Ho conosciuto personalmente Paolo Angeli in Argentina, durante un concerto tenuto alla Dante Alighieri di Mendoza. Lo avevo ascoltato in disco ma vederlo con la sua consueta maglietta a righe da marinaio e la sua originale chitarra orchestra, sentirne dal vivo le sonorità dello strumento e della voce è stata un’esperienza di complesse emozioni, la prima delle quali un’ ammirata incredulità che tutta quella musica che mi arrivava addosso fosse prodotta da un solo strumento, la chitarra baritona sarda modificata. Da lì mi giungeva una contaminazione non solo di sonorità ma di stili, esperienze, che non si esaurivano in una performance estemporanea di egocentrici virtuosismi, come accade per altri musicisti sperimentali, ma mostrava un lavoro e una coscienza compositiva dove ogni variazione, ogni sfida erano al servizio di una necessità espressiva profonda che si trasformava immediatamente in comunicazione diretta e efficace. Paolo è sardo, nato a Palau, in provincia di Sassari, nel 1970, un paese sulla costa nord dell’isola; in lui il ricco mondo di tradizioni musicali della Sardegna si amalgama con altre numerose influenze mediterranee e con le suggestive sperimentazioni della musica contemporanea.
Pochi Giorni fa, in un giro per il mondo di meritato successo, ha trionfato in un tempio della musica mondiale come la Carnegie Hall di New York.
Due standing ovation hanno salutato nella sala Zankel il suo concerto della durata di due ore, di fronte a una platea di pubblico entusiasta che ha dato al musicista un meritato tributo.
La scaletta della serata si è mossa in una improvvisazione che spaziava dalla musica di ispirazione mediterranea, con particolare rilievo alle atmosfere flamenche, alle sperimentazioni piú audaci della sua ricerca musicale, alle esecuzioni di brani sardi famosi come la “Corsicana” e i canti in logudorese, fino alla conclusiva versione a cappella dello Stabat Mater, sempre giocando con una orchestrazione audace e in crescendo che ha tenuto gli spettatori col fiato in sospeso.
Il suo tour è in atto in varie città degli Stati Uniti e del Canada, da Washinton a Chicago a Toronto, Montreal, Quebec, Vancouver. Ne seguiranno altri in Asia e Sud America da aprile in poi.
Angeli, che ha cominciato precocemente, all’età di nove anni, a suonare la chitarra, ha creato uno strumento unico al mondo, una chitarra da lui stesso riadattata con 18 corde, un ibrido fra chitarra baritono, violoncello e batteria con aggiunta di eliche, martelletti, corde, molle, che suona come un’orchestra. Con questa chitarra sarda “modificata” ha impressionato artisti del calibro di Pat Metheny che lo ha corteggiato a lungo per averne un esemplare.
Nel 1993, l’incontro con il chitarrista sardo Giovanni Scanu gli ha fatto riscoprire le sue radici musicali acquisendo forme e modulazioni della chitarra sarda, il tradizionale canto a chitarra. Nel 1997, dopo aver collaborato con musicisti sperimentali, ha iniziato a dare concerti da solista e a portare avanti la sua ricerca musicale in numerosi album, tutti, sin dal primo che lo ha rivelato, di un altissimo livello strumentale e compositivo. In lui confluiscono il folklore musicale sardo, la musica jazz, la musica barocca, il postfolk, le piú innovative ricerche musicali contemporane che danno alla sua musica un timbro inconfondibile e unico. Innovativo e insieme esperto della tradizione musicale sarda e mediterranea, capace di una improvvisazione sostenuta che gioca tra melodia e rumore, Paolo Angeli esibisce la sua indiscussa poetica con un rigore e insieme una leggerezza che rendono i suoi dischi come i suoi concerti un’esperienza sempre sorprendente e suggestiva. Si presenta come un musicista-marinaio che viaggia anche geograficamente per cercare sempre strade nuove, per approfondire le radici comuni e proporre innovative connessioni.
Dalla Sardegna, nel 1989, si è trasferito a Bologna dove ha frequentato il DAMS e con altri quattordici musicisti ha creato il “Laboratorio di Musica & Immagine”, nel quale attraverso l’improvvisazione e la composizione collettiva ha sperimentato lo scardinamento delle barriere musicali consolidate. Nel 1995 con l’album “Dove Dormono gli autobus” inizia la sua brillante carriera che da quel momento non avrà mai una flessione.
L ‘Album Linea di fuga del 1998 è il terreno di una ricerca sempre più intensa sulle sonorità, sui rumori che la chitarra modificata può produrre. Inventore e anche unico interprete riesce a rendere indimenticabili brani dove pizzicato, arco, ventole, pedali e distorsore possono esprimersi liberamente, stabilendo atmosfere musicali di forte impatto in bilico tra rarefazione del suono e accumulo di note e armonie.
Tra il ’95 e il 2005 la sua produzione si intensifica mantenendo sempre un livello altissimo. Nei primi anni duemila Angeli collabora con grandi musicisti come Antonello Salis, Hamid Drake, Evan Parker, Mats Gustafsson. Escono album come Bucato del 2003, Nita, l’angelo sul trapezio del 2005.
Nel 2005 va a vivere a Barcellona e qui gli influssi della musica flamenca si sposano in modo sorprendente con il canto a tenores e la boghe (la voce) in Re, così come con l’arcaico suono delle launeddas della tradizione sarda. Ben presto il suo nome, la sua voce, la sua chitarra si fanno apprezzare nei maggiori festival europei dedicati all’innovazione musicale.
Con Tessuti, uno dei dischi più belli usciti nel 2007, Paolo Angeli si è confermato una delle personalità più interessanti per doti tecniche, espressive e creative del panorama musicale internazionale, in grado di passare da un album come Nita, l’angelo sul trapezio, collettivo e orchestrale a uno come questo per sola chitarra, dove l’approccio visionario e lirico spazia per terre di confine, da Björk a Fred Fritz in una fluidità che fa dei singoli apporti musicali un’unica compatta opera, con una efficacia di lettura assolutamente originale, muovendosi tra free jazz, folk noise, pop minimale e tradizione sarda. La perfezione dei suoni e la purezza delle atmosfere sospese produce una magia che seduce ad ogni pizzicare di corde. Siamo davvero, con questo disco imprevedibile e imprevisto, nell’Olimpo della grande musica contemporanea.
Nel 2013 esce Sale qb, un inno al mare come spazio di stabilità e avventura, di incontri e di prospettive.
Il Womex 2014 lo colloca nella rosa dei piú importanti musicisti della scena mondiale, capace di reinterpretare le proprie radici in una rinnovazione costante. Nel 2015 il suo disco solista S’Ú è considerato tra i migliori da Europe Jazz Media ed è trasmetto da molte radio d’ Europa e degli Stati Uniti. Durante i tour del 2015 e del 2016, attraverso quattro continenti, Angeli registra il suo album doppio “Talea”, un percorso di straordinaria bellezza, dove la sapienza strumentale e compositiva del chitarrista gallurese fonde i due volti del suo talento in un ibrido sorprendente per i risultati raggiunti: il musicista e musicologo attento alla tradizione e lo spregiudicato sperimentatore trovano un Eden di sonorità, di ritmi, di voci capace di accogliere le suggestioni del passato e le sfide del presente in un farsi e disfarsi continuo di vortici musicali, di soffici penombre e spietate illuminazioni. Il suo percorso, attraverso oltre una quarantina di dischi a cui ha partecipato e la collaborazione con numerosi artisti di fama internazionale, sembra preludere a una carriera di successi sempre più grandi.
A volte nei suoi brani Paolo canta nella lingua della sua terra, la sua voce ricama allora sulla musica, improvvisando, chiamando a partitura con il suo strumento i suoni della sua isola, il mare, le montagne, il vento, la durezza e l’estrema bellezza del vivere, la Storia e le storie e a quel punto tutto diventa sublime imperdibile poesia.