Fatti di cronaca, così dovremmo etichettarli. Fatti di cronaca nera, di quelli che tanto affollano le colonne dei giornali e campeggiano su tutti i media ogni santo giorno. Eppure non è così. Non per l’efferatezza ed il modus in cui sono stati consumati gli omicidi quanto per l’assoluta mancanza di ogni movente plausibile.
“Purtroppo è capitato”. Moussa Sangare, che ha confessato l’omicidio di Sharon Verzeni, ha risposto così al gip Raffaella Mascarino nell’interrogatorio nel carcere di Bergamo, dove è rinchiuso per il delitto commesso a Terno d’Isola tra il 29 e il 30 luglio. (AdnKronos)
Le parole di questo ragazzo riecheggiano di un sinistro vuoto totale e fanno apparire l’omicidio di Sharon, alla luce di tutta la banalità del male fine a se stesso, ancora più doloroso in quanto frutto di una casualità che lascia basiti e rispetto alla quale non si trova una logicità, seppure contorta, in chi ammazza.
Durante la prima confessione, a un mese esatto dall’omicidio, il 30enne ha riconosciuto di essersi “pentito di aver fatto quella cosa là”, ma “purtroppo è capitato, è passato un mese, piangere non posso piangere, non ti puoi buttare giù altrimenti non ti rialzi più”. (AdnKronos)
Il delitto di Paderno
Quello di Paderno Dugnano è, alla luce di quanto riscontrato fino ad ora, ancora più scioccante e pietrificante di quello di Terno d’Isola. In primis per il legame di parentela strettissimo fra l’omicida e le sue vittime e poi per l’assoluta “normalità” di quella famiglia e soprattutto di un ragazzino diciasettenne cui non mancava proprio nulla e che viveva una vita sociale integrata al pari di buona parte dei suoi coetanei. Poi una sera, tac, il corto circuito: l’Hyde nascosto salta fuori e da sfogo al peggior incubo per una tranquilla famiglia.
“Non so spiegare il perché, vivevo da tempo un disagio, ma non volevo uccidere la mia famiglia, l’idea di ucciderli l’ho maturata solo quella sera”. (AdnKronos)
Nessuna premeditazione, dunque, tecnicamente parlando ma un humus interiore che ha sedimentato azioni che sono deflagrate all’improvviso con un’ondata di violenza inaudita e concentrata.
Subito dopo la strage è stato proprio il 17enne a chiamare il 118 perché, ha detto in un primo momento all’operatore, “ho ucciso mio padre”. (AdnKronos)
È questa la realtà? Chi sono davvero questi ragazzi? Mostri, che hanno sottaciuto la loro natura che poi è venuta fuori prepotentemente? Forse, solo soggetti che avevano lanciato messaggi che non siamo stati in grado di decifrare e capire per prevenire che si arrivasse al momento critico?
Le becere speculazioni sul colore della pelle e la cittadinanza (leggi Moussa Sangare n.d.r) sarebbe bene che i politici le conservassero per qualche altra occasione, se mai è possibile pensare che ce ne sia una adatta!
Foto da www.adnkronos.com