Orientalismo arte e non solo. La suggestione per il vicino Oriente, con le sue atmosfere e i suoi costumi, ha attraversato diverse correnti artistiche per due secoli. Non tutti i pittori o gli scultori videro da vicino i posti che ritrassero nelle loro opere, alcuni di essi li immaginarono semplicemente. Per alcuni artisti e studiosi dell’antichità, l’orientalismo fu una fuga dalla vita infestata dalla rivoluzione industriale, per uno studioso fu solo uno strumento dell’Europa per affermare la sua superiorità e giustificare il colonialismo.
Che cosa si intende per orientalismo?
L’orientalismo nasce, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, come indirizzo artistico che riproduce le atmosfere tipiche dei Paesi orientali nelle opere di pittori, scultori e anche architetti e scrittori europei. I Paesi dai quali si trae ispirazione sono quelli del Medio Oriente, dell’Asia meridionale e dell’Asia orientale. La spedizione di Napoleone in Egitto del 1798 da un alto e il colonialismo europeo dall’altro accesero l’interesse per Paesi dalle atmosfere esotiche. Nel Novecento l’orientalismo diventò, invece, il centro di un ampio dibattito sui rapporti tra Europa e Oriente a partire dalla pubblicazione del saggio “Orientalismo” di Edward Said. Nel 1978, infatti, il docente e scrittore americano di origine palestinese affermò che l’orientalismo più che una rappresentazione dell’Oriente era uno strumento per dimostrare la superiorità dell’Europa. Ogni studio condotto sull’Oriente aveva, in realtà, semplicemente evidenziato la disparità tra Europa e Oriente. La prima intesa come sinonimo di progresso, civiltà, sviluppo, il secondo come immagine di arretratezza, povertà, ignoranza. Una considerazione che in qualche modo aveva legittimato il colonialismo europeo.
Orientalismo arte: che cosa si intende per orientalismo in pittura e scultura?
La corrente pittorica dell’Orientalismo nacque in Francia alla fine del Settecento e si diffuse ben presto anche in Inghilterra. Non divenne mai una corrente vera e propria ma piuttosto un filone all’interno di altre correnti, dal romanticismo al post-impressionismo. I pittori, gli scultori e gli architetti appassionati di orientalismo realizzavano le loro opere riprendendo particolari esotici, affascinanti e sensuali che assumevano dai racconti. Molti di loro, infatti, non viaggiarono mai in quei luoghi. Eugène Delacroix, Jean Auguste Dominique Ingres, Jean-Léon Gérôme, Frederick Arthur Bridgman, Charles Landelle furono alcuni dei maggiori esponenti dell’orientalismo pittorico francese e inglese.
Quale pittore neoclassico segue il gusto dell’orientalismo nei suoi dipinti?
L’orientalismo, dicevamo, non fu una vera corrente ma una suggestione che appassionò gli artisti di diverse correnti. In epoca neoclassica, l’entusiasmo per le recenti scoperte archeologiche appassionò diversi artisti che addirittura si unirono alle spedizioni archeologiche in Africa ingaggiati per documentare il lavoro di scavo e ritrovamento. Tra questi Giuseppe Angelelli rappresentò nei suoi acquerelli i siti archeologici in Egitto nei quali stava lavorando l’egittologo Ippolito Rosellini. Le sue opere non ebbero molto il carattere del documentario ma risentirono piuttosto di quel senso pittoresco che ispirava la cultura orientale. Giovanni Battista Borra, architetto e disegnatore, viaggiò invece al seguito dell’archeologo Robert Wood nell’Asia minore occidentale. Il frutto di quei viaggi furono i disegni raccolti in due volumi “The Ruins of Palmyra” e di “The Ruins of Balbec”. Le due pubblicazioni riscossero un enorme successo a livello internazionale. L’archeologia stava diventando una passione sempre più condivisa.
In copertina foto di Arooma Gul da Pixabay