Perché, nel labirinto dell’inganno,
Potremo noi legarci con un filo
D’amore, e nostro asilo diverranno
Quelle mura del sonno e dell’inganno.
E, quando farà buio, i nostri occhi
S’abitueranno a navigare stelle,
E tenteremo quelle, come sbocchi,
Attraverso gli specchi, in fondo agli occhi.
Verso pianeti, mondi solo nostri,
Dove sarà più facile svanire,
Senza dover subire chi ci mostri,
E insegni, oppure illustri, i sogni nostri.
Commento di Giorgia Zinco
Una delle più intense liriche di Leo Vale, versione di una rara bellezza che va dritta al cuore. Endecasillabi sciolti con rime che ne accrescono la musicalità sognante. Quel “Perché” iniziale è un forte segno di fiducia e liberazione: liberazione dagli stereotipi e dagli schemi, la risposta a quel labirinto che ci illude e imprigiona… il sollievo di perdersi ma indissolubilmente uniti dal filo dell’amore, in un mondo nascosto e segreto, quel cerchio che ci appartiene e ci racchiude, fra sonno e veglia consapevole dell’ombra placida della notte dove volano leggeri gli amanti di Chagall, indifferenti la resto. E gli occhi saranno specchi, sbocchi per nuove conoscenze: “ci abitueremo a navigare stelle”. Da dove veniamo torneremo ma in completezza e unità. Un messaggio di pura gioia.
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine