La parola performance deriva dall’inglese “to perform” che significa: compiere, eseguire . Vuol dire mettere in atto, realizzare una determinata azione o risultato.
Essere performanti è un must della società contemporanea.
A lavoro, in famiglia, con gli amici performare è la sintesi del nostro vivere quotidiano.
La presenza di una performance, pertanto, sotto intende la necessità di agire, di monitorare l’azione effettuata e di valutarla.
Non è solo un tema professionale. Performare non è demandato solo al business e quindi al raggiungimento di un risultato o di un obiettivo assegnato. Oggi la performance è presente in tutte le attività di vita quotidiana familiare e soprattutto sociali.
Maura Gancitano e Andrea Colamedici autori del Libro “La Società della Performance”.
Spiegano in maniera chiara, quanto questa continua e bramosa necessita di fare o meglio di performare, ci renda schiavi.
L’esigenza continua di dimostrare agli altri ed a noi stessi di aver creato, contribuito, preso parte a qualcosa, innesca un circolo vizioso, tale per cui è necessario performare per testimoniare la propria esistenza.
I social sono un luogo di over performance molto concreto. La pubblicazione estenuante di un contenuto, come volontà di tenere sempre vivo l’interesse dei propri followers. Ma anche come necessità, per premiare un algoritmo che altrimenti, ci porrebbe nel dimenticatoio. Performare e quindi esserci, genera l’obbligo di rimanere sempre e costantemente connessi.
Trovare contenuti nuovi, stimolanti, originali è un impegno talvolta frustrante, ma spesso necessario, per essere sempre in primo piano. Ogni contenuto è evidentemente soggetto a validazione, è un esame continuo che lega la performance al risultato. Il numero di views nelle stories, il numero di like e condivisioni delle pubblicazioni, sono una dipendenza costante da cui non si può fare a meno. Ma soprattutto rappresentano il giudizio applicato alla performance.
La performance non è solo nei social ma è anche in ambito familiare. Essere il miglior genitore, essere un figlio esemplare.
Questo può provocare un ansia da prestazione che sfocia, talvolta, nel non sentirsi all’altezza del proprio ruolo. La performance deve essere sempre al pari delle aspettative degli altri e di noi stessi. Tutto questo elimina la possibilità di accettare qualunque errore, perchè se alla performance si aggiunge il giudizio, sbagliare non è una possibile alternativa.
In particolari le generazioni di adolescenti ,che vivono esposti tra social e socialità nelle relazioni amicali, rischiano di essere frustrati dalla performance che non li abbandonerà mai sia on line che off line. Nella scuola, nel sociale, in famiglia e nei rudimenti di vita affettiva; dove la performance diventa talvolta un esercizio di stile.
Nel business la performance è spesso over, perchè il livello di attesa è sempre più elevato.
Il rischio è che ci si identifichi solo con la performance e non con il valore che ha portato a quel risultato; talvolta non centrato, per varie e concrete motivazioni. La performance non è sempre associata al peso del valore messo in campo, ma talvolta del solo risultato ottenuto.
A partire da quest’anno, nelle scuole primarie non ci sarà più il voto numerico. Ci saranno 4 giudizi descrittivi che identificano il diverso livello di apprendimento acquisito dall’alunno.
Non più numeri ma obiettivi di apprendimento. Ecco la declaratoria: in via di acquisizione, base, intermedio, avanzato. Tutto questo per non legare la performance scolastica solo ad un singolo numero, talvolta poco esplicativo. Ma per dare una valutazione complessiva al percorso dell’alunno. La presenza di 4 giudizi argomentati da diversi livelli descrittivi, aiutano ad avere un quadro più ampio e coerente del livello di apprendimento.
L’assenza del numero non elimina comunque, la necessità di performare che rimane un elemento importante dell’ambiente scolastico. Ma è un passo avanti per capire su quali aspetti lavorare.
In generale la performance non è quindi solo una volontà di compiere o eseguire, ma un obbligo. Questo accade quando non se ne può fare più a meno, perchè ci identifica come persona. In questi casi siamo quello che performiamo, cioè il risultato delle nostre azioni sotto il giudizio costante di noi stessi e degli altri.