“Se 1 dice ‘se avessi un figlio gay lo amerei come qualsiasi altro figlio’ (ma va’?) e poi è contrario a adozioni gay e matrimoni tra persone dello stesso sesso, non vuol dire che ‘non è allineato al politicamente corretto’. Vuol dire che è omofobo e pure ipocrita punto.” Il pensiero è chiaro e condivisibile. Se poi questo pensiero parte da un personaggio come Heather Parisi ed è palesemente diretto (anche se non specificato) alla sua collega Lorella Cuccarini, la faccenda si fa più intrigante. Le adozioni gay sono solo il tema del nuovo scontro tra la Parisi e la Cuccarini. Passati i tempi nei quali la partita si giocava sui palcoscenici a suon di spaccate e piroette, l’evidente distanza tra le loro posizioni oggi si rimarca sui social.
Dal Grande Fratello VIP ai social network
Era già capitato, infatti, che la Parisi attaccasse la sua ex collega in risposta a uscite di stampo sovranista. Stavolta, a irritarsi con lei è stato un concorrente del Grande Fratello VIP 5, Tommaso Zorzi, il quale, in una conversazione tra inquilini, ha riempito di insulti Lorella Cuccarini per le sue posizioni anti LGBT espresse più volte. Chiamata in causa, l’ex showgirl ha voluto rispondere spiegando, con un lungo post su Instagram, la sua reale posizione. Essenzialmente, dice, non nutre nessun sentimento discriminatorio nei confronti degli omosessuali in quanto tali. Le sue remore nascono nel momento in cui si parla di matrimonio tra gay e di adozioni da parte loro. A questo riguardo, come alla pratica dell’utero in affitto, rivendica il diritto di porsi delle domande e di non essere d’accordo. A questo punto è arrivata la stoccata di Heather Parisi.
Heather Parisi, Lorella Cuccarini e le adozioni gay
Cosa eccepisce la ex soubrette americana? Prima di tutto l’incongruenza tra il non avere nulla contro una persona, essere disposto ad amarlo se fosse suo figlio, salvo riconoscergli il diritto a una vita che soddisfi le sue aspirazioni. Questo è ipocrita e anche omofobo. Non si può applicare il “ma” come panacea contro tutti i mali. “Non sono omofoba ma”, “Non sono razzista ma” sono giri di parole inconcludenti, sono inutili tentativi di nascondere la polvere sotto il tappeto. Nascondere la scomodità di non sentirsi dalla parte giusta del mondo o, meglio, dalla parte corretta del mondo.
What’s politically correct?
E qui veniamo al secondo punto. Perché mettere in relazione l’omofobia con la distanza dal politicamente corretto? E, soprattutto, perché ritenere il politicamente corretto come una guida da seguire a corrente alternata? Quello del politicamente corretto è un atteggiamento che nasce da un senso di rispetto per le persone tutte e dal considerarle tutte di pari dignità. Per questo diciamo nero e non negro, disabile e non handicappato. Si scelgono questi vocaboli non perché facendo diversamente si rovina la propria immagine di persona perbene ma perché si hanno dei valori nei quali si crede. In questi anni, invece, sta passando sempre di più il concetto contrario. Sta passando l’idea che questi atteggiamenti siano un lusso che possono permettersi solo i radical chic (leggi “di sinistra”). Persone che vogliono fare i benefattori dell’umanità sulle spalle degli altri. E allora ecco che vince la linea del “Sono allineata ma”.
Immagine di copertina Foto di Wokandapix da Pixabay