Cammino alla scoperta dei culti, dei riti e dei rituali del Mezzogiorno
“Peregrini” di Giovanni Cardone edito da Santelli editore è un saggio che raccoglie numerosi contributi autorevoli che hanno prestato la propria penna per raccontare e indagare la cultura del Sud Italia. Il libro è un’opera divulgativa a carattere enciclopedico che si presta ad un pubblico vastissimo, non solo accademico. Semplici curiosi, amanti del genere, studenti e insegnanti, troveranno certamente risposte a tante domande, perché in “Peregrini” si affrontano temi che riguardano il Meridione a 360° gradi. Politica, cultura, storia, tradizioni, rituali, usi e costumi di luoghi famosi e meno famosi del Meridione riempiono le pagine di “Peregrini. Cammino alla scoperta dei culti, dei riti e dei rituali del Mezzogiorno”.
Peregrini” di Giovanni Cardone è inoltre un saggio di grande pregio, perché raccoglie al suo interno testi di studiosi (Giuliana Albano, Giuseppe Michele Gala, Patrizia Manzo, Giorgio Otranto, Rosario Pinto) e giornalisti (Salvatore e Marco Perillo, Marco Scarfiglieri,), che hanno contribuito ad arricchire di contenuti unici il testo curato da Giovanni Cardone.
Giovanni Cardone è saggista, storico dell’arte e critico d’arte, docente di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso istituzioni universitarie e di alta formazione. Ha diretto importanti gallerie pubbliche di arte contemporanea ed ha svolto attività di ricerca e di studio in contesti accademici e in istituzioni universitarie. Tra i suoi lavori recenti ricordiamo Ha Astrattismo e Futurismo Idee per un rinnovamento della ricerca artistica dell’esordio del ‘900, Valori Plastici e il Clima di Ritorno all’Ordine in collaborazione con Rosario Pinto. Da saggista ha scritto per Prospettiva Editrice Riti e Rituali a Napoli in Campania e nel sud Italia.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con il curatore del saggio per farci dare qualche informazione in più sul libro e sui suoi progetti futuri.
“Peregrini” di Giovanni Cardone
Lei nasce come storico e critico d’arte che col tempo si è appassionato all’antropologia culturale. C’è stato un evento o un episodio che le ha fatto scattare la scintilla e ha contribuito ad indirizzare i suoi studi e le sue ricerche anche verso questa interessantissima disciplina?
L’esperienza del viaggio credo sia stata fondamentale. Da storico e critico d’arte ho indossato i panni del peregrino, per anni ho viaggiato alla scoperta dei luoghi più affascinanti (non categoricamente i più celebri) e ricchi di storie e di uomini della nostra bella terra, del mio amato Mezzogiorno. Ho voluto toccare con mano i protagonisti dei miei studi e delle mie ricerche, una missione e un destino che dovrebbero intraprendere tutti gli addetti ai lavori. In questo mio peregrinare, come dicevo, mi sono imbattuto non solo nella storia e nelle storie di uomini, ma anche nella loro quotidianità, nelle loro credenze, nei loro rituali, nelle loro convinzioni e fantasie, di cui, appunto, la stessa storia è pregna. Memorie collettive essenziali quindi per definire l’identità di un popolo. Un esempio. Il mito, la leggenda, il culto sono insiti, celati, ma sempre vivi nella vita sociale delle persone, molte volte tramandati di generazione in generazione, la sete di eroi, forse, non è mai stata placata, per noi napoletani eroe moderno è stato Diego Armando Maradona che ha difeso Napoli, calcisticamente parlando e no, da tutto e da tutti, difatti in tanti lo hanno paragonato a San Gennaro, altra “leggenda” cittadina. Coloro che lo hanno amato e lo amano tutt’oggi vorrebbero ricordarlo e nel tramandarlo alle future generazione, renderlo immortale, ed ecco allora che ne hanno fatto una edicola votiva, ecco quindi che si forgia il mito, il quale evolve insieme alla vita.
Perché ha scelto di riunire in un unico libro culti e riti di tutto il Meridione?
Di Mezzogiorno si è scritto tanto, forse troppo, forse poco, a volte bene, a volte meno. Nel panorama editoriale italiano ho ritenuto che forse mancasse un lavoro di tipo “enciclopedico” intorno a discussioni di tanta rilevanza per la nostra terra. Rapito da uno spirito di illuministica e settecentesca memoria, posati gli abiti di peregrino e indossati quelli di philosophe, ho messo insieme i pezzi, riunito le giuste voci in capitolo, il tutto per far luce su uno dei molteplici volti dell’anima del Mezzogiorno. Una sfida accettata da tanti miei colleghi e amici, un volume che riunisce voci autorevoli e, perché no, innamorate sia della propria professione che della loro terra d’origine.
“Peregrini” ha il pregio di parlare ad un pubblico vasto, non solo accademico. L’aveva immaginato così fin dall’inizio oppure ha cambiato il taglio in corso d’opera?
L’idea sin in principio è stata quella di un’opera che divulgasse, una sorta di enciclopedia, un volume che fornisse gli input giusti per confrontarsi con alcune delle tematiche insite a ogni livello nel territorio, anche nel politico, nel sociale e nel culturale, nel quotidiano, a volte percepite in maniera inconsapevole. Sono convinto che la divulgazione possa passare anche attraverso la qualità, la validità delle fonti e i contenuti, credo che Peregrini possa rispondere a tutto questo.
Mi ha colpita particolarmente l’approfondimento del mito della sirena Partenope e del suo collegamento in età barocca con santa Rosalia. Ci può spiegare meglio perché il mondo cristiano aveva bisogno di appropriarsi di antichi miti e divinità pagane?
I punti di connessione tra antico e moderno, tra cristiano e pagano, tra mito e agiografia, sono innumerevoli, Partenope è ponte diretto sia a Rosalia che a Patrizia. Ma non solo, pensi alle tante connessioni tra culto mitraico e culto cristiano. Il tutto si gioca tra XV e XVII secolo: sebbene le sue fratture interne, il Cristianesimo è ormai la religione dominante dell’intero Occidente. Le plebi urbane e rustiche del Mezzogiorno d’Italia, e in generale del Mediterraneo, però, non hanno rimosso del tutto i loro trascorsi pagani. Piuttosto vivi, gli antichi culti pagani sono spesso assorbiti da quelli cristiani, e a tal ragioni salvaguardati da una definitiva eclissi. La Chiesa della Controriforma non può che volgere i suoi sforzi, per mezzo di sofisticate e plateali strategie, all’evangelizzazione delle «Indie di quaggiù». La promozione della santità sembra allora funzionale al contesto, valente apparato propagandistico della Chiesa controriformistica e della sua «produzione simbolica del sacro».
“Peregrini” è stato realizzato con il contributo di importanti saggisti e giornalisti. Perché ha scelto di accorpare più contributi anziché, ad esempio, lavorare a quattro mani con un solo saggista?
La scelta è d’obbligo. Ho scelto di affidarmi a più voci, perché ognuna ha una sua timbrica, una sua particolarità vocale, ognuna è un genere diverso dall’altro. Per intenderci, ogni saggista può dirsi una autorevole fonte di divulgazione per quello di cui si andrà a parlare in quello specifico saggio. Contiamo su nomi di assoluto prestigio accademico, si pensi a Rosario Pinto, Giuliana Albano, Giorgio Otranto, Giuseppe Michele Gala, Patrizia Manzo. Della causa anche giornalisti come Marco e Salvatore Perillo. Non solo. Della partita anche voci più “giovani”, ma egualmente autorevoli, mi riferisco ad esempio a Marco Scarfiglieri, il quale ha rivestito più ruoli nella stesura di Peregrini: storico e saggista (autore di quattro saggi all’interno del volume), ma anche curatore del progetto editoriale ed editor dell’opera per la casa editrice Santelli. Sono molto orgoglioso del mio team.
Progetti per il futuro? Ha già in cantiere un altro libro?
Come dire, oggi è già domani. Le storie da raccontare non si contano, anzi, potremmo dire che vadano moltiplicandosi. Vi è un cantiere aperto, un lavoro che mi vede affiancato proprio dallo storico ed editor Marco Scarfiglieri. Per ora, però, non sveliamo tutte le carte, godiamoci il Cammino di Peregrini. Vi aspettiamo in tanti in questo viaggio alla scoperta della nostra terra, accompagnati, come detto, da guide d’eccezione.