È opinione generale che il calcio, anche a livello minore, ormai è diventato solo un business, ha perso quasi del tutto i suoi valori di lealtà. Ma per nostra fortuna che amiamo questo sport, non di rado si certificano ancora grande passione e amore per questo sport, in grado di investire intere comunità che si uniscono ai propri beniamini per passare appassionate domeniche all’insegna di un gioco pulito ed entusiasmante, sia pure con enormi sacrifici economici.
Spesso è solo la pura passione che tiene in vita le sorti delle squadre minori. Ed è il caso dell’ASD Quarto, una piccola realtà calcistica di una cittadina di circa 40.000 abitanti nel territorio dei Campi Flegrei che, attraverso enormi sacrifici, dieci anni fa, approdò per la prima volta nella sua storia, in Serie D. Vi lascio immaginare l’entusiasmo e l’emozione della popolazione quartese che dal 1962, anno di fondazione del calcio in questa cittadina, attendeva un risultato così prestigioso per una giovane e “isolata” realtà calcistica. A volte i sogni diventano realtà, e quando nel calcio ciò avviene nei piccoli centri di periferia, la soddisfazione è doppia giacché in questi luoghi il calcio è ancora sostenuto dalla pura passione per questo sport e da un’avvincente partecipazione popolare.
Abbiamo chiesto ad uno dei protagonisti di quella promozione storica del Quarto, l’ex difensore centrale Carmine Esposito, napoletano, classe 1976, di raccontarci un po’ dall’interno, come ha vissuto quell’esperienza che per certi versi forse irripetibile.
Quando ha iniziato a giocare e in quali categorie?
Ho iniziato con le giovanili del Volla.
Ha trovato difficoltà ad inserirsi nel mondo del calcio?
Fortunatamente non ho avuto difficoltà perché ho un carattere molto solare andavo d’accordo quasi con tutti.
Come è stata la sua esperienza a Quarto?
La mia esperienza a Quarto mi ha segnato tanto calcisticamente. Per me è stata un’annata spettacolare, sia calcisticamente che umanamente. È stato un grossissimo campionato e poi Quarto mi è rimasto nel cuore, c’è gente molto passionale. Grande società quell’anno, un grande presidente, grandi tutti noi, con il grande mister Ciro Amorosetti. C’erano giocatori di spessore come Gennaro Monaco, Nicola Di Criscio e tanti altri.
Come è stato accolto e come ha trovato l’ambiente?
Mi sono sentito subito a casa per come si sono comportati i quartesi. Ho trovato un ambiente ideale per fare un certo tipo di calcio, passionale ma corretto, un grande entusiasmo popolare.
Lei che è stato uno dei protagonisti che nel campionato di Eccellenza 2006-07 ha contribuito alla sua promozione in Serie D del Quarto, cosa ricorda di quello storico risultato?
Ricordo la finale di ritorno contro la Taurianovese, una dura partita prima e dopo l’incontro. A parlarne mi vengono ancora i brividi. Siamo stati una squadra di grande carattere per quello che ci avevano preparato i calabresi: un clima di intimidazioni e minacce.
Se dovesse fare dei nomi di suoi colleghi che ha incontrato a Quarto ma anche altrove, chi citerebbe?
Tutti. Non c’è nessuno che non vada elogiato. Tutti grandi.
Quale è il ricordo più bello dell’esperienza a Quarto che si è portato con sé quando si è accasato altrove?
Un grande gruppo e una grande passione per questo sport.
Ci parli del suo rapporto con i tifosi quartesi e con la città.
Grande rapporto, persone passionali e di cuore.
Gioca ancora o ha appeso le scarpette al chiodo?
Sfortunatamente le ho appese già da un anno e mezzo. Adesso mi vado ha divertire in Prima Categoria. Però mi farebbe piacere rimanere nell’ambito calcistico per avere l’opportunità di operare con qualche società seria e con un progetto serio.
Se potesse tornare indietro, rifarebbe ancora l’esperienza nella compagine quartese?
Ritornerei con piacere a Quarto, magari rivestendo un ruolo importante. Ne sarei molto felice.