Nella querelle meneghina viene fuori il sillogismo per cui Roberto Saviano=Dalai Lama ! Con tutto l’affetto e la simpatia possibile per Roberto e la manifesta antipatia, di chi scrive, per il Dalai Lama, il confronto ci pare azzardato assai. E’ la solita situazione dove per porre rimedio a una brutta figura se ne combinano altre decine in serie continua: “l’è peso el tacon del busoâ€
Sembra il titolo di un film del tipo “Totò, Peppino e la Malafemmina” e, forse, quello che sta accadendo a Milano del comico ce l’ha davvero. La situazione è a conoscenza di tutti: il comune meneghino aveva annunciato di voler dare la cittadinanza onoraria alla massima espressione religiosa asiatica e subito si è scatenato il putiferio mediatico e diplomatico con una fittissima rete di pressioni che arrivano a Milano da Pechino via Farnesina. Il sindaco che corre ai ripari e il consiglio comunale che procastina a data da destinarsi la decisione nonostante che il Dalai Lama verrà ricevuto comunque in pompa magna. All’attacco sono partiti, naturalmente, i peggiori pidiellini formigoniani  (la cricca del san raffaele per intenderci) e i vetero-celoduristi-leghisti ( quelli leagati al plurindagato vice presidente della regione lombardia Boni) che tacciano in tutte le maniere più impronunciabili il sindaco reo di essersi subito abbassato le braghe di fronte al ricatto cinese di boicottare l’expò 2015 che tanto decanterà la capitale economica d’Italia e porterà milioni di turisti con gli occhi a mandorla a visitare la città e i suoi negozi. Tutto rientrerebbe nella logica delle parti, della contrapposizione politica, del gioco diplomatico ricompreso nel mondo capitalistico che usa categorie mentali a geometria variabile e in cui guai a toccare le icone universalmente riconosciute e votate al martirio personale e sociale, per non parlare di quello religioso; se lo staff del sindaco per difendersi non avesse tirato in ballo quanto l’amministrazione precedente aveva fatto nel caso analogo relativo a Roberto Saviano. Quindi è chiaro che quello che risulta è: Roberto Saviano=Dalai Lama ! Con tutto l’affetto e la simpatia possibile per Saviano e la manifesta antipatia, di chi scrive, per il Dalai Lama, il confronto ci pare azzardato assai. E’ la solita situazione dove per porre rimedio a una brutta figura se ne combinano altre decine in serie continua: “l’è peso el tacon del buso†( peggio la toppa che il buco). Non vogliamo, ora, buttare giù un saggio sulla situazione cinese e del tibet – del resto ce ne sono già tanti in giro – ma solo una piccola riflessione vorremmo porla all’attenzione di chi ha la temerarietà di leggerci e dovrebbe suonare più o meno così: oggi tutto quello che si fa è giocato sul falso-piano dell’impatto mediatico che discende da quelle azioni e non dal costrutto (economico, politico, sociale) delle stesse. Quando un pubblico consesso dice di voler prendere delle decisioni, opinabili o meno, è poi bene che le prenda al di là di ogni possibile pressione pena la pubblica derisione e la conseguente perdita di autorevolezza. Di contro, sarebbe anche bene ponderare la portata delle proprie relazioni nazionali ed  internazionali. Se di fronte si ha un colosso mondiale come la odierna Cina, che miscela in se all’un tempo il peggio del comunismo che fu maoismo e i prodromi del più sfrenato ed incontrollato capitalismo liberista, forse è meglio a priori non andarsi a cacciare in beghe come quelle annose del rapporto Cina-Tibet con tutte le implicazioni di carattere mondiale che questo porta con se. La domanda finale che ci si pone può essere condensata nel quesito: ma possibile che non abbiamo abbastanza problemi da dovercene creare di altri ?
Gianni Tortoriello