Il poeta che andiamo ad intervistare è Dario Zumkeller, nato a Napoli nel 1983 dove vive e lavora. Nel 1998 si classifica terzo al Premio Nazionale di Poesia “Salvatore Cerino” organizzato dal Salotto Cerino di Napoli. Si laurea nel 2007 in Sociologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel biennio 2008-2009 frequenta il Laboratorio di Poesia della Dante Alighieri organizzato da Enrico Fagnano. Ha vissuto all’estero per alcuni anni partecipando a diversi poetry reading, in particolare, in Irlanda al “The Dock” Theatre e in Scozia, al “Poetry Book and Beans” di Aberdeen, dove tra l’altro consegue il master in ricerca sociale nel 2013. Alcune poesie sono presenti nell’antologia di poesia della Dante Alighieri (2009) e in Dintorni (2015) della «Parola Abitata», nelle riviste «L’ombra delle Parole» di Giorgio Linguaglossa, «Inverso» di Francesco Manna e «Offerta Speciale» di Carla Bertola e Alberto Vitacchio. Esordisce con la prima raccolta di poesia La Calce di Ulkrum (Edizioni La parola Abitata, 2016) con la post-fazione di Eugenio Lucrezi. L’opera ha ricevuto il 4° posto al Premio Nazionale di Poesia “Conza della Campania”, ed ha ricevuto il 2° premio al Concorso Nazionale Poesia e Narrativa “Vittorio Alfieri” a Revigliasco D’Asti. Dopo aver partecipato a vari slam poetry in giro per la penisola, nel 2017 approda a “StraFactor”, il talent show alternativo di Sky condotto da Daniela Collu con tre giurati d’eccezione: Elio, il frontman del gruppo Elio e le Storie Tese; Jake La Furia, membro e fondatore dei Club Dogo; e Drusilla Foer, modella, cantante e sceneggiatrice anticonvenzionale. Vince la II edizione di “Strafactor” con due poesie-canzoni: Vita talassocratica e Ho perso il mio nome, arrivando ad esibirsi per questo alla finale di “X Factor 11”.
Come ti sei avvicinato alla poesia?
Ho iniziato a scrivere i primi versi a diciotto anni. All’epoca la mia poesia era molto acerba ed elementare, però mi ha salvato da una bocciatura al quinto anno scolastico delle superiori. Partecipai ad un premio di poesia nazionale e c’era anche la sezione junior dedicata alle scuole. Con il mio testo arrivai terzo. Da allora ho iniziato a studiare la poesia per ricercare un mio linguaggio e stile.
C’è stato qualcuno che devi ringraziare per averti dato, che so, dei consigli di come muoverti nel tuo percorso artistico?
I miei mentori sono stati e sono ancora oggi Enrico Fagnano della Parola Abitata, Ariele D’Ambrosio che è un grande ricercatore della poesia orale secondaria, e Eugenio Lucrezi.
Che cosa è per te la poesia? Cosa cerchi in essa?
La poesia è creare un disegno che si forma nella mente di chi ascolta o legge. La poesia si forma nei momenti più impensabili, anche nell’osservazione di un qualcosa che può essere insignificante per altri. Dalla poesia non possiamo cercare e chiedere nulla, e lei che ci viene incontro quando gli aggrada.
Qual è la tua ultima fatica editoriale? Puoi parlarcene brevemente?
Nel 2016 ho pubblicato una raccolta di poesia “La Calce di Ulkrum” edita dalla Parola Abitata con la postfazione di Eugenio Lucrezi. Ulkrum è una dimensione immaginaria e surreale dove l’uomo cerca di fuggire dall’alienazione oggettuale della vita ma poi ci si rende con to che è solo un illusione.
In generale, qual è oggi il compito della poesia?
Quello di cercare di elevare il livello estetico dell’arte e della cultura in generale cercando di osare l’inosabile come diceva Gabriele D’Annunzio ai suoi legionari di Fiume.
La tua scrittura segue delle linee o delle correnti culturali specifiche?
Seguo gli insegnamenti di Zanzotto e delle post-avanguardie del secondo novecento riguardo la poesia concreta. Io penso che la poesia non debba neanche essere più scritta ma cinematografica. Il futuro della poesia saranno i corto, le immagini in movimento in video, e i suoni.
Hai mai partecipato a premi letterari? Che opinione hai di essi?
Sì, sono arrivato finalista ad un paio di premi ma ho deciso di non partecipare più a nessun premio perché sono totalmente autoreferenziali e poco utili per la crescita di uno scrittore.
Oggi, con la crisi dell’editoria, pubblicare un volume non è semplice: le grandi case editrici non ti filano se non sei legato politicamente o a risorse economiche, e le piccole ti chiedono contributi economici, spesso esosi. Per non parlare poi della poesia che, seppur prolificante, è rinchiusa in “cripte” elitarie. Hai riscontrato difficoltà editoriali durante il tuo percorso, e se sì, per quali motivi?
Le difficoltà sono enormi. Anche l’autopubblicazione non ha più senso. Basta vedere che ogni anno vengono pubblicati circa diecimila libri di poesia e non si sa che fine fanno. Come ho detto prima, la scrittura come mezzo di diffusione poetica andrebbe abbandonata per dedicasi alla poesia live ovunque, anche nei luoghi consumistici dove la gente non ha il tempo di ascoltarti. Il poeta deve essere un eroe nei tempi attuali.
Se dovessi paragonare la tua poesia ad un poeta famoso, a chi la paragoneresti? Quale affinità elettive ci trovi con la tua poesia?
Non so… forse qualcosa con Zanzotto oppure qualche poeta surrealista ceco come Holan.
La soddisfazione maggiore – se c’è stata – che hai raccolto nel mondo letterario?
Aver portato la poesia cantata in tv su Sky 1 (per chi è interessato c’è un canale Youtube a mio nome), di essere stato ospitato in qualche rivista importante come «Offerta Speciale» di Carla Bertola, e sulla rubrica “La Bottega della Poesia” del quotidiano «La Repubblica» curata da Eugenio Lucrezi.
Cosa pensi dei libri digitali? Possono competere con l’editoria tradizionale, cioè con quella cartacea e perché?
L’e-book non potrà mai superare il cartaceo perché ha dei limiti percettivi e sensoriali. L’e-book ha il suo posto nelle spiagge quando si prende il sole.
Qual è il tuo rapporto con la politica?
Ideologico. Senza ideologie e un progetto di società non si può fare politica. Quindi la politica oggi non esiste.
Come vivi la quotidianità e che rapporto hai con i tuoi colleghi campani, con l’ambiente letterario in cui vivi? Trovi difficoltà e quali?
Ho ottimi rapporti di grande stima con tutti. Non ho nulla da dire in questo.
Quando non ti occupi di poesia, di cosa ti occupi?
Sono un lavoratore che tenta di sopravvivere.
Se potessi cambiare lo stato comatoso in cui vive oggi la nostra società, quali sarebbero le tue soluzioni, le proposte?
Lavorare per una società che trasmettesse i valori della bellezza. Perché senza la bellezza non può esserci l’etica e il senso comunitaristico. Il sistema liberale è il nemico principale della bellezza.
Ha ancora un ruolo il poeta nella società di oggi dove rispetto al passato, si legge molto poco? Colpa della politica culturale attuale, della globalizzazione o cosa?
Nella società moderna ho fatica a trovare un ruolo riguardo i poeti. Per questo devono entrare nel campo dell’assurdità e della follia. Dobbiamo essere eroi all’interno di questa società che è un associazione a delinquere. Dobbiamo essere come Yukio Mishima che dal balcone del Ministero della Difesa cercò di dare una scossa emotiva al popolo del Sol Levante contro la decadenza culturale occidentale prima di immolarsi.
In conclusione: quanto tempo della tua giornata dedichi alla poesia e quali programmi hai in cantiere?
Ho completato una raccolta di racconti e spero un giorno di trovare un editore. Sto scrivendo un romanzo insieme ad un’altra persona. Per l’autunno vorrei mettere in rete l’album completo di poesia cantata “La Calce di Ulkrum”.