Il progetto di Gunter Demnig
Camminando per le vie delle città europee ricoperte di sampietrini può capitare che i nostri piedi ne calpestino alcuni di molto particolari. Hanno la facciata ricoperta di ottone, con sopra inciso un nome, un cognome, anno di nascita, luogo di deportazione e la data di morte. Sono sampietrini della Memoria. Una memoria che ritorna ogni anno a farci riflettere sulla nostra. Storia macchiata dalla violenza di un regime, che ha deportato e ucciso circa sei milioni di persone di religione ebraica.
Sono le pietre di inciampo volute dall’artista tedesco Gunter Demnig. Hanno una dimensione di 10 per 10 cm. Se il nostro sguardo si sofferma per un istante su di esse, mentre siamo frettolosamente presi dai nostri impegni quotidiani, dai nostri affanni, nella nostra mente per un attimo ci appaiono coloro che non hanno più potuto fare ritorno alla propria casa. Costretti a lasciarla per un destino a loro ignoto e crudele. Le pietre di inciampo sono collocate proprio davanti all’abitazione di chi è stato deportato. Incastonate come un gioiello nel marciapiede, con il loro luccichio rendono visibile coloro che sono scomparsi nel nulla.
Perché le pietre di inciampo?
Nel 1938 con le leggi razziali gli ebrei sono stati privati dei loro diritti e perseguitati. Le vittime del nazi-fascismo non sono state solo ebrei, ma anche oppositori politici, disabili, rom, omosessuali, testimoni di Geova. Deportati nei campi di sterminio dopo atroci sofferenze hanno trovato la morte. Pochi di essi hanno fatto ritorno alle loro case. L’artista Gunter Demnig sta dedicando il proprio lavoro, il proprio tempo alla memoria di tutti loro. In tutto il mondo, per far si che siano ricordati davanti a quelle che sono state le loro case.
Questo straordinario progetto nato nel 1992 ha coinvolto molti paesi europei: Germania, Paesi Bassi, Austria, Repubblica Ceca, Italia, Spagna, Ungheria, Romania, Grecia. Sono state installate sui marciapiedi e sull’asfalto circa 75.000 pietre e nel 2021 ne saranno installate altre. Ogni anno il loro numero aumenta. Gunter non è tedesco, non è ebreo e non ha parenti morti nei campi di concentramento. Si reca personalmente presso le tante città, viaggiando con i suoi arnesi per disseminare pietre, perché le richieste sono sempre tante e lo scopo del progetto non è solo lasciare un segno per le nuove generazioni, ma anche ricordare chi si è dissolto nel nulla. Come recita il Talmud ebraico “se il nome di una persona è cancellato,è cancellato il suo ricordo”.