiria, 1954); Erba sul muro (Iride, 1965); Poesie 74 (SEN, 1974); Affinità imperfette (SEN, 1978); I diritti senza nome (id.); Angolo artificiale (SEN, 1979); Graffito controluce (id., 1980); Ingresso bianco (Glaux, 1983); Le stanze (Glaux, 1983); Fogli dal calendario (Tam-Tam, 1984); Candida (Guida, 1985); Dieci poesie d’amore e una prova d’autore (Altri Termini, 1987 – Premio Venezia); Infibul/azione (Hetea, 1988); Il tempo scalzato (All’Antico Mercato Saraceno, 1989); L’intimo piacere di svestirsi (L’Assedio della poesia, 1992); Il gesto – le camelie (All’antico mercato Saraceno, 1992 – Premio Spallicci); Dietro il restauro (Ripostes, 1993 – Premio Minturnae); Attese (Porto Franco, 1994, con illustrazioni di Aligi Sassu); Io ti inseguirò. Venticinque poesie intorno alla Croce (Luciano Editore, 1999); Rapinando alfabeti (L’assedio della poesia); Corruptions (Gradiva Pubblications, 2004 – bilingue – trad. L. Bonaffini); Per lembi (Manni, 2004); Fugacità del tempo (Lietocolle, 2007); Ultime chimere (L’Arca Felice, 2008); Fratture da comporre (Kairòs, 2009); Misure del timore – 1985-2010 (Kairòs, 2011); Il senso della possibilità (Kairòs, 2013); Oltre lo smeriglio (Kairos, 2014); Non ritorni (Robin, 2016); Canzoniere dell’assenza (Kairos, 2018). Ha scritto anche alcuni volumi in prosa: Monica ed altri (racconti, SEN, 1980); Pausa di sghembo (romanzo, Ripostes, 1994); Un sogno nel bagaglio (romanzo, Manni, 2006); La mia amica Morèl (racconti, Kairòs, 2008). Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna on line “poetrydream”.
Come ti sei avvicinato alla poesia?
Ti sembrerà un gioco strano ma sin dalla tenera età, nell’età scolare, mi sono ritrovato a pensare in endecasillabi, agganciato ad una musicalità che mi stupiva. Mi appariva eccitante riuscire a declamare ai miei genitori rime da fanciullo. Poi ho avvicinato, negli anni del ginnasio e del liceo, i grandi soliti poeti che la scuola ci propone. Il D’Annunzio divenne allora per me immediatamente un autore che mi ammaliò e che mandavo a memoria con semplicità. Ti confesso che fu alquanto difficile scegliere quindi il percorso di studi universitari, tra medicina, che sentivo nella mia fisicità perché mio padre era medico, e lettere, che appariva come meta agognata.
C’è stato qualcuno che devi ringraziare per averti dato, che so, dei consigli di come muoverti nel mondo letterario?
Purtroppo i miei primi passi da poeta dilettante sono stati alquanto difficili perché non ho incontrato personaggi che mi abbiano aiutato. Al tempo tutti erano chiusi nel proprio orticello di vanagloria. Soltanto nel 1965 finalmente ho avvicinato Mario Pomilio, che divenne mio paziente. Egli per primo ebbe il calore dell’amico ben disposto e scrisse la bellissima prefazione al mio volume “Candida”, che mi aprì improvvisamente le porte della “Storia delle letteratura italiana”.
Quali programmi hai in cantiere?
Il mio cantiere è in continua elaborazione, perché sono quotidianamente impegnato con il mio blog “Poetrydream” (http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com) dedicato alla poesia dei contemporanei, nel quale ospito alcuni giovani e preparo schede di segnalazione volumi di poesia. Inoltre cerco di realizzare nuovi testi approfondendo con pazienza la ricerca della “parola”.
La tua scrittura segue delle linee o delle correnti culturali specifiche?
Non ho mai voluto seguire una particolare corrente, o un particolare gioco di scrittura, perché penso che ognuno debba creare, se ci riesce, il proprio mondo culturale, offrendo di volta in volta il meglio della propria poesia.
Come vivi la cultura, la poesia, nella tua città, nella tua vita? Trovi difficoltà e quali?
Bellissima domanda e provocatoria nel giusto peso! Nemo profeta in patria! Credo sia ancora oggi valido. Infatti il mio nome gira in tutta Italia e all’estero, meno che in Napoli. Purtroppo, in questi ultimi anni specialmente, si sono coagulate delle sette, in città ed in provincia, che accentrano pseudo poeti tra premi e riviste, e che giocano sul do ut des, con il beneplacito di un professore già titolare di cattedra e la poca accortezza di alcuni piccoli editori. Basta leggere in questi giorni i finalisti di un premio per comprendere come svolgono le cernite.
Hai mai partecipato a premi letterari? Che opinione hai di essi?
La risposta è in parte contenuta nella precedente. Ho partecipato a diversi premi di poesia negli anni passati, ottenendo spesso il primo premio con i miei volumi. Ma erano Giurie degne di rispetto e preparate veramente alla lettura dei testi. Ora vedo con rammarico che è caduto il valore dell’agone. Adesso anche i grandi premi spudoratamente si aprono alla scelta di nomi noti tra calciatori, divi della televisione, giornalisti affermati, nipoti di prelati, arruffapopolo politici, perché devono vendere a tutti i costi, tralasciando il valore intrinseco dell’opera.
Oggi, con la crisi dell’editoria, pubblicare un volume non è semplice: le grandi case editrici non ti filano se non sei legato politicamente o a risorse economiche, e le piccole ti chiedono contributi economici, spesso esosi. Per non parlare poi della poesia che, seppur prolificante, è rinchiusa in “cripte” elitarie. Hai riscontrato difficoltà editoriali durante il tuo percorso, e se sì, per quali motivi?
Proprio oggi è l’annuncio che Einaudi pubblica le poesie di Eugenio Scalfari, che a quanto pare, da alcuni interventi che ho letto, ha scritto poesie di poco conto! Come accettare le difficoltà che s’incontrano per pubblicare un volume di poesie? Io ho accetto passivamente, ma devo dire che non mi lamento, perché i miei libri di poesia sono andati in giro abbastanza bene.
Se dovessi paragonare la tua poesia ad un poeta famoso, a chi la paragoneresti? Quale affinità elettive ci trovi con la tua poesia?
Devo riferirmi ad una risposta precedente, nella quale sottolineavo il mio tentativo di non agganciarmi a nessun autore precedente. Volendo paragonare la mia poesia attuale ad qualche autore famoso mi permetto di accostarmi timidamente al grande Pablo Neruda.
Un tempo, nemmeno troppo lontano, la poesia riusciva ad attirare case editrici e giornali con la famosa “terza pagina”. Secondo te perché la poesia negli ultimi anni non riesce ad affermarsi?
Credo che sia soltanto questione di educazione culturale delle nuove generazioni, sempre più lontane dalla scrittura elevata, sempre più avviliti della nullità dei telefonini, sempre più vuoti nella ricerca della parola. Ciò è da addebitare ai genitori poco maturi e alla scuola che accetta insegnanti scarsamente preparati. La “Terza pagina” è soltanto un bel ricordo dei quotidiani della nostra gioventù.
Cosa si può fare affinché si riaffermi?
Non ho potere in merito. Se avessi soldi e seguaci darei vita ad un periodico che contenga pagine di poesia, severamente selezionate. Ora non credo che i quotidiani possano riproporre la terza pagina, anche se “Il Mattino” pubblica di tanto in tanto una rubrica intitolata “Il divano” nella quale il caro Silvio Perrella presenta una poesia e la commenta. Segno che poi qualcuno ancora ama questo genere!
Cosa pensi dei libri digitali? Possono competere con l’editoria tradizionale, cioè con quella cartacea e perché?
Credo e spero che il libro di carta non muoia mai, perché leggere al video del computer è oltremodo stancante e non registrabile. La competizione tra digitale e, però, è molto avvincente, perché la diffusione in internet è inarrestabile. La comunicazione è in tempo reale e i fruitori possono scegliere con grande rapidità
Qual è il tuo rapporto con la politica?
Io sono stato sempre lontano dalla politica, perché sono un uomo di pace e di serenità. Purtroppo le occasioni di tuffami in politica ci sono anche state, ma rimango fuori perché il mondo dei politici è un mondo di elementi sempre pronti ad azzuffarsi. In special modo ai giorni nostri, perché gli ideali sono tutti caduti, e gli onorevoli sono quasi tutti uomini che della cultura politica elevata non ne capiscono un tubo.
Oltre alla poesia, di cosa ti occupi?
Alla mia veneranda età non posso occuparmi d’altro. Sono felicemente in pensione come medico da oltre dieci anni, ma ancora sogno di scrivere ricette e terapie varie.
Qual è la tua ultima fatica editoriale? Puoi parlarcene?
Attualmente sono impegnato nella distribuzione ed avventura dell’ultimo mio volume “Istanti o frenesie”, edito da Punto a capo, con postfazione di Ivan Fedeli. Un volume che è stato fortunatamente apprezzato da molti critici e che spero sia bene accolto anche da un pubblico di affezionati miei lettori. Cosa in cantiere? Oltre alle nuove poesie inedite accarezzavo l’idea di preparare un volume con tutti i miei interventi critici, tra prefazioni e recensioni, molto ricco. Ma troverò un editore?