Concludiamo la rassegna sui Presidenti rompendo il filo del racconto sull’Italia e aggiungendo una quota rosa. Abbiamo rivisto The Iron Lady di Phyllida Lloyd, pellicola del 2011 che racconta la storia della Lady di ferro più discussa in Gran Bretagna: Margaret Thatcher, Primo Ministro dal 1979 al 1990.
E’ stato un sodalizio vincente quello tra la regista Lloyd e Meryl Streep che già con il precedente Mamma Mia! adattamento cinematografico del musical basato sui brani del celebre gruppo svedese ABBA, conquistava il pubblico con un successo sia di incassi che di critica. The Iron Lady, come Il Divo di Paolo Sorrentino, si basa sull’indagine introspettiva del personaggio pubblico intorno al quale rimarrà un alone di mistero dato dalle contraddizioni che le scelte politiche di anni tanto delicati come il ventennio Settanta-Ottanta hanno prodotto nella lettura e nel sentimento della realtà.
La Streep interpreta la Thatcher grazie ad un attento studio dei movimenti, del tono di voce, e con il lavoro di un reparto trucco di circa trenta persone. Il racconto è lo sviluppo di un’altalena tra presente e passato, La Thatcher ottantenne e malata di Alzheimer affronta la vecchiaia nell’intrecciarsi di ricordi che rivediamo attraverso i flashback a partire dagli esordi nel congresso, l’incontro con il marito, il matrimonio e i figli, la candidatura e la vittoria, la diffidenza di tutti i colleghi uomini e l’odio e l’acclamazione da parte degli elettori in stretta relazione con gli avvenimenti storici che si susseguirono all’interno del difficile contesto della Guerra Fredda.
La regia condotta da una donna è palpabile attraverso il risalto dell’aspetto femminista controverso della rappresentazione: una donna, la prima nella storia politica della Gran Bretagna, che si emancipa scegliendo la carriera e l’ambizione al prezzo della disapprovazione da parte anche del marito e dei figli per i quali non sarà facile sentirsi amati, avvertendo sempre di non essere la priorità nella vita della combattente e patriota Primo Ministro le cui scelte maggiormente nazionaliste la faranno apparire feroce e spietata. Il Liberismo poi, comportò effetti collaterali di inflazione e disoccupazione che influenzarono i consensi tanto che la Thatcher non raggiunse il quarto mandato.
L’epilogo del film della Lloyd si concentra sull’episodio della guerra per la difesa delle isole Falkland contro l’Argentina nel 1982 in cui il Primo Ministro non esitò a scegliere la linea dura, riuscendo a riportare quel territorio sotto la giurisdizione britannica, inorgogliendo l’elettorato e ottenendo consensi.