(Adnkronos) – I 27 Stati membri dell’Ue cercano di stringere sulla riforma del patto di stabilità, che va concordata entro fine anno per evitare il ritorno delle vecchie regole, sospese nel marzo 2020 e da molti ritenute ormai inadeguate. La ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino, al termine dell’Ecofin di oggi a Bruxelles, ha annunciato che intende convocare un Ecofin straordinario alla fine di novembre, con l’obiettivo di chiudere l’accordo sulla riforma nel Consiglio di dicembre.
Nell’Ecofin di oggi, ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, “abbiamo compiuto ulteriori progressi” nel processo di riforma del patto di stabilità, “poiché la presidenza spagnola ha lavorato instancabilmente per un accordo”. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, che è anche il leader dell’Fdp, partito che sta pagando un pesante prezzo elettorale per la permanenza in coalizione con Spd e Verdi e che ha dunque la necessità politica di uscire da questa partita con un risultato spendibile di fronte al proprio elettorato, è parso più possibilista che in passato: “E’ cresciuto il mio ottimismo – ha detto – sul fatto che possiamo riuscire ad avere un’intesa politica quest’anno. Se riusciremo a trasferirla in un testo giuridico, è ancora una questione aperta”. Lindner ha aggiunto che c’è ancora “molto lavoro da fare” sui “numeri”.
Calvino, riprendendo la metafora del Camino de Santiago, ha detto che “come i pellegrini, iniziamo a vedere la cattedrale al termine del cammino”. Di fatto, la Germania ha chiesto e ottenuto di inserire nella ‘landing zone’ due richieste: una soglia minima annua di riduzione del rapporto debito/Pil per i Paesi sopra il 60% e una soglia minima annua per la riduzione del deficit. Cruciali, ovviamente, saranno le cifre che verranno inserite a corredo dei due parametri. La presidenza spagnola sembra intenzionata a recepire le due richieste tedesche, mettendo però a corredo cifre il meno possibile punitive.
L’Italia, che rispetto alla Germania è il polo opposto nel negoziato, non chiude, ma non appare intenzionata ad approvare una riforma purchessia: se le nuove regole sono peggiorative, è il ragionamento, allora tanto vale tenersi il vecchio patto di stabilità. Ovviamente si negozia e si continuerà a negoziare, e molto dipenderà dai numeri, ma per il Paese appare particolarmente problematico accettare una soglia minima annua di riduzione del deficit, come chiede la Germania, un elemento che conferisce rigidità ad un sistema che doveva essere più flessibile. Oltretutto, si tornerebbe così a complicare il quadro regolatorio, quando uno degli obiettivi dichiarati era quello di renderlo più semplice rispetto al vecchio patto, fatto di regole molto complicate, incomprensibili al grande pubblico e pertanto molto difficili da comunicare con efficacia.
Per Calvino, la colonna portante del sistema restano “i percorsi di spesa specifici per Paese a medio termine: questo è il nucleo e la colonna portante della zona di atterraggio, con una serie di misure di salvaguardia che ovviamente continueranno a garantire l’equilibrio tra l’obiettivo di ridurre il debito e il rapporto deficit/Pil e il sostegno alla crescita, favorendo gli investimenti e le riforme che rispondono alle esigenze europee”.
Per quanto invece riguarda la riduzione del debito, l’Italia concorda con l’obiettivo, avendo un rapporto debito/Pil secondo solo a quello della Grecia, purché sia sostenibile per l’economia nazionale: la cura non deve uccidere il paziente. La porta, però, non è chiusa: il negoziato continuerà nelle prossime settimane. La ministra spagnola ha detto di non aver sentito “da nessuno Stato membro” esprimere la preferenza per un ritorno delle vecchie regole.
Al contrario, ha riferito la politica spagnola, “ho visto un consenso, un unanime impegno da parte di tutti gli Stati membri a raggiungere l’accordo sulle regole il prima possibile, in modo da poter effettivamente assistere alla transizione nel corso del 2024 e dare fiducia ai mercati e ai cittadini”. Per Calvino, “sta emergendo un ampio accordo sugli elementi costitutivi del quadro, sui meccanismi che dovrebbero essere istituiti per garantire l’applicazione delle nuove regole e anche sulle garanzie che devono essere integrate nel sistema. Ciò che resta, ovviamente, è la messa a punto dei dettagli e la calibrazione”.
Intanto, Germania e Francia continuano a trattare bilateralmente: Bruno Le Maire e Christian Lindner si vedranno anche la settimana prossima per cercare una “intesa franco-tedesca” per la riforma del patto di stabilità. Queste trattative bilaterali, per la presidenza spagnola, sono utili a trovare un accordo e non sminuiscono il ruolo di Madrid come mediatore. Le trattative, dunque, proseguiranno a pieno ritmo nelle prossime settimane. Per Calvino, “non si raggiungerà un accordo finché non sarà concordato tutto”, ma lo scambio di oggi evidenzia “i progressi significativi che abbiamo compiuto nelle ultime settimane e apre la strada verso un pacchetto equilibrato”.
Per raggiungere l’obiettivo, “nei prossimi giorni diffonderemo la corrispondente proposta di testo giuridico e accelereremo: lavoreremo a livello tecnico, con l’intenzione di convocare un Ecofin straordinario verso la fine di novembre. Continueremo a lavorare insieme e ad ascoltare con molta attenzione le opinioni di tutti gli Stati membri, nell’ottica di concludere l’accordo nell’Ecofin di dicembre”.
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