A farne le spese è sempre la base. Intervista a Carlo Aveta
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L’attenzione pubblica italiana è ora concentrata sulla grande querelle delle liste elettorali. Nel clamore di accuse di sabotaggio, rimbrotti, pareri di costituzionalisti, decreti interpretativi e (poca) autocritica, quando si riflette sul Pdl si pensa solo ai problemi che hanno riguardato Formigoni, e che continuano a riguardare la Polverini. Passano in secondo piano, consequenzialmente, alcune criticità concernenti il Pdl campano, e potrebbe erroneamente sembrare che per Caldoro tutto fili liscio. La presentazione delle liste di candidati, invece, anche qui ha creato non pochi problemi, non legati questa volta a firme, timbri o scadenze, ma semplicemente alla loro composizione. Il partito di Silvio Berlusconi aveva più volte ribadito, nel corso degli ultimi mesi, la volontà di iniziare un nuovo corso politico, fatto di chiarezza e legalità , a partire proprio dalla composizione delle liste elettorali. Era stato identificato un codice etico, e si era detto che chiunque non fosse stato al di sopra di ogni sospetto non avrebbe potuto partecipare alla prossima contesa elettorale nelle fila del Pdl. Ufficializzate le liste sono emerse le prime contraddizioni: saltano agli occhi la candidatura della Lonardo, come è noto rinviata a giudizio per vicende di concussione relative l’Arpac e sottoposta a una sorta di provvedimento di “esilio” dalla regione Campania, e di Roberto Conte, ex consigliere regionale della Margherita, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Questi sono casi che riguardano, però, liste in coalizione (rispettivamente Udeur e Alleanza di Popolo), per le quali il Pdl ha una responsabilità “minore”. Risultano più eclatanti allora altre candidature. Si parte da quella di Pietro Diodato, il quale rientra in alcune indagini della Dda per i rapporti di stampo affaristico-mafiosi intrattenuti con il cugino Giorgio Amabile, camorrista di lunga data affiliato un tempo alla NCO (Nuova Camorra Organizzata) di Cutolo. Diodato, per di più, è stato da poco rinviato a giudizio (insieme all’euro-deputato Rivellini e a Luciano Passariello) per i reati di truffa e falso: dal 2006, secondo la procura di Napoli, Diodato avrebbe spostato la residenza a Minturno unicamente per poter chiedere indebiti rimborsi spesa (per un totale di circa 20000 euro), senza mai spostare realmente il domicilio. Il consigliere regionale uscente, in ultimo, è stato querelato per minacce da Giovanni Di Cicco, il giornalista che per primo ha sollevato il caso relativo ai suoi guai con la giustizia. Non è solo questa le candidatura del Pdl a lasciare i più perplessi. Ve ne sono anche alcune di personaggi che, “puliti” da un punto di vista giudiziario, sembrano spiegarsi più per i rapporti personali con esponenti dell’apparato del Pdl che per militanza e radicamento sul territorio. E’ presente in lista l’imprenditrice Bianca D’Angelo, compagna del summenzionato eurodeputato Rivellini; le fa compagnia Luciana Scalzi, assistente personale del coordinatore nazionale Denis Verdini; vi è anche la giovanissima Romina Salvatorina Moretto, classe ’87, figlia del vicepresidente del consiglio comunale di Napoli Vincenzo Moretto. In quota rosa della lista Pdl nella provincia di Napoli, infine, troneggia la candidatura di Giovanna Del Giudice, ex-meteorina, avvenente laureanda in giurisprudenza facente parte del gruppo di giovani ragazze che il premier voleva presentare, fino a quando non è stato fermato dal polverone alzatosi a proposito, alle scorse Europee. Viviamo, per fortuna, in una democrazia liberale, e sarà quindi l’elettorato con il proprio voto a stabilire se queste candidature sono state opportune e vincenti, oppure no. I malumori di fronte a certe situazioni, però, non nascono solo in seno all’opinione pubblica, ma anche nella base del partiti stessi, perché per fare spazio agli uni, bisogna scartare gli altri. In tal senso ne abbiamo riprova a proposito di Carlo Aveta, giovane commercialista porticese, già intervistato dal Cinque Colonne Magazine circa un mese fa (https://www.cinquecolonne.it/ccm/?p=461 ndr).
Dott. Aveta, quando l’abbiamo sentita l’ultima volta lei si presentava come consigliere comunale di Portici per il Pdl, e come candidato per il medesimo partito alle prossime regionali. Scopriamo, invece, che ora è candidato nelle file de La Destra. Ci può spiegare che cosa è successo?
E’ successo che il Pdl si era dato delle regole in base alle quali alcune categorie di persone non potevano essere candidate. Non si poteva presentare chi non in linea con il codice etico del partito, chi vanta come unico merito la parentela con un politico, chi è già assessore alla Provincia. Invece questo non è successo, sono comparse anche alcune meteorine, e io sono stato fatto da parte.
I partiti dovevano presentare le liste dei candidati entro le ore 12.00 del 27 febbraio scorso. A lei, che aveva per certa la candidatura, quando è stato comunicato che non era più in lista Pdl?
Solo pochi giorni prima.
Il suo passaggio a La Destra che valore assume: è solo una parentesi?
Altroché. Mi sono autosospeso dal gruppo consiliare al comune di Portici. Un partito che non riconosce venti anni di militanza è un partito che non sa trattare con chi ha dato tanto senza ricevere niente, neanche la candidatura. La mia è una scelta definitiva.
Per l’ultima domanda vorrei spostare il focus dell’intervista. La Destra nasce nel 2007 come scissione di quanti non approvavano la fusione di Alleanza Nazionale, partito dal quale anche lei proviene, con Forza Italia. In discussione si metteva anche il rapporto da avere con la storia della destra italiana, rapporto che An già stava metabolizzando in un certo modo a partire dal ’94, e che La Destra invece esalta in altro modo. Tornando ora al suo passaggio dal Pdl a La Destra, ci può spiegare come viene vissuto da alcuni settori del Popolo della Libertà questa relazione con il Movimento Sociale Italiano?
Io, personalmente, posso dire che torno al mio vero partito. Ma non si dimentichi che il rapporto con un certo passato era alle spalle già in An, dopo la svolta di Fiuggi. La Destra guarda in avanti, ritiene che si possa formare anche in Italia un partito di destra come ne esistono in altri paesi europei. Noi non aderiamo al Partito Popolare Europeo, per intenderci. Comunque, mi fa piacere spiegare questo concetto con una citazione di Giorgio Almirante: «non rinnegare, non restaurare».
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Roberto Procaccini
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