Quante volte ci siamo ripetuti di voler andare su un’isola deserta e ricominciare tutto daccapo? Come spesso accade è la fantasia che ci permette di realizzare i sogni più incredibili, più astrusi, più immaginifici, ma, in questo caso, è il teatro a venirci incontro con lo spettacolo Opatapata di e con Roberto Azzurro, in scena, da giovedì 9 marzo 2017 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 12), al Teatro Elicantropo di Napoli.
Presentato da Ortensia T e impreziosito dalla scena a cura di Tata Barbalato, La tempesta di Shakespeare, nella rivisitazione di Azzurro, diventa Opatapata, parola tutta partenopea che indica il temporale improvviso e devastante, metafora degli sconvolgimenti cui spesso le vite umane sono sottoposte e tutto il linguaggio della messa in scena è un continuo ricercare parole e intrecciare i diversi linguaggi.
Le parole, infatti, sono le effettive protagoniste dello spettacolo. Il napoletano è la lingua d’eccellenza, musicale e universale, come universali sono le parole del Bardo, ironicamente chiamato Guglielmuccio o Billy o Giacomino, con evidente richiamo a Leopardi, che con la città di Napoli ebbe grande frequentazione.
“Non ho mai amato particolarmente – scrive Azzurro in una nota – La tempesta di Shakespeare. Non riuscivo, devo dire, a capirla fino in fondo, a coglierne non soltanto il senso semplice ma profondo, ma anche il primo livello di comunicazione, finché non ne ho visto un’edizione appunto semplice e profonda, che mi ha chiarito quello che dovevo forse già da me immaginare, e cioè che era l’ennesima strabiliante declinazione del tema forse centrale dell’opera del Bardo e della vita dell’uomo: il potere”.
Il potere, elemento fondamentale de La tempesta, e la ricerca dello stesso da parte di diversi personaggi in antitesi tra loro, tutti interpretati da Roberto Azzurro, declinano il tema in diverse accezioni. La plurima interpretazione di Prospero incarna la bramosia del potere, dell’ingenua Miranda, sua figlia, alla ricerca di sé, del suo domani e di Ferdinando, che di lei s’innamora.
In un viaggio profondo e apocalittico, ricompariranno, come generati e germogliati dalla fantasia del mago Prospero, tutti i personaggi della sua esistenza, come in un tourbillon psicanalitico e psichedelico, tutti pronti a impersonare la propria parte e quella degli altri personaggi di questa storia.
Roberto Azzurro attraversa i corpi e le voci del mago Prospero e di tutti gli altri personaggi che popolano quest’isola deserta, proprio come oggi la nostra realtà, fatta di figure e anime, di sguardi e parole. Un gioco metateatrale suggestivo e divertente, dissacrante e fantasmagorico, tra persone e personaggi, tra abisso e cielo, tra sogno e realtà, tra il demonio della propria natura e la santità delle proprie aspirazioni.