Paola Veglio AD di Brovind vibratori S.P.A. leader nel settore delle automazioni, è un esempio imprenditoriale di successo a livello internazionale.
Paola Veglio è riuscita a consolidare e rafforzare la sua leadership in un settore, il metalmeccanico, notoriamente maschile. Lo ha fatto grazie alle sue qualità professionali, ad una grande capacità imprenditoriale, ma anche grazie alla sua tenacia, che nei momenti difficili è stata motore trainante per superare gli ostacoli.
Paola è attiva anche nel sociale, diventando un punto di riferimento importante per lo sviluppo della comunità locale di Cortemilia, paese nell’Alta Langa dove vive.
Conoscere Paola Veglio vuol dire farsi travolgere dal suo entusiasmo, lasciarsi affascinare dalla sua storia e soprattutto avere ben chiaro quali sono per una donna le chiavi del successo.
Paola Veglio il tuo è un percorso professionale di indiscutibile successo, ma quali difficoltà hai riscontrato per arrivare dove sei ora?
Sono un’inguaribile sognatrice che ama da morire il proprio lavoro. Ho avuto una strada in salita, non solo nel lavoro, ma sono convinta che i limiti esistano solo nelle nostre teste.
Ho fatto tanta gavetta in azienda, prima in laboratorio, poi nell’ufficio R&S, poi come responsabile IT, mansione che mi ha permesso di entrare in tutti i reparti e a stretto contatto con tutti i problemi esistenti in azienda. A un certo punto, con le unghie e con i denti, mi sono cercata una posizione di leadership, pur avendo quasi tutti contro, compreso mio papà, che sosteneva essere una scelta prematura.
Ho selezionato alcune persone, che mi hanno seguito, e da lì è iniziato un bel percorso. Sicuramente non mi è stato regalato nulla, ho sudato tante camicie, ma i risultati hanno cominciato ad arrivare.
Brovind vibratori S.P.A. di cui sei alla guida, è un’azienda leader nel settore dell’automazione, avete una filiale in Brasile e siete prossimi ad inaugurare una sede commerciale negli Stati Uniti. Parliamo quindi di un mercato internazionale e di un settore apparentemente più affine al mondo maschile, quali sono le reticenze che hai trovato intorno a te nell’acquisire la tua leadership, oggi solida e di grande successo?
È stata una corsa ad ostacoli riuscire a farsi largo in un ambiente metalmeccanico, a 27 anni, donna e quasi zero esperienza sulle spalle. Però con tanta umiltà e rispetto per ogni singola figura incrociata sul mio cammino, ci sono riuscita.
I principali ostacoli che ho incontrato sono l’incapacità delle persone a collocarsi anche poco oltre la propria comfort zone e la paura di tutto quello che non si conosce. Si dà per scontato che il proprio modo di vedere il lavoro e il mondo stesso sia l’unico corretto. E invece non è così. Se si hanno la capacità e il coraggio di raccontare una visione diversa, convincente, senza urlare, allora si ha la possibilità di essere ascoltati. A quel punto bisogna dimostrare.
Ho fatto anche errori, ma solo chi sta fermo non ne fa. Credo che la vita restituisca molto di quel che si è seminato. Seminando rispetto, ne ho sempre raccolto e questa credo sia la cosa più bella che ti possa capitare.
Solo il 20% di ruoli apicali nelle grandi aziende è ricoperto da donne; il cammino verso un equilibrio uomo-donna è ancora lontano, ma molti passi si stanno compiendo, tu ne sei un esempio. Professionalità, determinazione e competenza, sono alcune delle tue armi vincenti, ma ci sono stati mai dei momenti in cui hai pensato di non farcela?
Migliaia di volte. Ma non in quanto donna, bensì in qualità di imprenditore. Fare gli imprenditori oggi, senza sacrificare la propria scala di valori, ha ormai un non so che di eroico! Affronto però ogni giorno come una sfida, non posso e non voglio mollare.
Lo devo alle persone che hanno creduto in me e a quelle che vedono nella mia figura un qualcosa di positivo. A causa della situazione geopolitica e di tutte le speculazioni che ci sono, da quasi un anno a questa parte, è difficilissimo avere un’azienda oggi.
C’è un debilitante clima di aleatorietà e pessimismo che sta pervadendo tutto e tutti, con una conseguente perdita di fiducia nel sistema. Non so quanto le aziende riusciranno a sopravvivere con una situazione così fuori controllo. Ed è veramente un peccato, dopo due anni di pandemia!
Si cercava a tutti i costi un po’ di “normalità”; tutto questo si ripercuoterà sui consumatori finali, che si troveranno di nuovo a dover fare i conti con qualcosa di più grande di loro e a dover tagliare il “superfluo”. Insomma una pesante reazione a catena, che rischia di lasciare strascichi importanti.
Del tuo valore non beneficia solo la tua azienda ma anche il tuo territorio, sei infatti molto attiva per la comunità di Cortemilia, nell’Alta Langa. Quali sono i progetti e la vision per sviluppare e far conoscere sempre di più questa terra meravigliosa?
Dico sempre che la mia azienda, la Brovind, si appoggia su quattro pilastri: l’innovazione, la ricerca, le persone e il territorio. Metto le persone davanti a tutto: le macchine aiutano, ma il vero valore delle aziende è quello umano. Oltretutto i tempi sono cambiati, non sono più le aziende a scegliere le persone, ma le persone a scegliere le aziende.
Per questo sono in prima linea per cercare di offrire lavoro, servizi, opportunità per i più giovani. Siamo molto attivi con iniziative di welfare territoriale. Stiamo lavorando per rendere sempre più qualificato il lavoro del vibratorista, ad esempio collaborando con le università e le scuole del territorio, ma non solo.
Voglio che i giovani scelgano Brovind non perché è l’unica scelta, ma per diventare parte integrante di un’azienda che crede in loro e che offre una serie di servizi attrattivi, mirati al benessere della persona. Solo in questo modo potremo fermare lo spopolamento del nostro piccolo paese, Cortemilia, con 2300 abitanti.
Un ruolo essenziale in questa sfida è ricoperto dall’ambizioso progetto “Una Strada per le Langhe”, una nuova idea di viabilità tra Alba, Cortemilia, fino alla Liguria; richiesta a gran voce da chi vive in queste zone e che risolverebbe grandi problemi di viabilità, trasporto, inquinamento, sicurezza e un più facile accesso alle strutture ospedaliere. L’attuale percorso, con i suoi scorci panoramici, verrebbe invece destinato al turismo.
Crediamo fortemente sia giunto il momento, dopo tante promesse passate cadute nel vuoto, di dargli concretezza; sarà dura reperire i fondi, ma è necessario farlo, lo dobbiamo a chi ha deciso di restare.
Insieme a un socio fidato ho rilevato la gestione di un ristorante-pizzeria-albergo, ormai abbandonato da quasi tre anni, con l’idea di acquistarlo nel breve periodo. Siamo pronti per inaugurare il ristorante a fine aprile, mentre a luglio partirà la parte dell’ospitalità. È un progetto tutt’altro che banale, visto anche il momento storico; nasce per Cortemilia, vuole essere un luogo di aggregazione per la comunità, ma pensato anche per accogliere i turisti stranieri. Vogliamo a tutti i costi evitare lo spopolamento del territorio e poi era da anni che a Cortemilia, con la progressiva chiusura dei negozi, mancava una pizzeria” racconta Paola Veglio.
Qual è la tua visione del gender gap ed in generale cosa pensi che possa essere utile alle donne per affermarsi sempre di più, in ruoli di responsabilità?
Una vera parità di genere passa da un reale riequilibrio delle condizioni tra i generi, in primis eliminando il gap salariale, ma anche creando un sistema di welfare che permetta concretamente alle donne di lavorare, senza dover scegliere tra famiglia e impiego.
Dal mio punto di vista, quindi, le sole quote rosa richieste dalla legge non sono sufficienti.
Molti pregiudizi e luoghi comuni devono inoltre essere allontanati dal pensiero comune, ma una nuova prospettiva si sta facendo fortunatamente spazio, sono ottimista.
Le donne se non si lasciano influenzare da chi racconta loro che non ce la faranno, non le ferma più nessuno. Dalla loro hanno una forte sensibilità, che spesso aiuta nel rapporto con gli altri e nel risolvere i problemi.