I presidenti di Francia e Cina, Emmanuel Macron e Xi Jinping, hanno effettivamente chiesto la convocazione di un G20 straordinario. Lo si apprende dall’Eliseo. Il vertice straordinario dovrebbe essere dedicato, secondo quanto si apprende dalla presidenza francese, agli aspetti sanitari ed economici della crisi del Coronavirus.
«I due presidenti – ha fatto sapere l’Eliseo – si sono accordati sul fatto che la tenuta di questo vertice sia utile soprattutto sul piano sanitario, associando l’Oms per lavorare insieme sui trattamenti e il vaccino, e sul piano economico (stabilizzazione dell’economia mondiale con misure coordinate sul piano finanziario e monetario e sostegno agli stati più vulnerabili)».
L’appello di Antonio Guterres contro le guerre
Anche la voce del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si leva in un appello senza precedenti: «La furia del coronavirus mostra la follia della guerra. Ecco perché oggi chiedo un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo». La progressione coinvolge praticamente tutti i Paesi del pianeta e continua ad accelerare anche se i guariti sono oltre 100.000. E Guterres ammonisce: «È tempo di bloccare i conflitti armati e concentrarsi sulla vera lotta delle nostre vite. Alle parti in guerra dico: ritiratevi dalle ostilità».
Senza preavviso, il mondo si è scoperto vulnerabile al nemico invisibile e geneticamente nuovo ma capace di colpire con gli echi sinistri delle antiche epidemie. Un disastro che sembra non interessare miliziani, fazioni e brandelli di Stati in guerra tra loro, dall’Africa al Medio Oriente, dove sistemi sanitari già deboli sono piombati da decenni nel caos e i tamponi per stanare il coronavirus sono un lusso per ricchi.
L’Oms invierà nel nord-ovest della Siria oltre 2.000 test per il Covid-19 nell’ambito degli sforzi dell’Onu di monitorare la situazione in una delle regioni più vulnerabili del Medio Oriente: i civili in emergenza umanitaria sono 4 milioni. In Libia i miliziani di Haftar e le truppe di al-Sarraj si lanciano accuse reciproche di violazioni di una finta tregua incuranti di tutto. I 40 casi in Afghanistan riportati dalla Johns Hopkins University sono assai poco verosimili, mentre il bilancio dell’intera Africa parla di poco più di 1.600 contagi e una cinquantina di morti. L’unico caso censito in Uganda o i 2 del Sudan e gli altri 2 del Niger rischiano di essere la rappresentazione beffarda di una tragedia di cui è impossibile conoscere i numeri reali.