La pausa pranzo in ufficio è una sana abitudine? Il lasso di tempo che va per lo più tra le 13.00 e le 15.00 è un momento delicato nella giornata di chi lavora in ufficio. Consente di dare uno stacco alle attività della mattinata, ricaricare le energie che hanno subito una naturale flessione per poi riprendere con l’ultimo sprint fino all’ora di uscita. Come vivere la pausa pranzo è altrettanto importante: è preferibile consumare pasti leggeri e spostarsi dai luoghi di attività. Un’indagine condotta da American Pistachio Growers, associazione no profit che unisce i coltivatori di pistacchi americani, in collaborazione con mUp Research, ha indagato le abitudini alimentari dei campani nel corso della loro normale giornata lavorativa per scoprire quali siano i fattori che influenzano i comportamenti alimentari sul luogo di lavoro.
La scrivania: quanto è difficile lasciarla
Dalla survey è emerso che i campani considerano sacra la pausa pranzo: l’82% degli intervistati se la concedono regolarmente. Tuttavia, la mancanza di tempo costringe spesso 2 lavoratori su 3 a saltare la pausa pranzo, l’assenza di spazi adeguati dove consumare il pasto è lamentata da 2 individui su 5 mentre l’impossibilità di variare la propria alimentazione è un impedimento per 1 lavoratore su 5.
La regola aurea della pausa pranzo dovrebbe essere consumarla lontano dalla scrivania e soprattutto non mentre si svolgono le attività lavorative. Dalle interviste, invece, è emerso che 1 campano su 3 pranza alla propria scrivania e lavora contemporaneamente. L’intento è portarsi avanti con il lavoro, il risultato è un maggiore stress e una drastica riduzione delle riserve fisiche e mentali che impattano negativamente sulla produttività del pomeriggio.
Il 20% degli intervistati, invece, trascorre la propria pausa pranzo al ristorante mentre il 15% degli intervistati ha affermato di mangiare un panino veloce in piedi.
Pausa pranzo in ufficio: cosa mangiano i campani
Cosa mangiano i campani durante la loro pausa pranzo in ufficio? La scelta degli alimenti risulta altrettanto importante poiché anche un pasto troppo pesante può incidere sulla produttività pomeridiana. Il 35% degli intervistati ha dichiarato che il pranzo che consumano sul posto di lavoro è portato da casa. La scelta risponde a un’esigenza di alimentarsi in modo corretto. A questo proposito, 3 campani su 10 giudicano “corretta” la propria alimentazione quotidiana sul luogo di lavoro. Tra coloro che, invece, non ritengono di alimentarsi correttamente, 2 individui su 5 lamentano la mancanza di tempo.
Importante, secondo gli intervistati, anche la pausa snack, utile per dedicarsi un veloce momento di restart.
A questo proposito, 7 campani su 10 affermano di fare almeno una pausa snack ogni giorno e quasi 1 su 3 ne fa almeno 2. Il tempo a disposizione è sempre poco, così 1 campano su 2 fa la propria pausa snack alla scrivania. Di contro, il 7% dichiara di non fare mai pause snack e fra coloro che non le fanno mai o quasi mai, le poche volte che hanno luogo, vengono fatte addirittura in piedi (21%). Tra gli snack consumati al primo posto c’è la frutta secca con il 44% delle preferenze. Al secondo posto (37%) c’è la barretta di cioccolato mentre al terzo la frutta fresca (35%).
Attività fisica contro la sedentarietà
La vita di ufficio ha come risvolto negativo la sedentarietà. Per contrastarla la soluzione sta nell’attività fisica praticata con regolarità. Oltre metà dei campani dichiara di non farla mai o quasi mai durante la giornata di lavoro e solo il 5% la pratica con regolarità. Fra coloro che effettuano attività fisica durante la giornata lavorativa, oltre 7 campani su 10 dichiarano di fare almeno una passeggiata, mentre il 21% afferma di fare della ginnastica per rilassare il collo. Solo il 5% dice di trovare il tempo di andare in palestra in pausa pranzo. Tra le motivazioni fornite per non praticare attività fisica in primis vi è la scarsità di tempo (47%) seguono la mancanza di spazi adeguati (37%) e la scomodità (23%).
L’attività fisica risulta il metodo migliore per allentare le tensioni accumulate sul lavoro che possono causare un progressivo cambio di alimentazione, causando disturbi nutrizionali. Dall’indagine è emerso che oltre 5 campani su 10 credono di soffrire di questa patologia.
In copertina foto di Silvia Rao da Pixabay