In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3 nei territori interessati dal fermo pesca aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare.
È quanto afferma la Coldiretti Impresapesca nel sottolineare che per fare scelte di acquisto consapevoli soprattutto in vacanza nei luoghi di mare è importante guardare al calendario dopo che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato la firma del decreto sull’arresto temporaneo dell’attività di pesca con il sistema a strascico per l’anno 2016.
Da Trieste a Rimini è disposta l’interruzione temporanea obbligatoria delle attività di pesca per 43 giorni consecutivi dal 25 luglio al 05 settembre del corrente anno mentre da Pesaro a Bari l’interruzione temporanea dell’attività di pesca è prevista dal 16 agosto al 26 settembre del corrente anno e da Brindisi a Imperia per 30 giorni consecutivi dal 17 settembre al 16 ottobre del corrente anno.
In Sardegna e Sicilia il fermo sarà disposto con provvedimenti regionali e sarà di almeno 30 giorni, nel rispetto dei periodi di cui ai piani di gestione.
Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).
L’annuncio delle date dello stop alla pesca segue lo sblocco dei pagamenti alle imprese per il fermo 2015, mentre si attendono ancora notizie sulla cassa integrazione in deroga. La flotta italiana negli ultimi 30 anni ha già perso circa il 35 per cento delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro.