«Dire basta ad un sistema corporativo che uccide il mondo, che uccide le persone» dice Allis mentre parla della permacultura internazionale e della sua esperienza in Palestina; ma questa è solo una delle tante sfaccettature che la permacultura può assumere.
È il quarto anno che viene organizzato il gathering sulla permacultura, questa volta a Nenagh nella contea di Tipperary, nella fattoria Brookfield. Un weekend pieno di eventi, 44 workshops e più di 200 persone non solo locali ma anche provenienti da diversi paesi , Spagna, Francia, Ungheria e persino Giappone.
È proprio in Irlanda, a Kinsale che è stato avviato il primo corso in Europa sulla permacultura, alcuni dei presenti al meeting hanno infatti seguito tale corso, che tuttavia non insegna solo a coltivare broccoli e patate. La permacultura è un sistema rigenerativo basato sulla natura ed applicato al sistema umano in cui ogni cosa è una risorsa, per questo non c’è produzione di scarti. È una rottura con gli schemi prefissati, è natura, è agricoltura, ma è soprattutto capire che «non siamo fatti per stare dietro ad un desk per il resto della nostra vita, che ognuno di noi ha un talento e delle caratteristiche da condividere con gli altri» – dice Davie, uno degli insegnanti del corso.
Molti sono arrivati il venerdì pomeriggio a montare le tende per riposare ed essere pronti il mattino successivo. Ed è li infatti, nella Main Marquee, la tenda comunitaria, che il sabato mattino, Suzie, una delle fautrici della permacultura irlandese organizza i lavori per il weekend. L’invito è rivolto ad ognuno di noi per organizzare workshop, condividere saperi e anche non. C’è infatti qualcuno che propone semplici dibattiti riguardo alle politiche sul cibo o all’educazione spinto dalla curiosità di apprendere qualcosa di nuovo da chi ne sa di più.
E Suzie briosamente sprona tutti a farsi avanti, le proposte sono molteplici: workshop sul giardinaggio, costruzione di case ecosostenibili, turbine per il vento, riciclo degli scarti, come fare il formaggio a casa, o il sapone, sulla tv, sull’agricoltura rigenerativa, agrohomeopathy, acqua, workshop per creare cestini di vimini o per lavorare il legno, e c’è il momento della meditazione, dello swap ovvero dello scambio di oggetti, del circolo di massaggi dove seduti in circolo ci si massaggia vicendevolmente.
Ma più che un corso, la permacultura è la chiave di un movimento, quello delle Transition Town, tra cui appunto Kinsale, che punta alla resilienza, alla riduzione del consumo energetico, che vuole cambiare qualcosa alla base e fare la differenza con un sistema falso, corrotto ed individualista nel quale viviamo. Allis e Jillian sono andate in Palestina per insegnare inglese e raccontano dell’apartheid a Gaza, delle case distrutte, della mancanza d’acqua e fondamentalmente di un sistema mondiale che non ha nessun elemento che faccia sperare in un prosieguo della specie.
Ed è allora arrivato il momento di approcciare con la permacultura, un sistema ecosostenibile, rigenerativo che punta alla socialità e al benessere collettivo. Certo è difficile immaginare come si possa ricostruire il rapporto con la natura quando ormai viviamo circondati da palazzi, finanche disabitati ma pur sempre strutture fatte di cemento e mattoni che poco spazio lasciano al contatto con madre natura. Ed è Alberto a sciogliere un dubbio che sorge spontaneo «Io non vivo in campagna – dice- vivo in città e per me seguire la permacultura significa preferir comprare il cibo dai rivenditori locali». Alberto è uno degli organizzatori ed è lui ad aver creato un sito web apposito per organizzare il permaculture gathering, dove reperire informazioni e contatti.
A chiarire poi l’idea di permacultura c’è Suzie che prima dell’inizio dei workshops fa un introduzione in merito: « La permacultura è adattabile a qualunque sistema proprio perchè non si basa su un unico elemento. E per coloro che non hanno ancora capito c’è l’osservazione. Basta osservare – e poi continua – una delle prime cose che si fa al corso è il seat spot. Cioè osservare la natura e capirne le relazioni».
Le alternative allora sono tante e non è necessario vivere in campagna per rompere con un sistema che non funziona. Ci sono i gruppi d’acquisto solidale, c’è la permacultura urbana e tante idee che anche in Italia stanno trovando sempre più seguito. Basta risvegliare le coscienze e in fondo, se c’è la volontà tutto può esserci.