Governare la regione è ben altra cosa
Salvatore Varriale, dottore commercialista, è un veterano del centro-destra napoletano e campano. Già parlamentare per la Democrazia Cristiana, lo è stato anche per Forza Italia, partito alla cui nascita e formazione ha contribuito. Attualmente siede nel consiglio comunale di Napoli nella fila del Pdl, e per il medesimo partito è candidato al consiglio regionale.
Dott. Varriale, i sondaggi danno Stefano Caldoro in netto vantaggio su De Luca. Era molto che in Campania non si verificava una situazione simile. Eppure, ripercorrendo la storia del “bassolinismo”, secondo diversi osservatori come De Marco e Maugeri, questa si può periodizzare in due fasi: la prima, durata fino al 1997-2000, è quella del Rinascimento e della luna di miele con i napoletani (Varriale storce il naso, ndr.); la seconda, un lento declino segnato da episodi negativi quali il mancato aggiudicamento dell’America’s Cup e l’emergenza rifiuti. Come mai il centro-destra ha avuto bisogno di dieci anni per tornare a vantare una posizione di forza, non riuscendoci prima?
La situazione campana è stata molto particolare. Bassolino, sindaco, ministro del Lavoro, governatore, è stato l’uomo forte del centro-sinistra in Campania e in tutto il Mezzogiorno. Quando nel ’96-’97 è nato l’Ulivo, Bassolino si è fatto collante di una coalizione di governo che andava dai centristi alla sinistra radicale, e l’ha tenuta insieme a livello locale anche quando non ci si riusciva a Roma. Ciò è stato possibile grazie alla lottizzazione: la sanità alla Margherita, il lavoro ai Ds, e così via. Il tutto in una regione disagiata come la Campania, dove la mancanza di lavoro, di abitazioni e di altro diviene motore per le clientele. Noi siamo rimasti schiacciati da questo meccanismo, e abbiamo avuto anche delle responsabilità politiche.
Crede che le polemiche relative alla candidatura di Conte, le quali lasciano trapelare una certa conflittualità interna tra alcuni esponenti del Pdl, e seguono la querelle delle dimissioni prima rassegnate e poi ritirate da Cosentino, possano danneggiare la campagna elettorale di Caldoro?
Non ritengo affatto. Questi sono problemi marginali, strumentalizzati. Nel centro-destra possono esserci frizioni, ma la coesione programmatica e la linea politica sono chiare. Ben altro avviene nel centro-sinistra, dove non c’è neanche questo e l’unico punto di contatto tra quindici liste è l’antiberlusconismo.
Teme che De Luca possa riuscire nella rimonta?
No. De Luca sarà stato pure un buon sindaco, ma di una città di duecentomila anime. Governare la regione è ben altra cosa. D’altronde la sua è una politica fatta di slogan, vuole far credere di rappresentare la discontinuità quando è a capo della stessa coalizione guidata da Bassolino. Per fortuna l’elettorato è più intelligente: c’è voglia di cambiamento rispetto agli sfaceli di quindici anni di centro-sinistra.
Lei è consigliere comunale. Che influenza possono avere le regionali sulle comunali di Napoli dell’anno prossimo?
Sono determinanti. Se vinciamo le regionali, ipotechiamo anche il comune di Napoli.
Roberto Procaccini