Per abitudine, inerzia o perché sottoposti a fonti di stress, mangiare le unghie è una pratica diffusa tra gli italiani. Ma quali sono le cause di questo vizio? Teorie psicologiche e psicoanalitiche hanno cercato di spiegare i motivi alla base di questo fenomeno sempre più emergente a causa di fattori economici e sociali che alimentano in maniera considerevole questo comportamento. Le risposte scientifiche sono diverse e il dibattito è ancora aperto. Una delle ipotesi più accreditate viene fatta risalire a Freud. Secondo il padre della psicoanalisi, questo gesto è espressione di un mancato superamento della fase orale da cui deriva una fissazione in questa zona quale fonte di piacere. Questa tappa dello sviluppo, che si situa tra gli 0 e i 18 mesi di vita, vede il piacere massimo provenire dalla bocca (allattamento). Chi mangia le unghie dunque, potrebbe aver avuto problemi in fase di allattamento o nella relazione diadica con la propria madre.
Se Freud sofferma la sua interpretazione sulla relazione soddisfacente o meno madre-bambino, altre scuole di pensiero vedono nell’onicofagia una forma di automutilazione, un modo per placare rabbia e aggressività inespressa verso l’esterno. Tuttavia, molti mangiatori accaniti di unghie dichiarano di avere questa abitudine anche quando non vivono situazioni stressanti. Come possiamo spiegarci questo vizio allora? Semplicemente prendendo in considerazione fattori più “banali”: se riflettiamo bene, sin da bambini tendiamo a portare le nostre mani alla bocca, quasi come se fosse un gesto automatico.
Infatti, durante lo sviluppo della coordinazione visione- prensione, il bambino tende a portare a sé gli oggetti esterni per adattarli alla sua bocca, per conoscerli e renderli familiari al proprio sé. La ricerca di ordine, attraverso il piacere della scoperta dell’oggetto, potrebbe essere una delle spiegazioni che consente di capire l’abitudine di mangiare le unghie. L’esigenza di livellarle evitando che crescano troppo o che si spezzino, potrebbe costituire una delle motivazioni per le quali l’automatismo si stabilisce divenendo duraturo nel tempo. La sensazione di piacere conseguente, deriva proprio dalla possibilità di poter fare ordine mettendo in atto un gesto che, contrariamente a quanto si pensa, è antiestetico e antigienico.
L’onicofagia è un fenomeno maggiormente frequente nei soggetti di età compresa tra i 6 e 18 anni, in particolare nella fase adolescenziale assume funzione di “calmante”, tiene a bada l’ansia derivante da eventi di vita stressanti. E’ stato scientificamente provato che questo comportamento è molto diffuso tra gli studenti universitari, sottoposti a stress quotidiani prolungati nel tempo. Tuttavia, la tendenza a rosicchiarsi le unghie resta un’abitudine dannosa che può comportare, in casi estremi, problemi di salute ( ingerire germi e batteri, i denti vengono continuamente sottoposti ad un’azione reiterata che ne compromette il posizionamento e ne determina lo slittamento). Perché allora avere brutte mani e un pessimo sorriso?