Tarantelle, canzoni popolari e classiche napoletane ma anche rock, blues e country, sono i ritmi con cui i buskers animano il centro storico di Napoli. Ragazzi giovani e pieni di energie allietano le strade partenopee, e di tanto in tanto non mancano le lamentele dei commercianti contro amplificazioni e simili, ma tutto sommato, anche questo fa parte dello show. Pietro Festa è uno di questi ragazzi, ma lui suona qualcosa di completamente nuovo: la sega musicale.
Le origini di questo strumento risalgono al Canada e ai boscaioli che ne scoprirono il suono peculiare ma anche a Napoli ha avuto il suo perchè nella musica classica con l’assolo di sega di Gegè Di Giacomo in una delle canzoni napoletane più famose: “Maruzzella”.
Pietro racconta la sua storia ai passanti, il sound acuto incuriosisce ma anche la parlantina aiuta quando sei per strada e quella, di certo a lui non manca. Tra una canzone e l’altra s’intrattiene a spiegare le origini di questo strumento e dedica canzoni a chi sa ascoltare. Incuriosita dal personaggio, ho voluto approfondire la sua storia con una video intervista: https://youtu.be/V_vZhGG12dw con riprese e montaggio a cura di Giano Vander.
Prima di suonare lavoravo come cuoco – racconta Pietro – poi decisi di lasciare un’attività che facevo più che altro per soldi e di concentrarmi su una che invece partisse dalle mie passioni e talenti: la musica.
Come mai hai scelto uno strumento così particolare come la sega?
« Ero ancora indeciso su quale direzione prendere quando scoprii questo strumento su un canale youtube e subito mi piaque il suono. Questo episodio risvegliò in me il ricordo di un video che vedevo spesso da bambino Wonderwall degli Oasis, lì infatti ci sono ben due suonatori di sega.
Quel momento mi ha fatto riscoprire la sega con cui da subito c’è stato un forte impatto. È uno strumento che mi permette di essere più immediato e con cui ho trovato un feeling particolare ».
Quali approcci musicali hai avuto prima della sega?
«Ho suonato il violoncello per tre anni poi lo abbandonai perchè non lo sentivo uno strumento mio. Decisi poi di acquistare una chitarra e l’ho “strimpellata” per 14 anni ma nel frattempo provavo altri strumenti come il didgeridoo, flauto moceno e strumenti di nicchia »
Come hanno reagito familiari ed amici quando hai smesso di fare il cuoco?
«Non bene, anche perchè il cambiamento è stato netto. Ma io porrei più l’attenzione sul discorso culturale. La differenza la fa chi decide di seguire una passione piuttosto che accontentarsi di un lavoro di sopravvivenza. Io ho voluto canalizzare le mie energie verso un discorso lavorativo che ponesse al centro la passione e la musica. Quando infatti ho avuto dei risultati si sono tutti tranquillizzati.
Quali sono stati questi risultati?
«Sono partito dalla strada, dove continuo ad esibirmi ma sono riuscito a portare la sega un pò dappertutto: radio, tv, teatro, anche nel cinema partecipando alle riprese del film “Le leggi del desiderio”. Ho poi registrato insieme a molti artisti tra cui Daniele Sepe e Gerardo Balestrieri. Qui a Napoli ho anche organizzato il primo seminario in Italia sulla sega musicale ».
Pietro diffonde la sua passione per strada ma anche attraverso il suo sito web segamusicale.org. Ha recentemente creato un brand “Strange music hero”, ovvero quello che lui definisce un nuovo paradigma musicale. È una sigla che fa riferimento allo strano eroe musicale che potenzialmente ognuno di noi può essere e esorta a vivere l’idea del successo musicale distanziandosi da quelli che sono i parametri esterni dettati dal mainstream, da quello che appare in tv, che ha echi potenti ma contenuti limitati. Sicuramente bisogna avere una buona dote di passione, talento e innovazione; ma soprattutto quel quid che secondo Pietro è l’intento più grande di sè : uno scopo che spinga a migliorarsi e a mettersi in gioco, ad essere in relazione con gli altri e canalizzare le proprie energie per il raggiungimento dello stesso.
Un discorso che centra perfettamente il paradosso a cui oggi assistiamo e che nasce proprio dal confronto tra i talent show, dal discutibile gusto, e le performance di strada dove passioni e improvvisazioni mettono a nudo i veri talenti, quelli che non arrivano in tv e che sfidano i limiti socio-culturali di chi vede gli artisti di strada quasi alla stregua di clochard.
A sfidare questi limiti c’è anche lui, Pietro che nel frattempo continua la performance lì in Piazza San Domenico con archetto e sega. Il repertorio che propone ha diverse sfumature e cattura l’attenzione degli spettatori alternando tra colonne sonore come quella de “Il Postino” e il “Can Can” o la sigla di “Super Mario” lasciando gli spettatori divertiti e meravigliati.