Le indagini del commissario Ruffo
“Paura ai Grandi Magazzini” di Giuseppe Esposito edito da Stamperia del Valentino non è il classico giallo. E’ una storia che ci riporta indietro nel tempo, tra personaggi illustri che hanno vissuto e operato nel territorio campano. E’ un viaggio nelle vite ma innanzitutto nella psicologia e nell’ animo di queste persone, come ci ha raccontato lo stesso autore nella nostra intervista.
“Paura ai Grandi Magazzini” di Giuseppe Esposito è un noir ambientato a Napoli nei primi del ‘900, agli sgoccioli della Belle Époque. L’autore catapulta il lettore nella cronaca nera di quegli anni, intrecciando le indagini del commissario con quella di grandi personalità, fiori all’occhiello della città partenopea.
Il commissario Ruffo deve indagare su alcuni casi di omicidi ai danni di giovani donne, ma si fa strada nella sua mente l’idea che forse si tratta di un caso unico nella cronaca cittadina del tempo, forse si tratta di un serial killer.
Ruffo allora chiede supporto a Matilde Serao, direttrice de Il Giorno, che riesce a combinargli un incontro con il dottor Leonardo Bianchi, fondatore della psichiatria moderna, presso lo studio del dottor Antonio Cardarelli, luminare della scuola medica napoletana. Le indagini continuano e Ruffo scopre che le vittime sono tutte commesse dei Grandi Magazzini Mele, azienda all’avanguardia nel panorama italiano. Seguendo una pista sconcertante, Ruffo scopre una verità che lo porta sulle orme di uno strano scienziato…
Giuseppe Esposito ènato a Napoli nel 1948. Laureato in Ingegneria, è stato dirigente e consulente di Direzione d’Azienda in Italia e all’estero. Autore di racconti e romanzi, ha collaborato col quotidiano “La Città”, di Salerno. Responsabile della Rubrica “Cultura” sul quotidiano on line Salerno news 24. Tra i vari romanzi pubblicati con La stamperia del Valentino, ricordiamo Vacanze ad Ischia, Delitto agli studios, L’ombra della loggia, Il marchese infingardo, Un uomo da poco, Finalista al Premio Garfagnana, in Giallo 2021.
Ho avuto il piacere di scambiare qualche battuta con Giuseppe Esposito a cui ho chiesto maggiori informazioni sulla parte storica del suo noir e qualche consiglio da dare agli scrittori emergenti.
“Paura ai Grandi Magazzini” di Giuseppe Esposito
Paura ai Grandi Magazzini è il suo ultimo romanzo. Ci può anticipare quali sono i fatti storici che fanno da sfondo alle indagini del commissario Ruffo?
Il primo dei fatti storici alla base del mio romanzo più recente è quello legato alla vita di Efisio Marini, in cui mi imbattei per caso qualche tempo fa. Efisio Marini, era un medico di Cagliari che si applicò allo studio di un particolare campo: la conservazione delle spoglie umane. Prima di lui si erano cimentati, in quel campo il naturalista e matematico fiorentino Girolamo Segato, a fine Settecento e poi il medico lombardo Paolo Gorini. Ma per Efisio Marini quella della conservazione divenne quasi la missione della sua vita e riuscì ad ottenere risultati davvero stupefacenti. I cadaveri a lui affidati conservavano nel tempo lo stesso aspetto, il colorito e la consistenza dei tessuti che avevano al momento del trapasso. I risultati delle sue ricerche furono portati anche all’Esposizione Universale di Parigi, dove attrassero l’attenzione dell’imperatore Napoleone II che volle conoscere personalmente il Marini.
Nonostante questi successi, In Italia Marini non riuscì mai ad ottenere alcun riconoscimento accademico e nessuna cattedra universitaria. Fu osteggiato ed isolato dai suo colleghi. Cercò di esercitare poi la professione medica, abbandonando le sue ricerche, ma la cattiva fama che gli si era creata intorno non glielo permise. Morì povero ed isolato nella sua casa di Napoli, una traversa del Rettifilo. La sua doveva essere, credo, una personalità alquanto problematica ed i cui disturbi furono amplificati dalla mancanza di riconoscimento del valore del suo lavoro. Ed io ho immaginato che tali disturbi psicologici potessero essere stati trasmessi anche a qualche suo eventuale discendente, aggravati dal risentimento contro la società che aveva spinto ai margini il Marini. Per questo ho chiamato in causa anche il dottor Leonardi Bianchi, fondatore della moderna psichiatria italiana e che operò a Napoli.
Lei è autore di numerosissimi libri gialli. Da dove trae ispirazione per i suoi racconti sempre avvincenti e ricchi di suspense?
Prima di essere scrittore sono stato a lungo un lettore onnivoro. Per lavoro ho viaggiato molto in tutto il mondo. Ho passato gran parte della vita tra aeroporti, treni, hotel e ristoranti, sempre da solo, ma sempre in compagni di qualche libro. Il mio interesse spaziava dalla narrativa alla storia e, soprattutto, quella di della mia città natale: Napoli. Pertanto l’ispirazione mi viene dalle mie letture oltre che dalla vita vissuta, dai racconti ascoltati e dagli episodi vissuti nel corso della mia vita.
In Paura ai Grandi Magazzini lei chiama in causa grandi personaggi che hanno fatto la storia culturale, scientifica e imprenditoriale dl nostro Paese. Qual è, tra questi, quello che l’ha affascinata maggiormente?
Quando guardiamo a Napoli ed al nostro sud, oggi, non possiamo che rammaricarci per le condizioni in cui versa. Eppure c’è stato un tempo in cui Napoli, sebbene spodestata del ruolo di capitale che ha ricoperto per secoli, ancora riusciva a competere con le più grandi capitali europee. Tale periodo è quello che coincise in Europa con la Belle Epoque, a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. In quegli anni Napoli era ricca di fermenti artistici, scientifici e culturali. La canzone italiana era diffusa in tutto il modo. A Napoli operavano poeti come Di Giacomo, Bovio, Russo e numerosi altri. A Napoli era Matilde Serao, prima donna al mondo a fondare e a dirigere due giornali. A Napoli era Benedetto Croce punto di riferimento per tutta la cultura italiana e Napoli si distingueva anche in campo medico con figure quali Antonio Cardarelli o Leonardo Bianchi.
A Napoli sorse ad opera dei fratelli Emiddio e Alfonso Mele una delle aziende all’avanguardia nel campo commerciale. Un’azienda che nulla aveva da invidiare a quelle famose quali Le Galerie Lafayette di Parigi, o ai Magazzini Harrod’s di Londra. Esempi che ci inducono a chiederci perché una città con un così alto potenziale di inventiva e di fantasia sia oggi costretta ad un ruolo così umiliante e ad essere additata solo per i suoi aspetti peggiori. La questione meridionale nacque solo a causa del modo in cui l’Unità del paese fu realizzata. Dai piemontesi con intenti predatori e che gettò il sud nella più grande miseria mai conosciuta ed in quello stato ancora siamo costretti
Può dare qualche consiglio agli scrittori emergenti che come lei amano il genere giallo? Qual é (o quali sono) gli elementi che uno scrittore non deve assolutamente trascurare?
Quanto ai consigli agli scrittori esordienti non posso che invitarli ad essere tenaci a tentare sempre, perché oggi il mercato editoriale è inflazionato da migliaia di titoli. Per le case editrici il libro è divenuto un oggetto di largo consumo come può essere una saponetta ed allo stesso modo esso viene proposti al mercato. La qualità dei testi viene spesso messa in secondo piano e si pubblicano solo libri scritti o attribuiti a personaggi che abbiano raggiunto una certa fama nel gran circo mediatico attuale. Pertanto se si vuole davvero scrivere occorre applicarsi con abnegazione a produrre opere di valore che si distinguano nel gran mare della mediocrità oggi imperante e continuare a proporre le proprie opere.
Bisogna anche sperare che la dea fortuna ci permetta di fare gli incontri giusti e bisogna davvero essere sicuri della validità dei propri scritti. Per questo, nel campo poi del romanzo storico occorre documentarsi con cura ed immaginare intrecci che sappiano attrarre il lettore e tenerlo agganciato fino alla fine. Occorre per questo essere dotati di grande fantasia e soprattutto leggere, leggere molto prima di applicarsi alla scrittura. Occorre essere ben padroni del linguaggio e ciò si acquisisce solo leggendo.
Relativamente ai suoi romanzi, qual è il complimento più bello che ha ricevuto?
Per quanto riguarda i complimenti che più mi fanno piacere sono quelli legati alla natura ed alla strutturazione dei miei personaggi. Cerco sempre di creare figure che non siano ad un’unica dimensione, ma che siano uomini o donne dotati di umanità e di una psicologia, di atteggiamenti quali quelli riscontrabili nella vita reale. Ogni mio personaggio è pertanto una figura viva e non una silhouette. Nessuno è solo quello che fa, ma una donna o un uomo che vive la vita da ogni punto di vista. E spesso molti dei miei lettori mi hanno riconosciuto questo merito. I miei personaggi vivono.