Il mondo del cinema non è solo fatto da quelle pellicole che tutti noi amiamo vedere in sala oppure seduti sul nostro amato divano. In Italia c’è un vero e proprio patrimonio cinematografico privato da conoscere e scoprire. Con questo scopo nasce “Archivio Aperto” che in questo 2022 giunge alla sua quindicesima edizione.
Patrimonio cinematografico privato, alla scoperta di Archivio Aperto
Archivio Aperto nel corso degli anni è diventato uno dei più importanti Festival internazionali sulla valorizzazione delle immagini d’archivio, un appuntamento fisso per la riscoperta di un patrimonio che va dal cinema sperimentale e d’artista, al film diario e al film di famiglia come fonte storica e antropologica. Nell’esperienza ventennale di Home Movies molte sono le strade percorse per “mettere l’archivio al mondo”, farlo parlare, agire e (re)agire nel contemporaneo.
Patrimonio cinematografico privato: intervista a Paolo Simoni, direttore artistico di Archivio Aperto e Presidente di Home Movies
Per fare un viaggio alla scoperta del Patrimonio cinematografico privato necessitiamo di una guida esperta. Proprio per questo motivo, abbiamo rivolte diverse domande a Paolo Simoni, direttore artistico di Archivio Aperto e Presidente di Home Movies:
Partiamo con una domanda per conoscerci meglio: cos’è e come nasce Home Movies?
Home Movies è un archivio di rilevanza nazionale con base a Bologna che si occupa della raccolta, conservazione, digitalizzazione e valorizzazione dei film di famiglia e del patrimonio amatoriale italiano in formato ridotto, quindi 9,5mm, 8mm, 16mm e Super8. Ad oggi contiamo più di 30.000 pellicole, un pezzo consistente di storia filmata dal basso che va dagli anni Venti a Ottanta del Novecento. Il nostro è un tesoro sconfinato ed eterogeneo, sia per contenuti che per forma, fatto di memorie altrimenti perdute e sguardi inediti sulle usanze degli italiani, sulle trasformazioni della famiglia, della figura femminile, dei costumi, della politica, del lavoro, delle metamorfosi delle città e del paesaggio. Queste microstorie, come spesso ci piace definirle, racchiudono tutto ciò che in generale riguarda lo scorrere della vita, del nostro stare insieme, della collettività.
Il nostro lavoro si concentra su più aspetti, in una prima fase nella raccolta delle memorie filmate, che può avvenire tramite donazione volontaria, sia di un privato cittadino che scopre di avere delle bobine in casa del genitore o del nonno, ma anche di imprese, associazioni o altri enti culturali e non. A questo patrimonio si aggiungono anche i film d’artista e indipendenti italiani degli anni Sessanta-Settanta e spesso ci capita anche di conservare i film della famiglia degli stessi, come nel caso di Massimo Bacigalupo.
Quali sono gli aspetti del vostro lavoro?
Uno degli aspetti più appassionanti è l’incontro con il donatore e il rapporto che si instaura con esso, specialmente nel caso dei fondi più ingenti, poiché abbiamo accesso totale alla sua storia privata. Una volta digitalizzate cerchiamo di non “chiudere” queste memorie nell’archivio con lo scopo di dare loro nuova vita tramite l’incontro con gli spettatori: dal privato, al pubblico, per poi ritornare al privato, alla sfera di chi osserva
Ciò su cui ci siamo concentrati negli ultimi anni sono le modalità con cui far “uscire” queste immagini. Ci siamo concentrati su percorsi curatoriali specifici che potessero accompagnare il fruitore e nel 2020 è infatti nato Memoryscapes – il cinema privato online, la prima piattaforma italiana dedicata al cinema privato online totalmente gratuita e accessibile worldwide che gode del sostegno finanziario della Regione Emilia Romagna e dal MiBACT. Attualmente ospita solo una piccola parte del nostro patrimonio, circa 4.000 pellicole, ma si arricchisce ogni anno attraverso sezioni tematiche, l’ultima Sport e Giochi.
Memoryscapes ha in questo senso una duplice funzione, di essere un bacino esplorativo per il pubblico comune ma anche una preziosa fonte storica per ricercatori: ogni clip è munita di un numero di inventario e chiunque può contattare l’archivio e richiedere l’intero materiale. Anche se prima ancora di Memoryscapes, il primo vero momento di incontro con il pubblico fu nel 2007 con Archivio Aperto.
Proprio quest’anno Home Movies compie 20 anni: l’archivio nacque infatti nel 2002 come progetto indipendente dalla visione comune mia e di Mirco Santi e dall’unione delle nostre competenze – storica da un lato e tecnico-scientifica dall’altro – e di tutte quelle persone che si sono aggregate nel corso degli anni contribuendo alla crescita dell’archivio. Nel 2010 veniamo riconosciuti dal Ministero come archivio di interesse storico particolarmente importante, che per noi è stato sinonimo del riconoscimento ufficiale del patrimonio filmico familiare e amatoriale italiano.
Nel corso di questi due decenni l’attenzione verso i film di famiglia e il formato ridotto è aumentata, così come la letteratura scientifica a riguardo e siamo contenti del fatto che molte persone si siano avvicinate ad esso grazie anche al nostro lavoro. Crescono anche le richieste di materiale da parte di produzioni e registi, siano le loro opere documentarie, fiction o serie tv: un altro settore in crescita è proprio quello delle ricerche d’archivio, gestito all’interno di Home Movies da Michele Manzolini (regista insieme a Federico Ferrone de Il Varco, vincitore del premio EFA per il Miglior Montaggio 2020).
Ad esse si affiancano anche le collaborazioni con importanti musei nazionali: nel 2022 abbiamo collaborato con il Museo Salvatore Ferragamo per la mostra Donne in equilibrio dedicata a Wanda Miletti Ferragamo, con M9 – Museo del ‘900 di Mestre per la mostra GUSTO! Gli italiani a tavola (entrambe in corso) ma anche con il PAC di Milano dove abbiamo allestito una project room con i filmati scientifici d’archivio di Vincenzo Neri.
Edizione numero quindici per Archivio Aperto, qual è la storia dietro questo festival?
Archivio Aperto nasce nel 2007 con un’edizione zero che era, come si intuisce dal nome, una giornata d’apertura dell’archivio per mostrare alla collettività, principalmente bolognese, il materiale raccolto e digitalizzato nel corso dei primi anni. Cadeva il 27 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale del Patrimonio Audiovisivo UNESCO. Nel corso degli anni si è arricchita come una vera rassegna sviluppata su più giornate: sin da subito abbiamo cercato di ampliare il raggio al patrimonio internazionale in formato ridotto, divenendone uno dei principali riferimenti italiani.
La nostra ambizione è sempre stata quella di esplorare portando attenzione ai generi marginali con programmi e retrospettive dedicate ai maggiori nomi del cinema amatoriale, dell’home movies e del found footage, da Ross McElwee a Gustav Deutsch, fino a Jonas Mekas, Boris Lehman, David Perlov, Maya Deren e Péter Forgács. Nel 2018 abbiamo anche inaugurato la sezione speciale Art & Experimental Film, dedicata al cinema d’artista italiano degli anni ’60 e ’70.
Ovviamente Archivio Aperto non è solo proiezioni, la maggior parte delle quali in pellicola, che ne ha fatto una delle nostre principali caratteristiche, ma anche installazioni, workshop, incontri. L’idea è che sia un momento di riflessione sull’immagine, sulla storia, e quindi sul presente, uno spazio di riflessione nazionale ed internazionale sull’uso pubblico delle immagini private.
Quali sono le sue sensazioni per l’edizione di quest’anno?
L’edizione di quest’anno, che è appunto la quindicesima, è portatrice di cambiamenti ma anche di un’evoluzione necessaria e in un certo senso naturale di quello che è stato il festival negli ultimi anni. Una riflessione che è in corso da anni e che si è acuita con la pandemia che ci ha portato a ripensare le modalità di fruizione e definizione del programma (l’edizione 2020 e 2021 sono state la prima totalmente e la seconda in parte online).
Nel 2022 Archivio Aperto diventa infatti festival inaugurando il primo concorso internazionale in Italia dedicato ai film di found footage e al riuso del materiale d’archivio, nello specifico privato.
All’interno delle precedenti edizioni abbiamo sempre dato spazio a queste opere, sia di patrimonio che contemporanee. Inoltre, è evidente come negli ultimi anni il numero di opere di found footage sia aumentato rientrando nelle programmazioni dei più prestigiosi festival internazionali, da Cannes a Berlino. Archivio Aperto vuole essere una vetrina italiana per questi titoli ma anche un laboratorio d’archivio che ha lo scopo di interrogare il ruolo di queste immagini sul piano visuale, storico, etico, politico, sociale e di valorizzare il patrimonio del cinema privato.
Vogliamo crescere come hub di formazione, appuntamento di aggiornamento e networking: ci immaginiamo un luogo dove studiosi, storici, accademici, registi, artisti, musicisti, insegnanti, studenti e curiosi possano ritrovarsi e scambiare idee, esperienze e visioni. Resta l’attenzione al cinema sperimentale di patrimonio, restano le proiezioni in pellicola e la presentazione dei fondi restaurati nell’ultimo anno grazie al sostegno della Regione Emilia Romagna: il passato incontra il presente, come sempre, anche attraverso l’incontro tra locale e internazionale. Quest’ultima è la dimensione su cui abbiamo puntato maggiormente. Stiamo per chiudere la selezione proprio in questi giorni, che ha visto la direzione curatoriale di Sergio Fant, programmatore internazionale.
Altra novità di quest’anno è l’avvio della sezione Archive Lovers Labs, uno spazio rivolto principalmente a studenti dedicato all’approfondimento di alcune pratiche legate alla valorizzazione d’archivio: tra questi un workshop di 3 giorni sulla sonorizzazione delle immagini d’archivio private che sarà tenuto da Laura Agnusdei e Massimo Carozzi, che si terrà a Bologna dal 23 al 25 settembre, le cui opere saranno poi mostrate durante il festival. Abbiamo inoltre aperto una call per una Giuria Giovani composta da studenti e studentesse di cinema provenienti dagli atenei italiani e per Archive Beat, un percorso più strutturato composto da incontri e workshop specifici, pensato per coloro che stanno per terminare gli studi e si muovono in ambito cinematografico. L’idea è di unire una riflessione dedicata al riuso creativo delle immagini e offrire anche spunti di tipo professionale e lavorativo.
“Bring the archive into the world”, questo è il “sottotitolo” di Archivio Aperto 2022: cosa vuol significare?
Mettere l’archivio al mondo. È questa l’idea dalla quale nasce questa edizione ma anche tutto il lavoro che come Home Movies portiamo avanti sin dalle origini, con lo scopo di restituire alla comunità le immagini del cinema privato e nella convinzione che siano una grande mappa collettiva che dal passato ci aiuta a comprendere il presente e a costruire il futuro. Come si intuisce dalla call – che per noi è un piccolo manifesto – abbiamo deciso di dare alla selezione un taglio etico e politico, nato proprio da una riflessione sul complesso periodo che stiamo vivendo, privilegiando opere fortemente incisive nella riflessione contemporanea sulla memoria e il racconto storico, le identità culturali e di genere, l’ecologia. Con un messaggio anche di speranza: come abbiamo scritto “rimettere al mondo l’archivio è anche restituire storie cancellate, riportarle in superficie, e tessere assieme la trama di un mondo migliore”.
Quanto è grande in Italia il nostro patrimonio cinematografico privato?
È difficile consegnare una stima precisa delle dimensioni di questo patrimonio che è in continua crescita grazie anche al lavoro di raccolta e conservazione che attualmente stanno facendo le cineteche e i molti archivi minori sorti nell’ultimo decennio, dedicati proprio al film di famiglia. Quest’anno –tra i tanti anniversari –si celebra anche quello del formato ridotto, nello specifico del 9,5mm, formato a cui siamo particolarmente legati. Per l’occasione stiamo sviluppando il progetto speciale homemovies100 che vedrà i suoi primi risultati alla fine del 2022 e nel corso dell’intero 2023.
Lo scorso anno, in occasione della Giornata Mondiale del Patrimonio Audiovisivo e in preparazione al progetto, abbiamo presentato il primo censimento di pellicole 9,5mm in Italia, sia amatoriali che di edizione, organizzato da Home Movies in collaborazione con l’associazione europea Inedits – Amateurs Films / Memory of Europe e l’università di Udine, che ha visto il coinvolgimento di archivi, privati e associazioni. In questo caso abbiamo dei dati precisi: Home Movies conserva il 41% del patrimonio nazionale 9,5mm censito (su un totale di 4013 elementi), di queste il 70% è amatoriale e il restante di edizione.