Il Comicon 2018 di Napoli continua a regalare incontri davvero eccezionali. Una tra questi è stato sicuramente quello che si è svolto presso la sala Hiroba dell’Asian Village (quest’anno il grande padiglione della cultura asiatica ha trovato nell’Arena Flegrea la sua location).
L’incontro della sala Hiroba ha affrontato il tema della Akiba Culture e di come si è espansa nel mondo occidentale.
A guidarci in questo viaggio nella storia della cultura Otaku è stato Mauro Perna meglio conosciuto sul web col nome di Lord Blacker.
È stato un emozionante excursus storico dell’Akiba Culture dalle sue origini con i primi giocattoli in latta nella terra del Sol Levante fino al recente affermarsi delle Visual Novels. Nel mezzo abbiamo potuto conoscere alcuni grandi protagonisti dello sviluppo di questa cultura come:
– Osamu Tezuka (considerato il “papà dei manga” e creatore di Astro Boy nel 1952)
– Katsuhiro Otomo (creatore di “Akira” che nel 1982 ha letteralmente riportato in occidente questa cultura)
– Akira Toriyama (il creatore di uno dei manga più popolari al mondo “Dragon Ball”)
– Satoshi Tajiri (creatore nel 1996 di “Pokémon”)
– Hayao Miyazaki (fondatore dello “Studio Ghibli” e vincitore nel 2003 del premio oscar, grazie alla Città Incantata, come miglior film d’animazione)
Inoltre, l’incontro ci ha fatto comprendere alcuni punti fondamentali della cultura Otaku come:
– Trasfomazione
– Collezionismo
– Valori affettivi e non solo
Alle fine dell’incontro abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche domanda con Mauro Perna che ci ha raccontato le sue impressioni su quest’incontro.
Prima di tutto, vorrei chiederti: Chi è Mauro Perna?
“Mauro Perna è un vecchio fan di anime e manga. Soprattutto di anime tanto è vero che li guardavo in televisione sui vari Tele Montecarlo e Retecapri. Dall’infanzia poi mi sono evoluto e sono andato a recuperare figures per diventare sempre più simile agli otaku orientali ma soprattutto ora tratto quella che è la Akiba Culture per far comprendere agli altri tutto ciò che la caratterizza”.
L’incontro di oggi sulla “Otakulogia” come nasce?
“In realtà, io ero presente al Comicon anche lo scorso anno con un altro incontro. Il tema che avevo portato riguardava sempre la figura otaku ma all’interno del Giappone quindi nel mondo orientale. Alla fine di quell’incontro ebbi questo consiglio di parlarne ma dal mondo occidentale”.
Il termine Otaku può essere correlato al termine Nerd?
“Il termine Otaku era usato dai giapponesi in un senso molto simile al termine Nerd. Un esempio lo troviamo in un estratto del saggio di Patrick Galbraith dove per l’appunto andando a chiedere ad un ragazzo giapponese chi per lui possa essere un otaku tra i suoi amici, egli rispose citando un suo amico collezionista di calcolatrici. Per l’appunto, in Giappone, il termine Otaku viene associato a chiunque sia collegato al collezionismo, all’acquistare molti gadget o ad essere una persona un po’ asociale che sono per l’appunto tutte caratteristiche dell’otaku”.
Durante il tuo incontro hai parlato della celebre “Bolla speculativa giapponese” che colpì il paese tra il 1989 e il 1991. Quanto gli otaku hanno contribuito all’uscita da questa crisi?
“Hanno dato un contribuito fondamentale. Essenzialmente erano quelli che compravano perché in Giappone si era creata questa situazione dove le persone tendevano molto al risparmio andando così a rallentare pesantemente l’economia. Le conseguenze di questa crisi furono molto pesanti soprattutto per le aziende. Infatti, molte di esse in quel periodo furono costrette a chiudere”.
Al punto importante è stato quella della diffusione in Italia degli anime. Si è iniziato con una prima importazione negli anni ’80 per poi subire un blocco. Al giorno d’oggi, quanto hanno aiutato piattaforme online come VVVVID, Crunchyroll e Netflix alla diffusione del mezzo anime nel nostro paese?
“Iniziamo col dire che l’Italia è sesta come numero di spettatori di anime dietro solo a Giappone, Francia, Cina, Indonesia e Corea del Sud ovviamente parliamo in termini di proporzione al numero di abitanti. Prima di queste piattaforme, va dato merito soprattutto ai fan sub (ovvero la traduzione non autorizzata dei dialoghi dal giapponese all’italiano attraverso i sottotitoli, il tutto fatto dai fan) in un periodo in cui non arrivavano anime in televisione e non c’era più quell’idea di mettere in onda un qualcosa come “L’anime night di MTV”. Quindi il “boom” degli anime è avvenuto grazie alla facile fruibilità del prodotto cosa che ha poi portato queste piattaforme online ad affermarsi in Italia”.
Per concludere, cos’è l’otaku al giorno d’oggi?
“Il termine otaku è sempre stato combattuto dal punto di vista del significato della parola perché ognuno sembra avere un punto di vista differente. Ad esempio, Okada (che si definiva “Re degli Otaku”) afferma che gli otaku sono morti e quelli che ci sono adesso vanno solo dietro le gonne delle ragazzine quindi un qualcosa di assurdo. Altra voce è quella che definisce l’otaku come l’accanito collezionista che è appassionato di ciò che vede, per altri ancora è colui che pensa maggiormente al collezionismo rispetto alle opere che vede ed infine l’otaku può essere il fan che conosce i dettagli. In definitiva, l’otaku può essere una di queste tre ultime cose (a seconda di quale sia la propria corrente di pensiero) oppure tutte e tre le cose insieme ma la cosa fondamentale è certamente il collezionismo”.