L’Istat accerta e certifica la scoperta dell’acqua calda: in Italia il nord produce più PIL del mezzogiorno. Si dirà che non è, certo, colpa dell’istituto di statistica che altro non fa che registrare numeri e cifre verificate. Già , ma chiedersi come mai tutto ciò si verifica e cosa c’è da fare per riequilibrare quest’annosa differenza sarebbe un’occupazione un po’ più costruttiva che sparare previsioni a ‘go go’, per il nostro amato premier
Nel 2009 – secondo i dati Istat – il Pil del Paese è stato pari a 1.526 miliardi e 790 milioni di euro, più della meta’ (54,4%) e’ prodotto nelle regioni del Nord, in cui si concentra il 45,6% della popolazione nazionale, il 21,7% nelle regioni del Centro (in cui vive il 19,7% della popolazione) e il 23,8% nel Mezzogiorno (cui corrisponde il 34,7% della popolazione). Le regioni che contribuiscono maggiormente alla formazione del Pil sono la Lombardia (20,8% di Pil, con il 16,3% della popolazione), segue il Lazio (con il 10,8% e il 9,4% della
popolazione) e il Veneto (9,3% di Pil e 8,1% di popolazione). Tra le regioni del Mezzogiorno è la Campania che ha fornito il contributo maggiore, con il 6,4% del Pil nazionale e il 9,7% della popolazione. Nel 2009, il Pil pro capite si attesta a 30.408 euro nel Nord-Ovest; seguono il Nord-Est, con 29.965 euro e il Centro con 27.914 euro. A un livello nettamente più basso si colloca il Pil pro capite nel Mezzogiorno, con un valore di 17.417 euro, il 44% in meno di quello del Nord-Ovest. La graduatoria regionale vede in testa la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con un Pil pro capite di oltre 35.300 euro, e in coda la Calabria con circa 16.500 euro. Nel 2009, anno di massimo impatto della crisi economica, il Pil a prezzi correnti ha segnato una diminuzione del 3,1%, con segnali negativi in tutte le aree del Paese. La flessione è risultata particolarmente accentuata nel Nord-Ovest (-3,7%) e nel Nord-Est (-3,4%), piu’ contenuta nel Mezzogiorno (-2,6%) e nel Centro (-2,2%). Tra le regioni che hanno contribuito maggiormente alla contrazione del Pil, si segnalano il Piemonte, con una riduzione del Pil regionale del 5,3%, il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria con una flessione del 5%. Le aree del Paese su cui la crisi economica ha, invece, avuto un impatto meno negativo sono state le Provincie Autonome di Trento (con una riduzione del Pil dell’1,5%) e Bolzano/Bozen (-0,4%), la Toscana (-1,5%) e il Molise (-1,6%). La crisi economica ha colpito in misura significativa le attività di investimento: la contrazione degli investimenti fissi lordi a prezzi correnti, pari al 10,9% a livello nazionale, è risultata particolarmente marcata nelle regioni del Centro-Nord, dove gli investimenti sono diminuiti del 14%. Nettamente più contenuta è stata la flessione dei consumi finali a prezzi correnti (-0,5% a livello nazionale), esito di un calo della spesa delle famiglie (-1,8%), compensato dall’incremento dei consumi collettivi delle Amministrazioni Pubbliche (+3,0%) e delle ISP (+3,5%). Riduzioni significative dei consumi delle famiglie si registrano nel Mezzogiorno (-2,6%), in particolare in Campania (-3,3%) e Calabria (-3,6%).