Presentati a Città della Scienza i candidati e le liste del partito democratico nel sud
La macchina elettorale del Partito Democratico è partita, ed è imponente. La conferenza “Il Mezzogiorno che cresce” riempie la sala Newton della Città della Scienza al punto che non c’è più posto a sedere, l’entourage di De Luca ha organizzato le trasferte da Salerno e provincia per dare una dimostrazione di forza e di consistenza anche numerica agli occhi del segretario Bersani. I big del partito sono tutti presenti, da segnalare in particolare la presenza del sindaco Rosa Iervolino e quella, ancor più rilevante dal punto di vista politico, del governatore uscente della Campania Antonio Bassolino, salutato da applausi. Gli intereventi iniziali si soffermano sulla situazione meridionale, sul podio si succedono Enzo Amendola, segretario regionale del PD, Umberto Ranieri, responsabile dei democratici per le politiche del mezzogiorno, Andrea Cozzolino, europarlamentare e Sergio D’Antoni, deputato alla camera che riassume bene la prima tranche di interventi sul mezzogiorno: “Il Sud non fa una rivendicazione, ma offre una opportunità a tutto il paese per uscire dalla crisi: bisogna insistere sui deboli e sulle zone deboli del paese e il governo deve smettere di usare il FAS come credito facile per altre operazioni.” Dopo un breve intervento di Francesca Coletti dell’ARCI e del presidente dell’Unione Industriali Campania Giorgio Fiore l’incontro entra nel vivo, con la presentazione dei candidati del centrosinistra nel sud Italia: più delle presenze e degli interventi di Loiero (Calabria), De Filippo (Basilicata) e De Luca (Campania) però si fa notare un’assenza: quella di Nichi Vendola, candidato del centrosinistra in Puglia e leader di Sinistra Ecologia Libertà , personalità indicata come protagonista dell’appuntamento. Non c’è e nessuno ne parla, probabilmente le tensioni dialettiche dopo la candidatura di De Luca non sono ancora del tutto assorbite. Entrando nel merito delle dichiarazioni, il sindaco di Salerno De Luca ha risposto a ruota libera ad alcune domande, utilizzando un linguaggio asciutto e comprensibile, a tratti popolare, che gli è valso le ovazioni di una platea in verità non giovanissima e che ha riscaldato il clima. Il candidato ha evidenziato la necessità di “alzare la bandiera della questione morale: si parla non di avvisi di garanzia e palle varie, ma dei voti dei camorristi”, ancora, “non è più il momento di essere british, bisogna tirare fuori le sciabole”. Sui rifiuti “abbiamo sbagliato, punto. Ma dire che l’emergenza è finita è una palla, l’emergenza è davanti a noi, bisogna insistere con la raccolta differenziata e con gli impianti di compostaggio, così non serviranno altri termovalorizzatori”. Riallacciandosi al discorso dell’ambiente il vulcanico candidato ribadisce il suo “no alle centrali nucleari e alla privatizzazione dell’acqua” lanciando anche una frecciata al suo concorrente Caldoro: “è tanto un bravo ragazzo, tenero e delicato, ma ancora non si è capito che pensa a proposito, non si sanno i suoi programmi; noi invece siamo chiari: cercheremo di raggiungere l’autosufficienza energetica attraverso il fotovoltaico e la geotermica”. De Luca non è meno diretto quando saluta il governatore uscente: “Bassolino fa e farà parte della storia democratica della Campania, cercheremo di valorizzare quanto ci ha lasciato di buono, in particolare nei trasporti e nella ricerca scientifica. Per il resto voglio cambiare tutto, a partire dalla burocrazia e dal sistema politico: per fortuna l’assillo dei notabili della politica e delle trattative sul mercato delle nomine noi non lo avremo: ora questi notabili sono dall’altro lato”. Il sindaco di Salerno non si tira indietro neanche quando si parla delle sue vicende giudiziarie, addirittura legge gli atti d’accusa a suo carico e li spiega con molta chiarezza, rivendicando le sue decisioni: “rifarei tremila volte le stesse scelte, ho difeso 200 operai disoccupati, bisogna assumersi la responsabilità di difendere la povera gente senza paura di un avviso di garanzia, comunque non mi sottraggo al giudizio della legalità “. Chiude la giornata il segretario Bersani che tra un accenno al pasticcio delle liste in Lazio e a Milano, un quadro di quello che potrebbe essere il federalismo con le regioni in mano alla destra, una frecciata a Berlusconi (“inizia a sapere di vecchio, non può dare un’idea di futuro, non gli dobbiamo essere speculari”) afferma: “siamo più forti di quanto pensiamo, nelle nostre liste non ci sono valvassori e valvassini né uomini di paglia decisi ad Arcore, i nostri candidati sono espressione del territorio”.
Lorenzo Cicatiello