(Adnkronos) – “L’Italia è tra i Paesi più longevi e quindi aumentano i soggetti fragili che oggi rappresentano circa il 25% della popolazione. Soggetti altamente a rischio, soprattutto quando trattiamo le infezioni respiratorie e le infezioni virali in generale.
Da qui l’importanza di proteggere le categorie più a rischio attraverso la prevenzione. I vaccini purtroppo non sono al primo posto tra gli anziani e fragili: soprattutto dopo il Covid assistiamo ad una vera e propria stanchezza verso la vaccinazione, perché per molti rappresenta un ulteriore carico e un potenziale pericolo per la salute, anziché vedere la realtà e cioè che è il mezzo migliore per prevenire le infezioni respiratorie e le complicanze, ovvero ospedalizzazioni e morte”.
Così all’Adnkronos Salute Francesco Blasi, professore ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università degli Studi di Milano, a margine di un convegno promosso da Gsk – oggi e domani a Roma (Auditorium della Tecnica) – con oltre 200 pneumologi italiani, riuniti per fare il punto sulle nuove terapie a disposizione per le patologie respiratorie.
Tra le infezioni respiratorie, a preoccupare Blasi è soprattutto la malattia da virus sinciziale respiratorio (Rsv). “In Europa ci sono circa 158mila ospedalizzazioni per infezioni da Rsv all’anno – sottolinea – che è più o meno il dato riportato negli Stati Uniti, rispetto alla popolazione.
Con una mortalità associata che è intorno all’8-9%. Inoltre, secondo uno studio italiano realizzato dall’ospedale Sacco di Milano, nei soggetti che arrivano in ospedale per essere ricoverati per infezioni respiratorie il 75% delle infezioni sono da Rsv, infezione gravata da una mortalità, anche in questo caso, intorno al 9%. Inoltre, circa il 75% dei pazienti con Rsv ha una polmonite grave.
Questo vuol dire un impegno di risorse importanti e un’ammissione alla terapia intensiva che è più alta di quella legata all’infezione da influenza. Un dato interessante, perché conferma quello che è noto a livello internazionale, cioè che l’infezione da Rsv è causa di ospedalizzazione tra gli over 65 fragili, con una mortalità più alta dell’influenza. Non solo: l’Rsv è associato, come l’influenza, a eventi cardiovascolari durante il ricovero.
Per cui il rischio relativo di avere un evento cardiovascolare, in particolare l’infarto miocardico, è nel paziente con Rsv 3 volte e mezzo maggiore rispetto al soggetto che non ha un’infezione virale. Per l’influenza è circa 6 volte”. Infine, sui trattamenti per la Bpco, “i vantaggi di una terapia con una singola somministrazione e con l’uso di device che possono consentire di passare da un farmaco all’altro utilizzando lo stesso device è molto importante – rimarca lo specialista – in quanto questo consente l’educazione del paziente che si mantiene nel tempo, perché usare il device o l’inalatore consente di ridurre le riacutizzazioni di grado moderato e grave. In più, la mono-somministrazione favorisce l’aderenza alla terapia”.
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