24 esemplari (di cui 9 gemelli) nati nel China Conservation and Research Center for the Giant Panda, due gemelli nati nello Zoo di Ueno, a Tokyo, altri due nello zoo di Madrid: il 2021 ha registrato un boom di nascite di questo tenero animale. Un risultato insperato qualche decennio fa e che premia le politiche a difesa dell’ambiente messe in atto soprattutto dalla Cina. Le nuove nascite di panda giganti sono di quelle notizie che fanno bene al cuore.
Dal rischio estinzione
La desertificazione del loro habitat naturale, il bracconaggio e la scarsa adattabilità dell’animale stesso, hanno reso la vita dei panda molto difficile fino al punto che negli anni Ottanta erano stati dichiarati a rischio estinzione. Il disboscamento delle foreste cinesi, abitate per la maggior parte di piante di bambù, ha tolto l’unico alimento di cui i panda si cibano. Le pellicce di panda, alla fine degli anni Novanta, assicuravano alti guadagni: erano, infatti, quotate fino a 100.000 dollari al mercato nero. Il contrabbando dei cuccioli stuzzicava gli appetiti dei collezionisti (soprattutto giapponesi e americani) di animali selvatici.
Così negli anni Ottanta rimasero in circolazione poco più di un migliaio di esemplari. Per salvare i panda giganti ci fu una grande mobilitazione che oggi definiremmo globale. La prima per dimensioni e in tempi in cui il termine globalizzazione non era ancora entrato a far parte del nostro vocabolario corrente. Poi avvenne la svolta e la Cina, che è la patria di questo animale molto amato in tutto il mondo da grandi e piccini, (protagonista, tra l’altro, di una fortunata serie animata della DreamWorks Animation) ha avviato delle politiche di salvaguardia.
Ad animale vulnerabile
Il primo step per la Cina è stato ripristinare l’habitat naturale dei panda: secondo i dati del WWF, nel 2019 il gigante asiatico contava 11.800 riserve naturali corrispondenti al 18% della superficie dell’intero Paese. Un’azione fondamentale che ha permesso la ripresa anche di altre specie animali a rischio. Parliamo delle tigri siberiane, gli elefanti asiatici, gli ibis crestati, l’antilope tibetana e il cervo milu. In trent’anni il numero degli esemplari di panda viventi è raddoppiato, se ne contano 633 in tutto il mondo, e lo spettro dell’estinzione si è dileguato.
Nel 2016, infatti, l’Unione internazionale per la conservazione della natura (International Union for Conservation of Nature, IUCN) ha cambiato classificazione per il panda. Lo ha dichiarato non più animale a rischio estinzione ma semplicemente vulnerabile. Il passaggio segna senza dubbio un grosso passo in avanti ma il pericolo su questi teneri animali incombe ancora ed è necessario continuare a monitorarli. La ripopolazione delle riserve naturali con le diverse specie animali mette costantemente in pericolo i teneri orsi che, lo abbiamo visto, non sono campioni di resilienza. Fortunatamente per loro, gli ultimi studi condotti sulle piante di bambù sono rincuoranti. Ci dicono, infatti, che la resistenza di questa pianta ai cambiamenti climatici è molto più alta di quanto previsto.
Le nuove nascite dei panda giganti: un’importante vittoria
Se quarant’anni fa il panda è stato il primo simbolo della lotta per la salvezza del nostro pianeta oggi possiamo vantarlo come simbolo di un grande successo. In tempi di grande emergenza climatica ed ecologica che vede impegnati in prima linea soprattutto i giovani il risultato ottenuto deve incoraggiare tutti che la rotta si può ancora invertire.