Le PMI italiane fotografate da Meta e Ipsos stanno vivendo un momento di profondo cambiamento. Un cambiamento innescato dalla lunga fase pandemica. I modelli di business cambiano lasciando sempre più spazio agli strumenti digitali, social network in primis. L’indagine di Ipsos, svolta in 43 Paesi – tra cui l’Italia – ha analizzato quali strumenti digitali siano maggiormente utilizzati dalle piccole e medie imprese, come vengano declinati per scopi commerciali e quale sia il valore percepito dalle PMI. Il 22% delle PMI italiane dichiara di aver fatto cambiamenti sostanziali al proprio modello di business dopo la pandemia
Il 66% delle PMI italiane afferma che la propria attività è più forte e redditizia grazie alle piattaforme di Meta.
PMI italiane e social network: lo studio
I social network rappresentano sempre di più un importante fattore abilitante del livello di digitalizzazione delle PMI. La pandemia da Covid-19 e la chiusura forzata degli store fisici ha posto l’accento sulla centralità della crescita digitale delle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del tessuto produttivo del nostro Paese. Per questo motivo, Meta ha commissionato a Ipsos una ricerca quantitativa globale, in 43 Paesi, per comprendere:
- Come si sono comportate le piccole e medie imprese durante la pandemia da Covid-19
- Come queste aziende hanno modificato l’utilizzo degli strumenti digitali e dei prodotti di Meta per supportare il coinvolgimento dei consumatori e sostenere la continuità aziendale.
- In che modo le aziende di diversi settori utilizzano i prodotti Meta per pubblicizzare digitalmente le proprie attività e connettersi con le proprie community.
Nella cornice della campagna “Le Idee Migliori Meritano di Essere Scoperte”, pensata per dare visibilità alle piccole imprese e incoraggiare le persone a supportarle, soprattutto in un periodo strategico per il business come le festività natalizie, Meta ha commissionato a Ipsos uno studio sulla digitalizzazione delle PMI, tra cui quelle italiane. La ricerca è stata condotta tra adulti di età superiore ai 18 anni, considerati fondatori, proprietari, dirigenti o senior manager di piccole e medie imprese (qui definite come quelle con 250 dipendenti o meno) in 43 mercati nel mondo. Lo studio è stato condotto tra il 15 giugno e l’8 luglio 2022 e ha coinvolto un totale di 37.800 intervistati.
I risultati della ricerca
Dai risultati dell’indagine è emersa una significativa spaccatura nell’area EMEA, con alcuni Paesi che hanno una prevalenza di PMI che si definiscono fiorenti (54% Francia, 56% Nigeria, 61% Svezia ed Egitto, 68% Paesi Bassi), a fronte di altri dove esiste un’elevata percentuale di PMI che sopravvive, ma non prospera: il 42% in Irlanda, il 43% in Germania, il 45% in Italia, il 59% in Sudafrica e il 61% nel Regno Unito.
In Italia, in particolare, il 19% delle PMI dichiara di fare fatica a sopravvivere, mentre l’8% è stato colpito da chiusure permanenti durante la pandemia.
Le PMI intervistate hanno riferito di aver spostato online tutte o la maggior parte delle loro attività aziendali dall’inizio della pandemia da Covid-19: il 22% delle PMI italiane dichiara di aver adottato dei cambiamenti nel modello di business dopo la pandemia; numeri decisamente più alti in Germania (30%), Sudafrica (43%), Nigeria (50%), Egitto (61%), dove la digitalizzazione corre assai più veloce.
L’importanza dei social durante la pandemia
La maggior parte delle PMI che attualmente utilizzano strumenti digitali ha riferito che durante la pandemia da Covid-19 le loro attività non avrebbero potuto rimanere aperte senza l’utilizzo di strumenti digitali: tra queste anche l’Italia (60%) a pari merito con Francia e Norvegia.
Particolarmente significativa è anche la percentuale delle PMI che che ha dichiarato che la propria attività avrebbe sofferto senza gli strumenti digitali durante la pandemia: il 66% in Italia, il 71% in Polonia, il 72% nel Regno Unito.
Numerose anche le PMI che hanno riferito come gli strumenti digitali abbiano consentito alla propria azienda di adeguare il modello di business durante la pandemia: sono il 70% Italia e Paesi Bassi, l’80% Portogallo, l’83% in Arabia Saudita.
Le PMI sono sempre più sensibili nei confronti dell’impatto della loro attività sull’ambiente, con ampie maggioranze che dichiarano che sarebbero disposte a cambiare le proprie pratiche per diventare più sostenibili: lo afferma il 68% delle PMI in Italia, il 70% in Belgio, il 71% in Spagna e il 72% in Irlanda
Le PMI affermano inoltre che l’adozione di pratiche rispettose dell’ambiente è un dato rilevante per i clienti esistenti o potenziali: ne sono consapevoli ben l’80% delle PMI italiane, seguite da Irlanda (79%), Spagna (73%), Francia (71%).
La percentuale di PMI con proprietari di età compresa tra 18 e 25 anni che hanno riferito di utilizzare attualmente almeno un’app di Meta per la propria attività sono prevalentemente in Germania (70%), Paesi Bassi (74%), Kenya (92%).
In Italia, il range anagrafico parte da 26-34 anni. Di queste PMI con a capo giovani founder, il 21% dichiara che sta facendo fatica a sopravvivere, il 36% sopravvive, il 39% sta prosperando.
In copertina foto di Foundry Co da Pixabay