Le conseguenze della guerra in Ucraina iniziano a vedersi anche sulle nostre tavole. Per questo ambito dobbiamo distinguere due fasi: la prima nella quale determinati prodotti subiscono un certo rincaro del prezzo e una seconda in cui potrebbero addirittura mancare. Al momento siamo ancora nella prima fase. La penuria e poi la mancanza di materie prime che generalmente importiamo dai due Paesi in guerra potrebbero influire sulla produzione di pane, pasta e olio, ma non solo. Si potrebbero avere ripercussioni anche in campo agricolo e zootecnico.
Il granaio d’Europa
A partire dall’Ottocento, l’Ucraina è il granaio d’Europa. In effetti, il 20% del grano importato dall’Unione europea arriva proprio da questo paese ora assediato. Al grano tenero aggiungiamo segale, sorgo e soia che arrivano in prevalenza da Russia, Ucraina e Bulgaria. L’Ucraina ha deciso di interrompere le esportazioni (il grano parte dai porti di Odessa e Mariupol, due città attualmente sotto assedio) mentre Russia e Ungheria le razioneranno. Discorso simile dobbiamo farlo per l’olio di girasole. La produzione mondiale di olio di girasole avviene per il 60% in Russia e Ucraina. L’Italia non si sottrae dall’importarlo con una spesa per il 2021 che la Coldiretti ha stimato essere di circa 260 milioni di euro.
Cosa non troveremo sugli scaffali
Il risultato della mancanza di grano più immediato da intuire è una carenza di farina che renderebbe difficile la produzione di pane, pasta e diversi prodotti da forno. Per l’olio di girasole, invece, dobbiamo allargare il discorso. La schiera dei prodotti che potremmo reperire con difficoltà in questo caso aumenta. L’olio di girasole infatti è utilizzato nella produzione di biscotti, dolci e altri prodotti da forno. E’ la base di molte linee di conserve come i sottoli, e compare nella lista degli ingredienti di sughi, salse, condimenti come ketchup, maionese, senape.
Pane, pasta e olio: produzione alternativa
Parlavamo delle ripercussioni che la mancanza di grano può avere anche in campo agricolo e zootecnico. Non dimentichiamo, infatti, che i cereali sono la base anche dei mangimi per animali da allevamento come i bovini, i maiali e i polli. In caso di scarsità gli allevatori saranno costretti a sostituirli con il fieno e in casi estremi
a razionare i pasti degli animali. Se l’Italia non potrà più importare il grano e gli altri cereali dovrà gioco forza riprendere la loro coltivazione. Questo significa che i contadini dovranno rivedere i loro piani e decidere di modificare le loro colture. Gli effetti di questa guerra, dunque, potrebbero vedersi anche sul nostro paesaggio.