E’ una questione che pochi si sono posti, ma che tuttavia ha destato fascino e curiosità tra i ricercatori di tutto il mondo. Il cervello umano è programmato per ricordare più a lungo le esperienze che hanno destato in noi emozioni positive, situazioni che ci hanno trasmesso serenità e gioia e che con più facilità tendiamo a ricordare con maggiore frequenza. A sostenerlo è un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Timothy Ritchie del Dipartimento di Psicologia dell’University of Limerick, secondo cui questo processo servirebbe a preservare il nostro equilibrio attraverso il superamento di momenti negativi. Questo fenomeno è noto sotto il nome di Fading Affect Bias (FAB), tuttavia già noto alla comunità scientifica, anche se non era ancora chiaro se si potesse estenderlo a tutte le culture.
Il nuovo studio pubblicato sulla rivista Memory, mette in evidenza che questo fenomeno porta allo sbiadimento dei ricordi negativi e dunque nocivi e che riguarda tutte le culture. Il FAB tiene in sé un aspetto funzionale per la salute psicologica: “aiuta le persone ad elaborare la negatività e ad adattarsi in maniera efficace ai cambiamenti che si verificano nell’ambiente circostante mantenendo una visione positiva della vita, favorendo dunque il superamento delle difficoltà”.
Come i ricercatori sono riusciti ad ottenere questi risultati? Gli esperti hanno coinvolto 562 individui tra afro-americani, neozelandesi, ghanesi, tedeschi, nativi americani e hanno chiesto loro di raccontare in forma scritta le loro esperienze di vita e di riferire le emozioni che hanno provato nel momento stesso in cui stavano riportando alla memoria l’esperienza. Gli studiosi hanno dunque effettuato un confronto con le emozioni vissute nel passato con quelle riportate nel presente, rivelando che il fenomeno FAB si verifica indistintamente in tutte le culture a prescindere dal background socio-culturale dei soggetti. Questa capacità di mantenimento dell’intensità delle emozioni positive ha dunque una funzione adattiva e auto regolativa rispetto all’emozione negativa provata in quanto nel momento in cui il ricordo negativo riaffiora alla memoria, esso si presenta in maniera meno intensa, depotenziato nel la sua carica emotiva.
La presenza di questa straordinaria capacità mentale va a congiungersi ad un concetto fondamentale in psicologia, quello di resilenza, ovvero l’attitudine dell’individuo a resistere all’impatto di eventi negativi mettendo in atto molteplici risposte (coping). La resilenza fa riferimento all’importanza di puntare proprio su quegli fattori protettivi che aiutano l’individuo a rialzarsi, infatti la presenza si un sistema immunitario nel nostro cervello ci consente di superare quelle situazioni frustranti che nel momento stesso in cui le abbiamo vissute pensavamo di non poterle mai superare.