L’aula del Senato dà l’ok per dare il via alla procedura di conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Lo studente egiziano dell’Università di Bologna è da più di anno in carcere nel suo Paese con la detenzione preventiva prolungata mese dopo mese. Cosa cambia con questo passo dell’Italia?
Patrick Zaki e il Senato italiano, arriva l’okay per l’inizio della procedura della cittadinanza italiana
L’aula del Senato italiano vota a favore della richiesta d’inizia della procedura di conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Tutti voti a favore, nessun contrario ma con 33 astenuti di cui 20 da Fratelli d’Italia. Le motivazioni dietro il non voto arrivano da Alberto Balboni che parla di possibile “effetto controproducente per lo stesso Zaki” e nello specifico:
Anche il sottosegretario agli esteri Marina Sereni, pur ribadendo l’impegno del Governo a “seguire il caso con la massima attenzione”, sottolinea in Aula che “l’attribuzione della cittadinanza è una misura simbolica”, “priva di effetti pratici a tutela dell’interessato”.
Cosa cambia?
Come dichiarato dal sottosegretario Sereni in linea pratica, purtroppo, nulla. La scelta di “insignirà” Patrick Zaki della cittadinanza italiana è solo un atto simbolico che da un punto diplomatico non cambierà la situazione. Le promesse del governo italiano di seguire con maggiore attenzione le vicende dello studente egiziano sono solo un primo tassello all’interno del grande mosaico quale è la questione Zaki. Per lui il carcere egiziano non sembra finire con la giustizia del paese nord-africano che continua a prolungare (mese dopo mese) la detenzione preventiva.
Lo studente dell’Università di Bologna, ricordiamolo, è in stato di arresto per minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. Patrick Zaki, attivista egiziano, è attualmente detenuto nel carcere di Tora. Nonostante i numerosi appelli di associazioni umanitarie (in primis Amnesty International), enti governativi internazionali e stati da tutto il mondo, l’Egitto fa orecchie da mercante accusando l’attivista di essere un pericolo per la sicurezza della nazione.
Cosa si potrebbe fare?
La vera e propria domandona finale. La detenzione di Zaki è ingiustificata per praticamente tutti gli stati che non siano l’Egitto eppure al momento nessuno da un punto di vista diplomatico ha fatto nulla. Dall’altra parte del “tavolo” troviamo un Egitto che sia nella questione Zaki che soprattutto nella questione “Giulio Regeni” ha dimostrato come non sia il miglior interlocutore. Il governo e l’ambasciata italiana sono state invitate più volte a troncare i rapporti diplomatici con l’Egitto per dare un forte segnale di protesta ma nulla è stato fatto sotto questo punto di vista soprattutto per motivazioni economiche.