Glenda aveva 25 anni, era un’artista. La sua fantasia non conosceva confini.
In una grigia mattina d’inverno tornava a casa dopo una mostra in Olanda.
Alla fermata del bus, che da Fiumicino l’avrebbe portata in città, un ragazzo dagli occhi grandi le sorrise. Lei ricambiò. Si piacquero all’istante.
Il bus arrivò, lui l’aiutò a salire sfiorandole la mano. Si sedettero vicini. Andrew non parlava italiano. Insegnava inglese e spagnolo in giro per il mondo e non era mai stato in Italia.
Parlarono a lungo delle passioni che li accomunavano. S’innamorarono.
Un amore travolgente, emozionante.
Due anni a Roma trascorsero senza mai separarsi.
Decisero di fare il giro del mondo e vivere come avevano sempre sognato.
Da New York attraversarono gli States. Raggiunsero il West. Si fermarono qualche anno a Carmel. Lui insegnava, lei dipingeva.
Da San Diego a Oxaca una Thunderbird li portò in Messico.
Volarono in Perù, attraversarono il Lago Titicaca fino in Bolivia.
Da Buenos Aires giù fino al confine del mondo.
Raggiunsero l’Australia. Le notti a Uluru furono indimenticabili.
Volarono in Oriente. La Transiberiana li portò a Mosca, Istanbul e Vienna.
Un salto in Irlanda. Da Dublino alle scogliere di Moher. Si sposarono lì, in quel posto magico.
Come un sogno gli anni passarono in fretta, quasi come un’ora…
Pioveva ancora.
L’autobus rallentò. Lui era arrivato alla sua fermata. Scese, si salutarono.
Dal finestrino si scambiarono un sorriso. Il bus ripartì e Glenda vide Andrew sparire oltre l’angolo sciogliersi come gocce d’acqua sul vetro.
Non si erano scambiati neanche il numero di telefono.
Foto di Gabriella Raimondi per Cinque Colonne Magazine