(Adnkronos) – La maggior parte degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas dal 7 ottobre scorso potrebbe essere morta. Lo dicono al Wall Street Journal fonti americane, secondo cui “funzionari israeliani ed americani ritengono che il numero dei morti potrebbe essere più alto” rispetto ai 34 ostaggi confermati dalle Forze di difesa israeliane.
Secondo le fonti americane, tra i 129 che sarebbero ancora nelle mani di Hamas alcuni sarebbero rimasti uccisi durante i raid israeliani a Gaza, altri per malattia, comprese le ferite riportate durante il loro rapimento il 7 ottobre scorso. L’uccisione dei figli e dei nipoti del leader di Hamas Ismail Haniyeh da parte dell’esercito israeliano dimostra la “disperazione” del primo ministro israeliano Netanyahu e il suo intento di “minare” i colloqui in corso per il cessate il fuoco, ha detto dal canto suo ad al Jazeera Basem Naim, membro dell’ufficio politico di Hamas, aggiungendo che “Netanyahu non è riuscito nelle ultime settimane a rovinare i negoziati ed è sotto pressione da parte degli americani, della comunità internazionale e della società interna israeliana”.
“Netanyahu sta ora usando tutti gli strumenti sporchi – ha affermato Naim – uccidendo i nostri figli, le nostre mogli e assassinando leader o persone a Damasco… Insiste nel minare ogni possibilità di raggiungere un accordo di cessate il fuoco”. Nel frattempo Israele si sta preparando ad affrontare conflitti in altre zone rispetto alla Striscia di Gaza, ha annunciato Netanyahu incontrando i militari di stanza nella base di Tel Nof a sud di Tel Aviv. ”Viviamo momenti difficili. Siamo nel mezzo della guerra a Gaza, che sta continuando con forza mentre non risparmiamo sforzi per riportare a casa i nostri ostaggi”, ha detto mentre aumentano i rischi di un possibile attacco iraniano.
“Siamo anche preparati per sfide in altri settori. Abbiamo una regola semplice: ovunque ci faranno male, faremo male a loro. Siamo pronti a soddisfare tutti i bisogni di sicurezza dello Stato di Israele, sia di difesa, sia di offesa”, ha aggiunto Netanyahu. Intanto il generale Michael Kurilla, capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, è arrivato in Israele, per consultazioni con il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ed i vertici militari israeliani sulla minaccia di un attacco dell’Iran in rappresaglia del raid del primo aprile scorso contro il consolato iraniano a Damasco.
“Il governo Netanyahu deve rispettare il diritto internazionale e questo significa che è importante il cessate il fuoco e che è molto importante permettere l’accesso umanitario”, ha detto al termine del suo incontro a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ribadendo il sostegno dell’Ue “al diritto internazionale ed al rispetto del diritto umanitario internazionale”. “E’ per questo che forniamo soprattutto supporto umanitario per il popolo di Gaza – ha sottolineato – e insistiamo con gli Stati Uniti e altri Paesi nel mondo per il cessare il fuoco”.
La Mezzaluna Rossa Palestinese ha fatto sapere che il dipendente ferito dalle forze israeliane due settimane fa durante l’assalto all’ospedale al-Amal di Khan Younis è morto. Mohammed Abdul Latif Abu Saeed è deceduto per le ferite riportate, ha riferito l’organizzazione umanitaria. La sua morte porta a 27 il numero totale dei membri del personale della organizzazione di soccorso uccisi dalle forze israeliane durante la guerra di Gaza, di cui 17 mentre erano sul lavoro.
E’ salito ad almeno 33.545 il numero dei palestinesi che sono uccisi e a 76.094 quello dei feriti da quando è iniziata l’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza lo scorso 7 ottobre. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza City. Nelle ultime 24 sono 63 le persone uccise e 45 quelle rimaste ferite nell’enclave.
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