“E’ tutta colpa di tua madre che ti ha riempito la testa con le sue cazzate su quegli stronzi di italiani. Tu non lo senti che cosa succede là? Per loro siamo tutti zingari, criminali, ladri, non fa differenza. Non guardi mai i notiziari in televisione? I rumeni vengono pestati per strada da gruppi organizzati. Non hai sentito quella puttana della Mussolini che vuole morti tutti i rumeni? O quell’altro stronzo, il grande sindaco di Verona, che ha dichiarato la città libera dai rumeni?” .
Questa è una battuta pronunciata nel film Francesca, pellicola del 2009 distribuita da Fandango e diretta dal regista rumeno Bobby Paunescu. Fece scalpore soprattutto perché a causa di una diffida di Alessandra Mussolini il film non fu proiettato alla 66° Mostra del cinema di Venezia come era stato precedentemente deciso, tuttavia uscì al cinema nel novembre di quell’anno in versione non censurata.
E’ la storia di una ragazza rumena insegnante di asilo che vuole provare ad aprirne uno in Italia, in particolare un asilo per bambini rumeni per aiutare le famiglie degli immigrati nel belpaese. E’ spaventata e insicura Francesca, scoraggiata soprattutto dal padre, che pronuncerà quelle parole dure nei confronti degli italiani ma che in fondo non potrà impedirle di provarci. L’episodio si sviluppa tutto attorno a questa decisione da prendere: l’organizzazione del viaggio, il pagamento sottobanco di amici degli amici che le procurano un primo impiego come badante per racimolare subito un po’ di soldi una volta lì, l’appoggio della madre che ha letto nelle carte un destino lucente, e infine Mita, il suo compagno, che le mente e la inganna fino all’ultimo per nascondere un terribile segreto, fatto di miserabili fallimenti e spirali criminali.
Scorre un brivido di amaro piacere, a dire il vero, a sentire quelle frasi. Non siamo abituati noi italiani ad essere considerati razzisti. Donnaioli, faciloni, furbetti, ma razzisti proprio noi? Popolo dalle ancestrali origini miste, fatte di dominazioni e miscugli culturali, da sempre accoglienti e sensibili! Eppure c’è una larga fetta delle popolazioni che “accogliamo” che non ci immagina più come un territorio in cui poter ricominciare, ma questa è facile retorica. Al di là del complesso relativismo essenziale della questione, l’intento di Paunescu, crediamo, è il mostrarci l’importanza delle verità singole, una per volta, intrecciate ai contesti da una parte, e legate dall’altra all’universalità dell’aspetto umano di ogni storia personale. La microcriminalità di un paese disperato, l’ignoranza legata ai pochi mezzi a disposizione per emanciparsi, il mal costume di chi procura lavoro nero senza preoccuparsi di assecondare sfruttamento e delinquenza, questa è la Romania rappresentata da un rumeno! Ma anche sogni, buona fede, gente per bene, cervelli in fuga.
La bellissima protagonista Monica Birladeanu, volto noto in Romania inizialmente in televisione, approda al cinema grazie agli americani nel film Buds for Life del 2004 e successivamente compare anche in altri film italiani (Maternity Blues di Fabrizio Cattani, Diaz di Daniele Vicari, e Itaker di Toni Trupia). Non la vediamo però mai attraverso un primo piano in Francesca, la macchina da presa sceglie di restare ad una media distanza, di comprendere tutti, coralmente, restando ferma o panoramicando leggermente, mentre ascoltiamo i numerosi dialoghi che si fanno veicolo di credenze, speranze, e bugie.