Papiri ercolanesi bruciati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. diventano leggibili duemila anni dopo grazie all’intelligenza artificiale. A riuscire nella storica impresa sono stati tre giovani studiosi che hanno risposto a una challenge lanciata da un’azienda della Silicon Valley.
La challenge
Dieci mesi fa Brent Seaes lanciò l’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale per decifrare degli antichi papiri distrutti. Il docente di informatica presso l’università del Kentucky è impegnato da anni nell’utilizzo della tomografia a raggi X e dell’intelligenza artificiale in questo campo. L’interessamento di Nat Friedman e Daniel Gross, due imprenditori della Silicon Valley, ha portato alla nascita di una vera e propria challenge: la Vesuvius Challenge. Il primo studioso che fosse riuscito a decifrare quattro passaggi di un papiro di 140 caratteri entro il 31 dicembre 2023 si sarebbe aggiudicato un premio di 700.000 dollari. Per gli altri che avessero raggiunto risultati minori erano in palio premi di valore sempre decrescente.
Tra i 1.500 informatici che hanno risposto alla competizione, si sono aggiudicati il premio il dottorando egiziano Youssef Nader, lo studente universitario Luke Farritor, tirocinante presso Space X, e Julian Schilliger, studente di robotica al Politecnico federale di Zurigo, che avevano lavorato insieme in team. I giovani studiosi, in realtà, hanno sbancato, come si suol dire, poiché sono riusciti a decifrare anche altre 11 colonne di testo per un totale di oltre 2.000 caratteri.
Di cosa parlano i papiri ercolanesi decifrati
Il testo ricostruito attraverso algoritmi di intelligenza artificiale addestrata sulle immagini tridimensionali di tomografia computerizzata è stato prontamente sottoposto allo studio di esperti filologi. La traduzione ha restituito frasi in cui si parla di piacere, nelle sue manifestazioni più plateali come il cibo e la musica. Quel piacere che sappiamo essere il nucleo della filosofia epicurea.
Da queste indicazioni iniziali si può ipotizzare, quindi, che il testo sia stato scritto da un esponente dell’epicureismo, come ad esempio il filosofo greco Filodemo. Questi, infatti, visse nella villa di Ercolano nella quale sono stati rinvenuti i papiri analizzati.
Quanto altro abbiamo ancora da scoprire dai testi che potranno essere decifrati grazie a questa tecnologia rivoluzionaria. Ci sono ancora centinaia di rotoli di papiri ancora da “srotolare” e leggere e dalle informazioni che forniranno potranno, forse, dare nuove indicazioni per ulteriori scavi e riportare alla luce, chissà, la biblioteca della Villa dei papiri: un tesoro inestimabile che secondo gli studiosi è ancora per la maggior parte sotterrato.
L’eruzione del 79 d.C.
Quella del 79 d.C. è l’eruzione principale del Vesuvio avvenuta in epoca storica. Avvenne dopo un lungo periodo di quiescenza del vulcano e colse la popolazione di sorpresa. In due giorni e mezzo (fu questa la durata dell’evento eruttivo) modificò la struttura del vulcano e distrusse intere città come Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia che rimasero sepolte sotto dieci metri di materiale eruttivo. La forza di quell’eruzione, in termini di energia termica rilasciata, è paragonabile a sei volte la bomba atomica Little Boy e 2 volte la Bomba Zar, l’ordigno più potente mai creato dall’uomo.
In copertina foto di Tamás Lieber da Pixabay