La splendida cornice della Reggia di Caserta ospita dal 4 maggio al 3 giugno la grande personale dell’artista madrileno José Molina “Paesaggio dopo la battaglia” curata da Lorenzo Canova.
La mostra, organizzata da Deodato Arte di Milano, coordinata da Augusto Ozzella, condivisa e ospitata dalla Reggia di Caserta, si avvale del patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Instituto Cervantes di Napoli.
L’esposizione offre al visitatore un corpus di 30 opere – dipinti, disegni e sculture -, che descrive minuziosamente i linguaggi e i temi cari all’artista e comprende un nucleo di lavori inediti, il cicloPaesaggio dopo la battaglia, da cui la mostra prende il titolo.
Il soggetto della serie è l’uomo con il bagaglio di sentimenti, tensioni, inquietudini che lo caratterizzano e in ogni opera assume sembianze diverse, divenendo la personificazione di uno stato d’animo o di un particolare momento della vita. Una narrazione trasparente, dove convivono ed emerge un senso di speranza e di rinascita, come si osserva nelle opere Il Grande Fratello e La bontà è una caramella dalla quale tutti vogliono strapparne un pezzo, due ritratti in cui le espressività dei visi deformi descrivono i moti interiori rintracciabili non solo nella totalità dell’opera, ma anche nei dettagli degli occhi, delle rughe, nella luce che illumina i volti.
Molina, estremamente attento alla ricerca psicologica e antropologica, sonda l’inconscio e attraverso un personalissimo codice simbolico traduce le pulsioni, gli istinti e compie un viaggio senza tempo che connette passato e presente. I suoi lavori popolati da uomini, demoni, animali, personaggi mitici ed eroi svelano l’identità dell’uomo, ciò che si tende a mostrare e ciò che si è spinti a nascondere. Viene ricomposto un universo fatto da frammenti enigmatici e contrastanti, da soggetti mostruosi e talvolta grotteschi, che ritraggono le innumerevoli sfaccettature dell’umanità.
Afferma il curatore della mostra Lorenzo Canova: “L’artista, come un grande romanziere lavora componendo grandi cicli con una lunga e paziente azione che sembra voler costruire una nuova grande ‘Commedia Umana’ composta da capitoli serrati e analitici che attraversano la metamorfica e sfaccettata natura dell’animo umano, i suoi vizi e le sue virtù, in bilico perenne tra peccato e redenzione, tra misericordia e crudeltà“.
Lo si evince nelle opere inedite, così come nei cicli storici Predatores, Los Olvidados, Peccati e Virtù, esposti in mostra. In essi la stretta connessione con l’attualità, la politica e il potere sono un passaggio obbligato, rappresentato da un linguaggio metaforico molto forte, come nell’opera Le Formiche II (seriePredatores), dove un uomo saldamente ancorato alla terra con i denti vuole sopravvivere dominando i deboli, o nella tela intitolata Senza cuore, senza occhi (Los Olvidados), in cui un volto senza occhi, trasmette indifferenza, privato della capacità di essere empatico. La serie Los Olvidados si sofferma su figure sconosciute, dimenticate, esseri umani sconfitti, vinti e messi a tacere, inseriti in un contesto dove si privilegiano i peggiori anziché i meritevoli.
Nello sguardo di Molina sul genere umano non manca l’analisi dei peccati e delle virtù, rivisitati in chiave personale e attuale, con esasperazioni di gesti o elementi allegorici che riconducono ai vizi capitali. Così l’Ira è un volto aggrottato con due braccia alzate a pugni chiusi, la Gola diviene il ritratto di un uomo nell’atto di divorare un arto e la Lussuria è rappresentata da numerose lingue che lambiscono il corpo di una donna sdoppiata e coperta da veli leggeri.
Ad essi, nella serie Peccati e Virtù, si aggiungono “nuovi vizi” legati alla società contemporanea fra cui l’indifferenza nei confronti delle responsabilità ben riprodotta nel volto di Un altro giorno in paradiso, e l’avidità di potere ritratta in Il guardiano delle chiavi attraverso una figura dalle sembianze mostruose che sfoggia un’aggressività estrema nel difendere i propri privilegi.
L’opera Pelle fredda ritrae invece chi subisce il peccato e non colui che lo compie, l’uomo rappresentato ha perso tutte le forze e di conseguenza la testa crolla all’indietro in uno stato di totale abbandono.
Un ulteriore approfondimento di queste tematiche è ripreso nelle sculture, realizzate in resina e legno acidificati. Nella serie Morsi l’artista si sofferma nuovamente sul potere inteso come manipolazione e oppressione, in contrapposizione al dialogo e alla comunicazione, quindi bocche, denti e mandibole assumono un ruolo centrale e di forte impatto visivo, ne sono esempio Bunker, Bucefalo e Il Sopravvissuto. Nel gruppo di sculture inedite I feel, caratterizzata da lavori simili a grandi tazze labirintiche con una caratterizzazione umana all’esterno e a spirale all’interno, Molina dona tridimensionalità tattile alle emozioni e agli stati d’animo.
Nella scultura Io dubito, che unisce elementi della tradizione egizia, greco-latina e buddista, l’artista mette in luce la possibilità di trovare sempre una via d’uscita anche in situazioni complesse in cui il dubbio pone davanti molteplici scelte.