(Adnkronos) – La liberazione di tutti i civili tenuti da Hamas a Gaza durante un primo cessate il fuoco di sei settimane. La scarcerazione di tre detenuti palestinesi – e non di 100-250 come riportato da diversi media nei giorni scorsi – per ogni ostaggio israeliano che sarà rilasciato. Infine, un riposizionamento temporaneo delle truppe israeliane lontano dalle aree più popolate di Gaza e un significativo aumento del flusso di aiuti umanitari nell’enclave.
Questi, secondo il Washington Post, i punti fondamentali della bozza di accordo proposta dai Paesi mediatori ovvero Stati Uniti, Egitto e Qatar, accettati in linea di principio da Israele e che Hamas sta ancora valutando, secondo funzionari a conoscenza dei negoziati. Nel documento di due o tre pagine si parla quindi di pause successive alla prima tregua di sei settimane, durante le quali verrebbero rilasciati i militari israeliani e i corpi degli ostaggi morti in prigionia, nella speranza dei negoziatori che ulteriori proroghe possano portare a una cessazione permanente dei combattimenti che vanno avanti ormai da quattro mesi. Secondo Israele, a Gaza si contano ancora 109 ostaggi, tra cui anziani, bambini e alcuni americani, insieme ai corpi di 27 persone.
Ostaggi Hamas, la bozza dell’accordo
La cornice dell’intesa, che l’Egitto ha trasmesso ai leader di Hamas che si ritiene si trovino ancora nella Striscia, è stata finalizzata domenica a Parigi alla presenza del capo del Mossad, David Barnea, di quello dello Shin Bet, Ronen Bar, del direttore della Cia, William Burns, del capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel e del primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani.
Quest’ultimo, al termine dei negoziati nella capitale francese, è volato a Washington per incontrare il segretario di Stato, Antony Blinken, ed il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan. Secondo una dichiarazione della Casa Bianca rilasciata al termine dei colloqui, Sullivan “ha auspicato che Hamas faccia tutti gli sforzi possibili per garantire il rilascio degli ostaggi senza indugio”.
Secondo funzionari che hanno discusso dei negoziati sugli ostaggi a condizione di anonimato, le trattative sono ancora in una fase iniziale e qualsiasi accordo effettivo richiederà tempo per arrivare al traguardo, ritenendo che gli ostacoli principali sorgeranno una volta che si inizierà a parlare di dettagli e impegni specifici.
E “per andare avanti – ha ammesso una fonte – sono necessari molti dettagli”. Tra le tante questioni che potrebbero far deragliare la nuova proposta c’è il fatto che non sia chiaro quanti soldati israeliani siano in ostaggio a Gaza. Nella fase attuale non si prevede che le truppe israeliane – né donne né uomini – siano nel primo gruppo di ostaggi che Hamas rilascerebbe.
Tre prigionieri palestinesi per ogni civile rilasciato
Inoltre non è chiaro chi selezionerebbe i prigionieri palestinesi che saranno liberati da Israele né con quali criteri verrebbero scelti. Durante l’ultima pausa dei combattimenti, Hamas ha accusato Israele di aver violato l’accordo sul rilascio dei prigionieri più anziani, liberando invece diversi giovani che erano stati arrestati durante i recenti tumulti in Cisgiordania. Israele, dal canto suo, ha accusato Hamas di aver violato l’accordo lanciando razzi contro il suo territorio.
Entrambe le parti, intanto, hanno già definito quelle che ritengono essere le loro linee rosse. “Non richiameremo le Idf dalla Striscia di Gaza e non rilasceremo migliaia di terroristi”, ha chiarito il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, mentre diversi esponenti dell’estrema destra della coalizione di governo hanno minacciato di far cadere l’esecutivo nel caso di un’intesa che non li soddisfi. Hamas è stato altrettanto inflessibile.
“Qualsiasi accordo per noi deve includere diversi punti: il primo è la garanzia di una cessazione completa dell’aggressione della Striscia di Gaza”, ha affermato Taher al-Nunu, un esponente dell’ufficio politico, che ha chiesto “il ritiro delle forze di occupazione da tutte le parti della Striscia di Gaza, senza alcuna zona cuscinetto”, e maggiori aiuti umanitari, indicando in tutto ciò il presupposto per negoziati seri sulla liberazione degli ostaggi.
Raid aerei
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno eseguito raid aerei nella notte contro posizioni dell’esercito siriano nell’area di Daraa, nel sud della Siria, in risposta a un lancio di razzi contro le Alture del Golan. Lo ha riferito il Times of Israel, precisando che i tre razzi partiti dalla Siria sono caduti su zone disabitate senza provocare danni a cose o persone. Stamane, intanto, diversi proiettili sono stati sparati dal Libano contro le località israeliane di Menara e Kfar Yuval, anche in questo caso senza provocare danni. Le Idf, in risposta, hanno sparato colpi d’artiglieria sul Libano meridionale per impedire eventuali nuovi attacchi di Hezbollah.
Le Idf hanno intanto annunciato la morte di tre militari, uccisi ieri durante gli scontri a Gaza. Uno di loro è rimasto ucciso nel nord della Striscia, due nel sud, nel corso di uno scontro che ha anche provocato il grave ferimento di altri due soldati. Il bilancio dei morti tra i militari israeliani impegnati nell’offensiva di terra a Gaza sale a 223, riporta l’Idf. A riferirne è il Times of Israel.
Le vittime
Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, le forze israeliane hanno ucciso 26.900 palestinesi a Gaza e ne hanno feriti 65.949, secondo gli ultimi dati del Ministero della Sanità dell’enclave. 150 i palestinesi che sono stati uccisi e 313 quelli feriti nelle ultime 24 ore. Oggi in Cisgiordania sono stati arrestati 15 palestinesi.
Ne dà notizia l’agenzia di stampa palestinese Wafa, precisando che le forze israeliane hanno fermato tre persone a Qalqilya, altre tre a Nablus e altre quattro a Betlemme. Un uomo è stato arrestato anche nel campo di Qalandia, a nord di Gerusalemme est, e altri tre in altre zone di Gerusalemme. I soldati israeliani hanno arrestato infine una persona nel villaggio di Kharbatha Bani Harith, a ovest di Ramallah.
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