Grande soddisfazione per Pierfrancesco Favino vincitore, alla 77ma edizione del Festival del Cinema di Venezia, della Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. L’attore, che non ha nascosto l’emozione, è stato premiato per la sua interpretazione nel film “Padrenostro” di Claudio Noce anche se il riconoscimento somiglia tanto a un premio alla carriera. Nella sua commossa dedica Pierfrancesco Favino ha augurato al cinema di tornare presto a creare stelle.
“Come ha detto una persona speciale che ha lavorato a questo film, quando si gira un film è come se nascesse una stella e noi viviamo su quella stella per mesi e la sua luce si propaga nello spazio e sugli schermi. Dedico questo premio ai milioni di schermi che si accenderanno, alla luce che si propagherà, al brillare degli occhi nel buio“
Pierfrancesco Favino alla premiazione
Creare stelle: il mestiere di Pierfrancesco Favino
Che Favino fosse un attore di grande talento ce lo aveva iniziato a dimostrare la miniserie tv “Gino Bartali-L’intramontabile”. Dalla confidenza con il dialetto toscano, all’esercizio fisico affrontato per sostenere le scene delle gare, tutto il lavoro di preparazione era stato mirato a entrare alla perfezione nel personaggio del ciclista toscano. Con il suo Buscetta, protagonista de “Il traditore”, invece ci ha stupiti. Anche qui un grande lavoro recitativo a tutto tondo che non ha trascurato la postura, l’accento, fondamentali per l’interpretazione di un personaggio così complesso come il boss di Cosa Nostra diventato poi collaboratore di giustizia. Dove ci ha conquistato, però, è stato con “Hammamet”. Le lunghe sessioni di trucco sono state necessarie, vero, ma sarebbero state vane senza il suo impegno nel calibrare la voce, nell’assumere quegli atteggiamenti da leader che erano propri di Bettino Craxi.
La commedia moderna
Nella sua carriera il pluripremiato Favino ha saputo inserirsi con altrettanto successo anche nel filone della commedia italiana, quella dei tempi moderni dove si raccontano le ansie, i sogni e i fallimenti dei nostri giorni. Splendidi i suoi contributi in “L’ultimo bacio” e “Baciami ancora” per la regia di Gabriele Muccino. Toccante il suo ruolo in “Saturno contro” di Ferzan Ozpetek. Delizioso il suo D’Artagnan in “Moschettieri del Re-La Penultima missione” di Giovanni Veronesi. Intensa la sua interpretazione del Libanese nel film “Romanzo criminale” di Michele Placido. La carrellata di successi è ancora lunga e parlarne sarebbe riduttivo: molto meglio prendersi un po’ di tempo e rivederseli.
Padrenostro
Ci soffermiamo, però, sulla sua ultima fatica: “Padrenostro”. Il film diretto da Luca Noce che racconta l’attentato subito da suo padre, il vicequestore Alfonso Noce, il 14 dicembre 1976 per mano dell’organizzazione terroristica Nuclei Armati Proletari. Una vicenda personale che il regista ha voluto rendere universale e che l’uomo e l’attore Favino hanno custodito comprendendone il valore e dando vita a un’intensissima interpretazione. Il cuore: è questo il segreto di tanto successo. Le interpretazioni di Favino sono tecnicamente ineccepibili, intorno a lui c’è una troupe di tutto rispetto, ma senza quella sensibilità, quella passione che animano l’attore romano, tutto perderebbe senso. Grazie Pierfrancesco per il cuore che metti nel lavoro che fai: sei tu la stella.