Azzurra Eschini autrice della raccolta di poesie “Oradaria” edita da Women Plot, nella vita è un avvocato, mediatore civile e familiare, iscritta all’Ordine degli avvocati di Pistoia.
Amante degli animali, dell’ambiente e del mare, le passioni in cui esprime la parte più autentica di se stessa, oltre alla scrittura, sono: la musica , specialmente hard rock, la cultura gothic, fantasy e l’universo del cosplay.
In questa intervista Azzurra ci racconta il potere delle parole, della scrittura e come tutto questo l’ha cambiata tracciando il percorso verso la conoscenza di se stessa.
Azzurra i tuoi valori sono molto forti e ben strutturati, come li rappresenti nel tuo lavoro di avvocato ogni giorno ?
Occupandomi prevalentemente di crisi familiare e matrimoniale, ho a che fare con il cuore pulsante e sanguinante del diritto, con uno dei pochissimi ambiti ad alto tasso di umanità. In cui la componente esperienziale diretta, o di compassione nel senso etimologico greco del termine, riveste un ruolo pari a quello della preparazione tecnico giuridica.
La violenza intrafamiliare è veramente un fenomeno allarmante, se riflettiamo sul fatto che i casi di cronaca costituiscono solo la punta dell’iceberg. Nella stragrande maggioranza dei casi il maltrattamento assume le forme più sfumate ma non meno pericolose della violenza psicologica (gaslighting, costante denigrazione, aridità emotiva, manipolazione, sub cultura patriarcale,ecc). Il radicamento principale di questi fenomeni e dei problemi che creano sta spesso nella dipendenza affettiva, tema a me molto caro.
Chi viene da me si ritrova davanti una persona che ce l’ha fatta, che è sopravvissuta alla dipendenza affettiva; guarita no, perché non si guarisce. Non c’è rassegnazione in quest’ultima considerazione: non si guarisce e non si supera mai completamente, perché fa parte di noi, cresce con noi; è un mostro con cui possiamo (soprattutto noi donne, ma non è certo un fenomeno esclusivamente femminile) e dobbiamo imparare a convivere, semplicemente non alimentandolo. Voglio provare a essere una voce fuori dal coro sostenendo con forza che spesso siamo noi, o comunque la nostra storia personale, a creare le condizioni per essere vittime di discriminazione, violenza in senso lato, maltrattamenti. Ma questo è scomodo perché presuppone un senso di responsabilità verso se stessi, che non tutti sono in grado di sostenere.
E questo cerco di trasmettere anche ai miei assistiti, ripeto non solo donne, abbiamo in noi la malattia e la cura al tempo stesso. Io mi sono salvata da sola (è prima di tutto da soli che ci si salva) anche grazie alla scrittura, alla poesia. Quel tu che non c’era mai, che mi schiacciava completamente, io l’ho esteriorizzato, trasformato con la poesia, in un modo tale che non potesse più farmi tutto quel male.
Forse sta in questo aspetto l’anello di congiunzione tra la mia poesia e il mio lavoro.
“Oradaria” è la tua Antologia Poetica edita da Women Plot; ce ne parli ?
Si tratta di una raccolta di brevi liriche scritte dal 2012 fino a questa estate.
Nell’antologia precedente “Ero” (edizioni Orizzonti 2013),la poesia fungeva ancora da antidoto all’incomunicabilità con l’altro. In “Oradaria” invece si è persa qualunque fiducia, anche nella possibilità di costituire un ponte. Una poesia che diventa fine a sé stessa, assurgendo al ruolo, che ha appunto per i detenuti l’ora d’aria: unico breve spazio di libertà. Orgogliosa ove riconoscersi, ritrovare la propria essenza e il proprio posto in mezzo all’assedio di una società con cui sento di non avere più nulla a che spartire. Il messaggio di fondo è cupo e cinico, ma scevro da tristezza. Pervaso da un malinconico ma lucido, senso della perdita e della distanza dalle persone, dalle cose. “Oradaria” è il manifesto di un solipsismo consapevole, ma anche un inno alla fragilità che non cerca consolazione.
Come hai conosciuto Women Plot?
Attraverso un post pubblicato da Casa della Donna di Pisa a maggio di quest’anno, mi sono precipitata a leggere subito gli articoli che riguardavano il progetto Women Plot, mi sono entusiasmata per la philosophy proposta da Erica e l’ho sposata in pieno. Mi sono affrettata a completare l’antologia che era in fase di ultimazione; ho proposto due manoscritti, entrambi valutati positivamente; dopo pochi giorni ho avuto occasione di conoscere Erica attraverso una videocall e a fine settembre avevo Oradaria tra le mani.
Come è nata la tua passione per la poesia e per la scrittura in generale?
A dire il vero non ho memoria di me bambina scissa dalla scrittura. Posso però senza ombra di dubbio affermare di essere stata fortunata. La scuola anziché limitarmi come spesso fa in Italia, con chi abbia un briciolo di talento e personalità, mi ha favorito e aiutato a comprendere le mie capacità.
Probabilmente non tanto la scuola in sé, quanto un’insegnante. La mia professoressa di italiano delle scuole medie inferiori, ha subito compreso che: le mie “sgrammaticature”, i miei periodi lunghi, pieni di subordinate nella prosa, la fantasia, l’uso spericolato della punteggiatura, non erano da controllare e correggere come “irregolarità”, ma da premiare come indice di personalità e padronanza della lingua italiana, nonostante la giovanissima età.
Per molti anni ho scritto solo brevi prose, brevi racconti o lunghe lettere, di contenuto intimo e personale, ma non escludendo veramente che qualcuno potesse un giorno leggerle. Alla ricerca incessante di una musicalità e di un ritmo della scrittura; dall’unione tra prosa e musicalità è nata la mia poesia, una scoperta successiva (metà anni ’90).
La mia ispirazione è figlia dello straordinario, di sentimenti estremi (disperazione, angoscia profondissima, passione sfrenata, folli entusiasmi) e soprattutto non edificanti; anche per questo non ho mai seriamente considerato l’ipotesi di farne un mestiere. Non sarei mai in grado di scrivere a tema, o di consegnare un testo che non sia tecnico, entro un termine definito. Questo vale soprattutto per la poesia.
Negli anni ho scoperto anche la valenza latamente terapeutica della scrittura. Non di rado mi ha aiutato ad esorcizzare la dipendenza affettiva e sopravvivere alla perdita, o piuttosto alla incomunicabilità con l’altro, come spiegavo prima.
Cosa stai progettando per il futuro, hai nuovi libri in corso d’opera ?
Nel breve periodo, mi auguro soprattutto di poter proseguire con un evento/performance che mi ha molto impegnata e appassionata negli ultimi mesi. Sarà in collaborazione con un collettivo di amici poeti e fotografi e con l’associazione culturale Astèria di Pistoia. Una reinterpretazione in chiave contemporanea delle tre Cantiche della Divina Commedia attraverso musica, poesia e fotografia.
Nel medio periodo uscirà un mio romanzo dark fantasy dal titolo “I Corvi di Tassh Raj“. Qui ho potuto finalmente cimentarmi con l’operazione di world building tipica del fantasy, con la costruzione di un personaggio Antinea, cui sono molto legata da decine di anni. Anche se il romanzo resta profondamente corale, derivando da tre diverse campagne di gioco di ruolo veramente giocate col mio gruppo di amici.
Sul lungo periodo, sono determinata a metter mano alla redazione del secondo e poi del terzo atto della Trilogia di Tassh Raj, dove resterà il mondo di base,cambiando l’epoca e i protagonisti. Spero di farcela, di non perdere lo spirito che mi ha animato per il primo romanzo.