Il Patto di stabilità e crescita sta per tornare anche se in forma diversa. L’accordo in sede europea dovrebbe arrivare entro Natale. Gli incontri finora avuti tra i ministri dell’Economia europei non hanno portato a nessun risultato non avendo appianato le divergenze sui nuovi parametri da adottare. Cosa sta accadendo e, soprattutto, cosa accadrà? Per rispondere alla domanda facciamo un passo indietro e ricapitoliamo l’intera questione.
Cos’è il patto di stabilità e crescita
Il Patto di stabilità e crescita è un concetto chiave della politica di bilancio europea. Di quella politica, cioè, che si occupa di spesa pubblica e di prelievo fiscale, che mira al risanamento dei conti pubblici ponendosi al tempo stesso obiettivi di crescita. Introdotto nel 1997, contribuisce a rafforzare la vigilanza delle politiche di bilancio dei Paesi aderenti. Si basa, infatti, su due principi:
- il deficit pubblico non deve superare il 3% del Pil
- il debito pubblico non deve superare il 60% del Pil
Tali regole servono a evitare che le politiche di bilancio dei vari Paesi vadano verso direzioni considerate problematiche, e a correggere disavanzi di bilancio e livelli di debito pubblico eccessivi.
I Paesi che superano i parametri indicati dal Patto di stabilità possono essere destinatari di una procedura di infrazione. Se il Paese oggetto della procedura rientra nei parametri, la procedura stessa viene interrotta, in caso contrario si procede con una sanzione.
La pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi energetica
Nel 2020, per la prima volta nella storia, il Patto è stato sospeso. La motivazione è stata consentire ai Paesi dell’Unione europea di spendere nelle modalità ritenute più consone in risposta all’emergenza sanitaria scoppiata in conseguenza della pandemia da Sars CoV-2. Negli anni successivi, la crisi economica scaturita dalla pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina, hanno indotto le istituzioni europee a prorogare la sospensione. Il Patto di stabilità tornerà in vigore, dunque, a partire dal 2024. La difficoltà generale nel rientrare nei parametri stabiliti dal Patto, riscontrata negli anni precedenti, imporrà, però, alcuni cambiamenti.
La riunione fiume, tenutasi tra i ministri dell’Economia dei Paesi aderenti il 7 dicembre e durata tutta la notte, non ha portato a un accordo, per cui sarà necessaria una nuova riunione che, però, vedrà coinvolti i leader dei Paesi in questione. Dovranno discutere la proposta di riforma avanzata dalla Commissione europea elaborata allo scopo di far rientrare nei parametri tutti i Paesi dell’Unione.
Le trattative per raggiungere l’accordo
La difficoltà nel trovare un accordo sta nella distanza tra le posizioni di quei Paesi, come l’Italia, che vorrebbero una maggiore elasticità, margini di spesa più alti e, al tempo stesso, un percorso di rientro del debito più lungo. Altri Paesi, come Germania e Olanda, sono per una linea più rigorosa che permetta di rientrare nei parametri europei quanto prima.
Resta fermo, però, il concetto di personalizzazione dei tempi di rientro e la volontà di trovare un accordo. La riforma proposta dalla Commissione europea dovrà essere approvata improrogabilmente entro fine anno ma ci sono segnali che fanno pensare a un accordo già entro Natale.