L’Italia esporta verso i Paesi del Mediterraneo più di quanto fa con Stati Uniti e Cina. Circa l’11% del nostro export di beni e servizi per circa 44 miliardi di euro è diretto verso l’area del Mediterraneo. Un dato non indifferente che deve stimolare l’economia italiana a fare di più e a raccogliere le sfide dei suoi competitor, nella nuova ottica della globalizzazione.
Puntuale e come sempre esaustivo il Rapporto SRM presentato dal suo direttore generale Massimo De Andreis. Un lavoro che è poi stato arricchito da un’interessante tavola rotonda moderata dal Direttore del quotidiano Il Mattino Alessandro Barbano. Hanno partecipato alla discussione tra gli altri l’On.Vincenzo Amendola della commissione Esteri della Camera, Maurizio Massarri, nostro ambasciatore in Egitto, Roberto Vercelli, amministratore delegato AlexBank, Ferdinando Nelli Feroci già commissario europeo e presidente dell’Istituto Affari Internazionali.
Sono circa 1800 le imprese italiane attive tra Egitto, Tunisia e Marocco includendo in tale numero non solo quelle che operano in questi territori ma anche le aziende di proprietà italiana lì presenti. L’area Mena (Medio-oriente-Nord Africa)è stata importante per l’export italiano negli ultimi 10 anni dal punto di vista commerciale, mentre dal punto di vista energetico continuiamo a dipendere (anche se solo per un 22%) dall’area Med. Buone opportunità si affacciano sul fronte dell’energia rinnovabile, visto anche le condizioni climatiche favorevoli dei Paesi che affacciano sul Mar Mediterraneo. Lo scenario politico instabile degli ultimi anni (si pensi a Libia e ad Egitto)non ha frenato del tutto le prospettive di crescita dei Paesi Med, dove potremmo trasferire know-how, competenze ma anche e soprattutto la qualità dei nostri prodotti. Bisogna però necessariamente migliorare la dotazione delle infrastrutture, i collegamenti tra le varie reti portuali e adeguare i nostri standard di informatizzazione ai cambiamenti in atto. Non a caso l’On. Amendola ha sottolineato, nel suo intervento, la necessità di cambiare prospettiva, “in un mondo che si muove con attori regionali”. Altra chiave importante di lettura del futuro sviluppo sta nei Fondi Sovrani,veicoli di investimento pubblico posseduti e controllati dai governi nazionali. Finora l’Italia ha dimostrato scarsa capacità di attrarre gli investimenti dei Fondi Sovrani in Europa.
In un tale scenario così mutevole e instabile quale quello attuale, non si può prescindere da “un’azione politica che metta a sistema risorse e potenzialità”. È questa la priorità secondo l’ambasciatore Massarri, in collegamento via skype, il quale ha invece messo in luce l’assenza, attualmente, di un piano nazionale che contempli lo sviluppo di una politica attiva in cui si privilegi, mediante accurati investimenti, un’area così vicina e così preziosa per la nostra economia come quella mediterranea.