Lo scorso 7 maggio è stato il compleanno di Barbara D’Urso. 63 anni portati come se fosse una ragazzina. Come ha festeggiato la ricorrenza la Barbara nazionale? Con un’intenso fuori programma all’interno del suo “Pomeriggio 5” in onda su Canale 5 da ormai 12 anni. Un momento di condivisione pubblica di un vissuto privato in perfetto stile infotainment.
Il compleanno in diretta di Barbara D’Urso
Nel bel mezzo del suo programma televisivo “Pomeriggio 5”, tra la ricetta di un dolce e un’intervista, la regia indica a Barbara D’Urso di recarsi in una saletta accanto allo studio. Qui ad attenderla c’è uno dei suoi fratelli, il quale, come regalo, le propone un video che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita. Dall’infanzia, trascorsa con la madre morta prematuramente, al matrimonio, agli ultimi anni segnati dai successi televisivi. Una narrazione che ha toccato molto la festeggiata la quale non è riuscita a trattenere le lacrime. Come a dire: chi di lacrima colpisce, di lacrima perisce. La regina della tv spazzatura ha ricevuto lo stesso trattamento che in genere riserva ai suoi ospiti.
Il trionfo del trash in tv
Dopo i reality show, che hanno debuttato con il “Grande fratello”, e i talent show, come se il repertorio della tv spazzatura non fosse già abbastanza nutrito, arriva sul piccolo schermo l’infotainment. Un nuovo format nato dall’unione tra informazione e intrattenimento. Due esigenze legittime della televisione nel quadro di un’offerta varia ai propri telespettatori, ma in momenti separati, con programmi dedicati. Quando, invece, le due componenti si uniscono ne viene fuori qualcosa di simile a una creatura con tre teste, due code… Una lente che distorce la realtà. Le notizie di cronaca, bianca, nera o rosa che sia, diventano protagoniste di un improbabile storytelling dove i fatti affondano in un mare di sensazioni, emozioni, che poi diventano opinioni e convinzioni e le convinzioni diventano giudizi. Un’aberrazione che se i sociologi non vedono di buon occhio al pubblico piace. Fa male dirlo, ma la tv del dolore al pubblico piace.
Perché trionfa il trash?
Perché i programmi di questo genere, che riempiono i palinsesti delle nostre emittenti, piacciono così tanto? Semplicemente perché alimentano quella sensazione di sottile piacere che si prova nel vedere gli altri soffrire. Soddisfano quella curiosità che ognuno di noi ha per i “fatti degli altri”. Il dolore messo in piazza diventa uno spettacolo, in barba a ogni principio deontologico che regola l’informazione. Come ogni spettacolo che si rispetti crea empatia col pubblico, smuove le sue emozioni, lo fa ridere, lo fa piangere. Il particolare sul quale indugiare, le mille domande che ipotetici dibattiti con presunti esperti fanno sorgere ci danno la sensazione di essere esperti un po’ anche noi. Protagonisti di una verità costruita su presunte competenze acquisite all’università della televisione e di internet. Era davvero così noiosa l’informazione da avere bisogno di un “aiutino”? E soprattutto, abbiamo dimenticato che l’informazione, quella vera, fatta di fonti affidabili, riscontri e imparzialità è un nostro diritto?